L'arca olearia

Far olivicoltura conviene solo in Turchia o nord Africa

Enormi differenze non solo in ragione dei modelli colturali e produttivi ma anche delle specificità regionali. Nello studio del Consiglio oleicolo internazionale sui costi di produzione dell'olivicoltura mondiale l'evidenza delle criticità del sistema oleario. Il basso prezzo in alcune realtà è impossibile

01 dicembre 2015 | T N

E' sufficiente esportare un modello produttivo e colturale per ottenere l'uniformazione dei costi produttivi e dei prezzo all'origine per l'olio extra vergine d'oliva?
La risposta a questa domanda viene dallo studio del Consiglio oleicolo internazionale sui costi di produzione dell'olivicoltura mondiale e i risultati dimostrano chiaramente come, a parità di modello produttivo, le differenze tra paese e paese possano essere sostanziali.

Nel caso del modello imperante in questo momento, il superintensivo, si va dai 1,43 euro/kg di olio in Argentina fino a 3,39 euro/kg in Israele. Il confronto è tuttavia impietoso anche per quanto riguarda i paesi maggiori produttori. In Spagna il costo di produzione è 2,19 euro/kg, contro il 1,60 euro/kg della Tunisia. In Europa è il Portogallo a far concorrenza alla Spagna con un costo di produzione di 1,68 euro/kg. Per l'Italia non ci sono dati di confronto ma, per essere competitiva, l'Italia dovrebbe comunque produrre a meno di 2,09 euro/kg che è la media del costo di produzione mondiale.
Il superintensivo, in tutti i paesi aderenti al Coi, oggi occupa 421 mila ettari, pari al 4,2% della superificie olivetata complessiva.

L'olivicoltura tradizionale, ovvero quella con meno di 180 piante ad ettaro, rappresenta ancora il vero bacino produttivo mondiale, con il 73,9% della superficie complessiva e 7,3 milioni di ettari. L'olivicoltura di montagna, ovvero su pendii superiori al 20%, rappresenta ben il 34% del totale. Aumenta, anche in queste condizioni, l'utilizzo dell'irrigazione.

In questo caso i costi di produzione sono estremamente vari ed eterogenei. Si va da 1,26 euro/kg dell'olivicoltura turca tradizionale, irrigata e su pendii moderati, con cui può competere solo il Marocco (1,85 euro/kg), fino agli 8,28 euro/kg per olio prodotto in Iran nelle stesse condizioni. Il costo medio di produzione è di 3,44 euro/kg, inferiore ai 3,7 euro/kg italiani. In assenza di irrigazione su pendii moderati o in pianura, il costo di produzione medio è di 2,86 euro/kg che pone l'Italia fuori mercato (4,01 euro/kg), mentre competitivi rimangono Spagna (2,71 euro/kg) e Grecia (2,34 euro/kg). Dal punto di vista puramente economico, però, l'olio extra vergine d'oliva converrebbe comprarlo in Turchia (1,54 euro/kg), Marocco (1,87 euro/kg) e Tunisia (2,22 euro/kg). Sorprende infine il dato del Portogallo a 2,06 euro/kg.
Solo nel caso di oliveti intensivi (da 180 a 800 piante/ettaro), in asciutta, l'Italia rientra in gioco con un costo produttivo di 3,57 euro/kg, contro i 3,50 euro/kg della media mondiale. Stto di noi, nuovamente Spagna (2,64 euro/kg) e Portogallo (2,06 euro/kg). Costi molto più alti in Iran, Libano ma anche in Uruguay.
Italia fuori mercato, invece, se consideriamo i costi di produzione di oliveti intensivi irrigati. I 3,84 euro/kg sono troppo alti rispetto ai 2,91 euro/kg che viene considerata la media dei costi produttivi per questo modello colturale. Per questo tipo di olivicoltura, che rappresenta il 17,9% dell'olivicoltura mondiale, occorre pensare a Turchia e Grecia (2,13 euro/kg), Spagna (2,07 euro/kg), Marocco (1,94 euro/kg), Tunisia e Portogallo (1,75 euro/kg).

In base al rapporto, emerge chiaramente come il costo di produzione italiano sia mediamente alto, eccezion fatta per il modello colturale più diffusamente adottato, ovvero un intensivo in asciutto.

Questa è una delle contraddizioni più palesi che emergono dal rapporto. Leggendo infatti da economista tale documento bisognerebbe consigliare all'Italia tale modello colturale, dimenticandosi dell'irrigazione che invece è pratica agronomica ormai largamente suggerita, in particolare per incrementare le produzione, indirettamente abbassando il costo di produzione.

Altro dato interessante che emerge dal rapporto è che il modello superintensivo non ha costi produttivi decisamente inferiori rispetto a quello intensivo irrigato. In taluni casi, come per esempio il Paese che l'ha inventato, la Spagna, sono persino superiori: 2,19 euro/kg contro 2,07 euro/kg. Costi di produzione solo di qualche decimo inferiore, a favore del superintensivo, in Portogallo e Marocco. Dovendo investire in superintesivo, quindi, si dovrebbe scegliere unicamente la Tunisia.

Molto interessanti, infine, i dati ponderati dei costi di produzione, considerate le specificità e il peso dei singoli sistemi produttivi, per ogni nazione.

Il prezzo medio di produzione dell'olio extra vergine di oliva sarebbe di 2,63 euro/kg, costo che porta l'Italia assolutamente fuori mercato (3,95 euro/kg). Al limite della sopravvivenza anche la Spagna con i suoi 2,75 euro/kg. Meglio il dato greco con 2,43 euro/kg e portoghese con 2,34 euro/kg. E' però evidente che è soprattutto la sponda africana, insieme con la Turchia, ad aver costi produttivi molto inferiori, intorno ai 2 euro/kg. Un vantaggio competitivo e un gap che nessun paese europeo può realmente pensare di colmare.

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