L'arca olearia
La pubblicità nel settore dell'olio di oliva. Tante luci e colori ma senza sapori e qualità
La rivoluzione del prossimo futuro sarà esaltare l'olio d'oliva straniero. Dopo aver fatto carte false per imbottigliarlo come italiano, ora troviamo scritte a caratteri cubitali “Selezione Comunitaria”. Ben inteso ce ne sono di ottimi ma non sono certamente quelli che vengono venduti a 3,90 € al litro
11 giugno 2015 | Piero Palanti
Dare vita ai sapori e sapore alla vita.
Non è solo un semplice gioco di parole, è una scelta di vita, anche se a volte i meccanismi del mercato e i giochi di parola ci portano altrove.
Il mondo alimentare è pieno di belle parole, tanta pubblicità, luci e colori, ma troppo spesso senza sapori e qualità.
Quest’anno, come non mai, il mercato dei grassi vegetali è in movimento, l’annata tremenda per le olive, l’olio di palma che ha tolto la maschera e si è dimostrato onnipresente ed estremamente poco costoso, quindi assolutamente preferito dall’industria alimentare.
Troppo ancora deve venire …. Da consumatore attento osservo l’evoluzione delle bottiglie al supermercato, leggo le etichette, navigo tra le innumerevoli notizie del web e azzardo qualche conclusione. Vedo grandi cambiamenti nel futuro prossimo, non potendo più nascondere la provenienza degli oli si inizierà a blasonare quelli esteri, ben inteso ce ne sono di ottimi ma non sono certamente quelli che vengono venduti a 3,90 € al litro. Quell’olio che fino ad oggi pur di venderlo per italiano hanno veramente fatto carte false, iniziamo a trovarlo imbottigliato con le scritte a caratteri cubitali “Selezione Greca”, “Selezione Comunitaria” .. mah! Eppure, non erano peggiori dei nostri? Adesso sono da lodare?
Nella grande distribuzione sono apparse le latte da 5 lt, con un costo quasi raddoppiato per la bottiglia da 1 lt della stessa marca (l’olio è ugualmente cattivo, li ho assaggiati entrambi). La lattina non dovrebbe costare di meno, nell’ottica dell’approvvigionamento e dei costi minori di imbottigliamento? No! Visto che ormai si annuncia spesso che l’olio sta per finire, si cavalca l’onda e si sfruttala paura del consumatore guadagnandoci ancora di più.
È la solita storia, per una parte del mercato qualità è la materia prima che fa guadagnare di più. Oli di palma, margarine, oli comunitari o mediterranei di scarsa qualità, il tutto corredato da leggi farraginose e assenze di controlli; dall’altra parte la poca conoscenza di questo prodotto “condito” con quella sottile distanza tra sofisticazione e marketing.
Come vogliono ancora prendere in giro il consumatore?
Mi sembra tanto il giochino delle tre carte: perdiamo sempre!
Intanto anche la maionese è stata sdoganata, si può fare con l’extravergine, non più quella tanto blasonata da chef e ricettari di cucina dove bisognava usare solo olio di semi perché più “delicato”, adesso ci viene proposta, da una nota marca, con l’olio extravergine e qualche chef ha capito che con oli extravergine delicati si possono fare delle maionesi fantastiche che diventano protagoniste e non condimenti per i loro piatti. E pensare che mia nonna sbagliava a suo tempo, la faceva già con l’extravergine…
Visto l’aumento del consumo dell’olio extravergine nel mondo ne vedremo ancora delle belle!
Come uscirne? Come salvaguardarci? Perché altrove viene recepita la qualità dell’olio extravergine e noi ci ostiniamo a farci “fregare ?
Forse è vero, l’olio extravergine di qualità non è per tutti!
P.S. Io la maionese la faccio con vari oli extravergine a seconda di dove va utilizzata: una Tonda Iblea, una Biancolilla, una Ottobratica , una Carboncella. Ma questa è un’altra storia.
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luca crocenzi
17 giugno 2015 ore 17:50Sul discorso del Sig. Palanti non posso che confermare quanto sostiene sul concetto molto diffuso di "selezione". Questo, infatti, insieme ad altre soluzioni non è altro che uno dei tanti escamotage che negli scaffali della GDO hanno trovato "patria" in questa annata davvero particolare per il nostro amato prodotto (e questo deve sempre aprirci a profonde riflessioni).
Sul fatto della maionese con l'EVO, invece, io la vedo come un aspetto positivo e che lascia una flebile speranza sul futuro di questo prodotto, che speriamo possa essere sempre meglio compreso.