L'arca olearia
Anche l'olivo può soffrire di stress da caldo: attenzione ai sintomi
L'olivo viene generalmente ritenuto tollerante alle alte temperature ma le ondate di calore degli ultimi giorni stanno mettendo a dura prova la sua resistenza a causa dei frequenti passaggi dell'anticiclone africano. Fino a quali temperature l'olivo può resistere prima che si manifestino danni?
10 luglio 2015 | Alberto Grimelli
L'anticiclone delle Azzorre viene sostituito, sempre più frequentemente, da quello africano sull'Italia e sull'Europa. Ondate di calore anomale sono sempre più frequenti e dobbiamo attenderle per tutta l'estate.
Una fortuna rispetto alla lotta contro la mosca delle olive, che, fino a che la situazione meteo si manterrà stabile, non dovrebbe creare problemi agli oliveti italiani.
Situazione invece più complicata per quanto riguarda la fisiologia dell'olivo che può risentire del gran caldo.
Generalmente consideriamo l'olivo una pianta ben tollerante alle alte temperature ma fino a quali vette può resistere prima che si manifestino dei danni? Quali sono i sintomi di uno stress da alte temperature? A quali danni possono andare incontro rami, foglie e frutti?
I danni a carico dei frutti sono noti. Si assiste a una perdita di turgore, poi all'avvizzimento dell'olivina, fino alla necrosi e alla caduta del frutto.
E' rarissimo verificare danni a carico dei rami lignificati, la cui tolleranza alle alte temperature è realmente molto elevata (52-54 gradi). Le scottature del fusto sono quindi molto rare da osservare.
Più facile, invece, osservare clorosi, ovvero perdita della colorazione verde, a carico delle foglie. Occorre però distinguer la clorosi fogliare da “colpo di calore” rispetto ad altre tipologie di clorosi, dovute, per esempio alla naturale caduta delle foglie vecchie o di quelle affette da qualche patologia, come l'occhio di pavone.
Generalmente la clorosi fogliare va considerata naturale e fisiologica quando interessa le parti più vecchie e interne del ramo. Qui vi sono le foglie di due-tre anni di età, destinate a cadere. La filloptosi viene naturalmente accentuata in condizioni di stress. Allo stesso modo, nelle parti più interne e umide dell'albero, possiamo assistere a ingiallimenti anche improvvisi delle foglie. Generalmente sulle stesse vediamo comparire anche i sintomi dell'occhio di pavone, ovvero i caratteristici segni circolari sulla pagina superiore. Capita di assistere anche a clorosi provocate da piombatura. In questo caso è facilmente riscontrabile la colorazione plumbea sul margine inferiore delle foglie. Va considerata fisiologica, in oliveto asciutto e in buone condizioni, una perdita del 15-25% delle foglie più vecchie, ovvero di due-tre anni di età.
Maggiore attenzione va invece prestata a eventuali clorosi sulle foglie dell'anno, ovvero quelle comparse in primavera. Generalmente la perdita di colore, in questo caso, è decisamente meno repentina e meno accentuata. Il colore tende a diventare via via più chiaro, senza però ingiallimenti improvvisi. Questa perdita di colore è dovuta alla perdita di clorofilla. A causa delle alte temperature le membrane dei cloroplasti, ove è contenuta la clorofilla, possono venire danneggiate, con perdita del pigmento. La temperatura critica, al di sopra della quale le membrane iniziano a venire danneggiate, è di 46-47 gradi centigradi. Attenzione, perchè si tratta della temperatura fogliare, non si quella ambiente. Non esistono misurazioni dirette delle temperature estive delle foglie d'olivo ma è noto che, per le foglie di quercia, simili per struttura a quelle d'olivo, le temperature fogliari sono 4-8 gradi superiori a quelle ambiente. La temperatura critica però dipende anche dalla varietà. Se per Leccino, Frantoio e Coratina, la temperatura letale 50, ovvero oltre la quale il 50% delle foglie subisce danni permanenti, è di 50 gradi, per la Pendolino e Moraiolo è di 48 gradi e per la Maurino di 49 gradi. In generale è possibile affermare che con temperature ambiente già superiori ai 35 gradi, l'olivo mette in atto misure fisiologiche di risposta capaci di conferire maggiore resistenza, come la sintesi di heat shock proteins, ovvero proteine protettive.
Ma cosa possiamo fare per proteggere l'olivo contro gli shock termici?
Irrigazione: uno dei fattori di termoregolazione più importanti è l'evapotraspirazione. Attraverso questo processo di perdita di acqua l'olivo disperde calore e aiuta ad abbassare la temperatura dei tessuti. Mantenere quindi un buono stato idrico aiuta sicuramente a prevenire danni da calore.
Uso di caolino: il caolino, notoriamente utilizzato contro la mosca delle olive, ha però anche un effetto protettivo contro le ondate di calore. Il caolino crea infatti uno schermo sulle foglie di olivo che riduce l'innalzamento della temperatura dei tessuti rispetto a quella ambiente.
Utilizzo di biostimolanti: è la tecnica più dibattuta e controversa. Gli aminoacidi contenuti in questi prodotti, in particolare le formulazioni con alghe, potrebbero infatti essere precursori delle heat shock proteins, o essere essi stesso dei composti che aumentano la tolleranza agli stress abiotici, come le alte temperature. In particolare su olivo i dubbi riguardano il grado di assorbimento di questi prodotti da parte delle foglie di olivo, ricordando che la pagina superiore è poco permeabile, essendo in gran parte ricoperta da una cuticola cerosa. Le elevate temperature, con conseguente rapida evaporazione dell'acqua utilizzata per il trattamento fogliare, possono poi ridurre ancor di più l'assorbimento da parte delle foglie di molecole grosse, come solo gli aminoacidi, che quindi hanno necessità di tempi più lunghi per penetrare nei tessuti fogliari.
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