L'arca olearia
Soluzioni tecniche e linee di indirizzo per il rinnovo degli oliveti italiani
La filiera olivicolo-olearia si è riunita a Spoleto. Intensivo o superintensivo? La possibilità di utilizzare il germoplasma italiano per la costituzione di impianti ad altissima densità e la diffusione di tecniche di agricoltura di precisione costituiscono alcuni dei punti cruciali per il rinnovamento dell’olivicoltura italiana
20 novembre 2015 | Giovanni Caruso
L’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio si conferma un importante punto di aggregazione per la filiera olivicola-olearia italiana. Ne è prova la grande partecipazione di pubblico, costituito da ricercatori, addetti ai lavori e appassionati, registrata in occasione del convegno tenutosi il 13 e 14 novembre a Spoleto e intitolato "Il rilancio dell’olivicoltura italiana: aspetti tecnici e linee guida". In occasione del convegno, organizzato in collaborazione con il Comune di Spoleto, sono state presentate le soluzioni tecniche e le linee di indirizzo per il rinnovo degli oliveti italiani in modo da orientare gli investimenti secondo criteri di convenienza economica, di affidabilità e di sostenibilità ambientale. Il convegno, oltre agli approfondimenti su importanti aspetti tecnico-scientifici, ha fornito un’occasione di confronto e dibattito tra le istituzioni nazionali e regionali e i portatori di interesse della filiera olivicolo-olearia. Dopo i saluti delle autorità e del presidente dell’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio (prof. Riccardo Gucci) il convegno è proseguito con un ricco programma di relazioni ed interventi da parte di esperti del settore e del mondo accademico.
Ad aprire la sessione delle relazioni è stato il Dott. Mauro Meloni (Consorzio Extra-vergine) con un intervento sul ruolo dell’Italia nel futuro scenario olivicolo mondiale. Attraverso una chiara esposizione della situazione del mercato olivicolo e dei consumi di olio di oliva nel mondo, il Dott. Meloni ha evidenziato come, nonostante si sia registrato un incremento della superficie olivicola mondiale (circa l’1.5 %), l’olio di oliva rappresenti solo il 2% nel mercato degli oli vegetali. Pertanto, appare evidente come, in talune circostanze, sarebbe opportuno porre maggiore attenzione nei confronti della competizione generata dai produttori di altri oli vegetali rispetto a quella dei, nuovi e tradizionali, produttori di olio di oliva.
A seguire, il prof. Riccardo Gucci (Università di Pisa) ha presentato una relazione intitolata “Le linee guida del rilancio dell’olivicoltura italiana: dalle tipologie di impianto al mantenimento dell’identità”. Dopo un primo inquadramento generale delle tipologie di impianti olivicoli esistenti e delle caratteristiche dell’olivicoltura italiana, sono stati trattati alcune tematiche cruciali quali la valorizzazione del patrimonio genetico italiano, l’intensificazione degli impianti olivicoli e la razionalizzazione della gestione agronomica degli oliveti esistenti. Parte dei temi discussi sono stati ripresi e approfonditi nelle relazioni successive.
Alcuni risultati di prove condotte in Sicilia in merito alle nuove tipologie di impianto ad alta densità e alle moderne tecniche di gestione agronomica sono stati presentati dal prof. Tiziano Caruso (Università di Palermo). La possibilità di utilizzare il germoplasma italiano per la costituzione di impianti ad altissima densità e la diffusione di tecniche di agricoltura di precisione costituiscono alcuni dei punti cruciali per il rinnovamento dell’olivicoltura italiana. A tal proposito, i promettenti risultati ottenuti, sia per quanto riguarda l’individuazione di cultivar italiane idonee per gli impianti superintensivi che per l’applicazione di strumentazioni sempre più precise per la gestione agronomica, fanno sperare in ricadute positive per il settore produttivo nel breve-medio periodo.
Nella relazione seguente, il prof. Franco Famiani (Università di Perugia) ha trattato gli aspetti relativi al contenimento dei costi di gestione dell’oliveto e alla razionalizzazione delle due principali pratiche agronomiche (potatura e raccolta). In particolare, sono state fornite precise indicazioni in merito al turno e all’intensità di potatura al fine di garantire un corretto equilibrio vegeto-produttivo dell’olivo. Per quanto riguarda la raccolta, sono state illustrate alcune tipologie di attrezzi agevolatori e le relazioni esistenti tra il grado di maturazione del frutto, la forma di allevamento dell’albero e l’efficienza di raccolta.
Il contributo del prof. Roberto Polidori (Università di Firenze) ha consentito di inquadrare le due pratiche agronomiche precedentemente trattate (potatura e raccolta) anche dal punto di vista economico inserendole nel contesto di un bilancio aziendale. In particolare, sono state presentate alcune elaborazioni effettuate su diverse tipologie di impianto (intensivo e superintensivo) di aziende olivicole toscane.
Ampio spazio è stato dato anche alle tematiche relative alla qualità degli oli di oliva, alla loro valorizzazione e agli approcci analitici innovativi per la classificazione degli stessi. In particolare, Il prof. Maurizio Servili (Università di Perugia) ha illustrato le innovazioni di processo nella fase di trasformazione in grado di valorizzare la tipicità degli oli italiani e, al tempo stesso, i sottoprodotti derivanti dalla lavorazione delle olive. Il prof. Lanfranco Conte (Università di Udine), invece, ha affrontato le delicate tematiche della classificazione commerciale degli oli di oliva e delle normative comunitarie ad essa collegate.
Ma il convegno, oltre che dall’elevato livello tecnico-scientifico dei relatori e degli argomenti trattati, è stato caratterizzato anche dalla presenza delle principali organizzazioni di categoria, chiamate a portare la loro testimonianza diretta, e dei rappresentanti del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali che hanno presentato alcuni punti del nuovo piano di intervento per il settore olivicolo.
Ovviamente, i primi attori della filiera, i produttori olivicoli, non sono stati trascurati. Tutt’altro. La seconda giornata del convegno è stata interamente dedicata alle esperienze di imprenditori che hanno introdotto innovazioni nelle tipologie di impianto o nella gestione degli oliveti delle loro aziende in diverse regioni olivicole italiane. Com’era prevedibile, le esperienze dirette presentate nelle diverse relazioni hanno generato un interessante dibattito ed un proficuo scambio di informazioni tra i relatori e i partecipanti al convegno.
Al termine del convegno, infine, sono stati presentati i primi corsi organizzati dall’Accademia per il 2016 che si terranno a Spoleto il 18 febbraio (Breve corso di aggiornamento sulla protezione integrata dell’oliveto) e il 19 e 20 febbraio (Breve corso di aggiornamento sulla potatura di allevamento e di produzione dell’olivo).
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