L'arca olearia
Utilizzare i residui di potatura dell'olivo per la concimazione
In soli due anni si può incrementare la sostanza organica del suolo, nello strato fertile, fino di 0,36. Non è solo questione di quantità di biomassa ma anche di gestione dei residui di potatura dell'olivo attraverso la trinciatura
17 febbraio 2016 | R. T.
Sempre più spesso i residui della potatura dell'olivo vengono mantenuti sul terreno per beneficiare del loro potere ammendante e fertilizzante. Una pratica colturale sostenibile e fortemente consigliata, soprattutto in regime biologico, dove la concimazione è fortemente limitata a causa dei pochi prodotti disponibili, speso dall'alto costo.
La diffusione di trinciatutto, con capacità di taglio decisamente superiori a quelle disponibili fino a qualche anno fa, ha favorito tale pratica.
La gestione dei residui di potatura non può tuttavia essere puramente casuale ma deve essere dettata dalle aspettative di incremento della fertilità potenziale del terreno.
Una ricerca spagnola, per due annate consecutive, ha così misurato gli effetti prodotti dall'utilizzo di residui di potatura sul suolo di un oliveto.
Quattro le tesi a confronto, non solo in relazione alla quantità di residuo per metro quadrato lasciato sul campo, ma anche in ragione dello sminuzzamento dello stesso. I sarmenti sono stati divisi in due grandi classi: quelli con diametro inferiore agli 8 centimetri (fini) e quelli con diametro superiore agli stessi 8 centimetri (grossolani)
La prima tesi ha previsto di lasciare sul terreno 2,65 kg a metro quadro di sarmenti fini. La seconda tesi prevedeva di lasciare sul campo 2,65 kg a metro quadro di sarmenti fini e 1,15 kg a metro quadro di residui grossolani. La terza tesi prevedeva l'utilizzo di 5,30 kg a metro quadro di sarmenti fini. L'ultima tesi di 5,3 kg a metro quadro di residui fini e 2,24 kg a metro quadro di residui grossolani.
In tutti i casi sopra indicati la massima degradazione del residuo, misurata come perdita di massa, è stata registrata nei primi sei mesi, con percentuali variabili dal 37 al 50%.
Tutte le tesi sono state in gradi di aumentare i livelli di sostanza organica del suolo.
Diverso l'effetto delle varie tesi, però, in ragione della profondità del suolo e quindi dei benefici per la fertilità potenziale del terreno in considerazione dell'area di esplorazione delle radici dell'olivo.
Nei primissimi centimetri (0-5 cm) l'incremento è soprattutto funzione della quantità di biomassa apportata, con incrementi della sostanza organica di 0,86, 1,04, 1,28 e 1,52 per le tesi da uno a quattro.
L'effetto della grandezza del residuo, invece, si manifesta andando a esaminare l'aumento della sostanza organica per un maggior volume di terreno, quello con profondità 0-20 cm. Per le tesi da uno a quattro, gli incrementi sono stati rispettivamente di 0,43, 0,46, 0,84 e 0,47.
Gli incrementi sono misurati in relazione a una tesi controllo con copertura di erbe spontanee.
E' evidente quindi, già da questa esamina, che l'apporto dei residui grossolani è modesto.
Considerando tutto il terreno campionato, il maggiore aumento di sostanza organica in relazione al contenuto iniziale del suolo è stato ottenuto mediante il trattamento III (5,3 kg a metro quadro di sarmenti fini) con 0,63%, rispetto ad un aumento di 0,33, 0,29, 0,36.
Da considerare che anche il semplice inerbimento spontaneo, alla fine della prova, aveva portato a un incremento della sostanza organica di 0,10.
Bibliografia
M.A. Repullo, R. Carbonell, J. Hidalgo, A. Rodríguez-Lizana, R. Ordóñez, Using olive pruning residues to cover soil and improve fertility, Soil and Tillage Research, Volume 124, August 2012, Pages 36-46, ISSN 0167-1987
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