L'arca olearia

Dop Terra di Bari, un olio extra vergine di oliva in svendita

Meno di 5 euro al litro per un Dop Terra di Bari – Castel del Monte. Perchè un olio Dop costa così poco, molto meno di extra vergini comunitari? E' la domanda di Alessandro Minelli a cui abbiamo cercato di dare una risposta, anche grazie al Presidente del Consorzio Dop Terra di Bari, Francesco Contò

29 maggio 2015 | Alberto Grimelli

Il 25 maggio scorso il nostro lettore Alessandro Minelli ci scrive:
gradirei conoscere il vostro parere su come sia possibile che un olio evo Dop costi così poco, molto meno di altri oli etichettati come extravergine anche di origine europea.
Specifico che le bottiglie
- non sono prossime a scadenza;
- non si tratta di una promo/offerta particolare dato che normalmente il punto vendita non fa promozioni e che il prezzo era più o meno lo stesso anche circa 6 mesi fa;
- la foto è stata scattata presso l'Ipermercato Tosano di Legnago (VR).​

Insieme con la lettera, la foto qui presentata.

Una bottiglia da 0,75 ml di olio extra vergine Dop Terra di Bari – Castel del Monte a 3,50 euro, ovvero 4,67 euro al litro.

L'anomalia salta subito agli occhi, specie in un'annata come questa, con la quotazione all'ingrosso praticamente mai scesa sotto i 6 euro/kg.

Ci viene un sospetto e decidiamo di far controllare meglio al nostro lettore la data di scadenza.
Gentilmente e con estrema sollecitudine ci risponde inviandoci una nuova mail, con allegata la foto della controetichetta. E così viene facilmente spiegato l'arcano. L'olio è stato prodotto nella campagna olearia 2013/14, ovvero due anni fa.

La data di scadenza di tutte le bottiglie era però 4 dicembre 2015, quindi circa 24 mesi dopo la produzione dell'olio.

Prontamente rispondiamo al lettore chiarendo il motivo del prezzo così basso. Effettivamente nella campagna olearia 2013/14 le quotazioni erano notevolmente più basse. L'olio extra vergine in questione è dunque una giacenza di magazzino, non sappiamo se dell'azienda o del supermercato dove è stato trovato a scaffale. Nessun illecito, sulla base delle informazioni acquisite, quindi.

La replica di Alessandro Minelli merita però qualche considerazione e riflessione aggiuntiva: “Che ci fosse un qualche "trucco"​ lo immaginavo, però al tempo stesso ​il fatto di essere Dop credevo fosse sufficiente a garantire la qualità del prodotto, ho quindi scoperto un ulteriore elemento da verificare in etichetta.”

L'iniziativa commerciale di svendere un olio extra vergine Dop, quindi, mina la fiducia del consumatore nello stesso marchio a denominazione d'origine. Sebbene non si tratti di un illecito, la pratica di mettere in commercio, insieme con gli oli di quest'anno, un extra vergine vecchio, viene giustamente considerata un “trucco”. Vero è che il disciplinare Dop Terra di Bari prevede l'obbligatorietà dell'indicazione della campagna olearia di produzione ma se questa viene posta insieme a tante altre informazioni, ecco che l'informazione perde di efficacia.

Dalla controetichetta deduciamo inoltre che l'olio in questione non è presumibilmente stato filtrato, essendovi l'avvertenza sui residui in fondo alla bottiglia. Nessuna filtrazione e scadenza molto lunga. Una combinazione molto rischiosa per il mantenimento di buone caratteristiche chimiche e organolettiche.

Il disciplinare di produzione prevede che lo 0,5 di acidità e i 12 di perossidi, oltre che il 7 al panel test debbano essere assicurati al momento dell'immissione al consumo.

La bottiglia in questione è stata immessa al consumo, ovvero a scaffale, in questi giorni come desumiamo da un'ulteriore informazione fornitaci da Alessandro Minelli: “segnalo che lo scaffale era pieno di queste bottiglie.”

Abbiamo interessato della questione il Consorzio Dop Terra di Bari, segnalando un caso che rischia di mettere in cattiva luce proprio l'olio a denominazione di origine di questa terra.

Gentile Direttore Grimelli,
Le scrivo in qualità di Presidente del Consorzio per la Valorizzazione e la Tutela dell’Olio Extravergine di Oliva a Dop“Terra di Bari”, in merito alla sua segnalazione, su sollecitazione del lettore Minelli.
Senza scendere nel caso specifico, di cui chiederò in ogni caso le dovute spiegazioni all’azienda, in quanto è presente sulle bottiglie il bollino del consorzio da me presieduto da alcuni mesi, ritengo opportuno e doveroso sottolineare  alcuni aspetti di carattere generale che di fatto penalizzano la nostra Dop
Nel breve tempo intercorso dall’assunzione del mandato ho avuto modo di verificare le  diverse situazioni che a vario  titolo penalizzano la nostra Dop fra questi sicuramente ci sono  i prezzi a scaffale non sempre in linea con un prodotto di alta qualità quale il nostro olio Dop Terra di Bari e,  in alcuni casi,  addirittura con prezzi  nemmeno rapportabili ad un olio convenzionale 100% italiano.
Nel percorso attivato di rilancio e valorizzazione della Dop Terra di Bari,  e nelle sue  molteplici sfaccettature, è già alla nostra attenzione uno  studio per implementare un sistema di controllo “post confezionamento”  che possa dare garanzia e tutela ad un olio che si fregia della DopTerra di Bari e  del bollino del nostro Consorzio
La mia politica personale e di tutto il consiglio di amministrazione è improntata a portare il giusto valore aggiunto ad una produzione che in tanti ci invidiano e su cui  dobbiamo avere il coraggio di fare scelte che possono anche portare a una riduzione dei numeri, in termini di prodotto confezionato, ma che sicuramente porteranno maggior valore a tutta la filiera.
Questo è l’indirizzo che il Consorzio,  che mi onoro di presiedere,  sta perseguendo con forza.
La ringrazio per lo spazio che mi vorrà concedere e mi auguro in tempi brevi di inviarle una dettagliata nota sulle azioni intraprese di rilancio e valorizzazione della nostra Dop Terra di Bari   
Con molti distinti saluti
 
Prof. Francesco Contò
Presidente Consorzio per la Valorizzazione e la Tutela dell’Olio Extravergine di Oliva a Dop “Terra di Bari”

La questione sollevata da Alessandro Minelli pone l'accento sulla necessità di un'etica diffusa nel settore. Svendere in questo modo dei residui di magazzino, ancora etichettati come Dop, incrina la fiducia del consumatore e con essa l'immagine del prodotto, che difficilmente potrà essere recuperata anche con le più azzeccate campagne promozionali e pubblicitarie.

La valorizzazione non è questione che compete solo al Consorzio ma a tutti i produttori. Se l'olio Dop, anche per gli operatori, diventa un extra vergine come un altro, le cui scorte possono essere smaltite svendendole, cosa deve pensare il consumatore? Solo che l'olio Dop è un “trucco”.

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luca crocenzi

04 giugno 2015 ore 10:47

Forse sarebbe stato anche peggio vedere un prodotto con quelle caratteristiche venduto a dei prezzi che sono quelli normalmente in voga per una DOP Terra di Bari. Ma a parte le battute, per chi segue certe cose appare evidente che dietro tali prezzi a scaffale ci possano essere delle problematiche (ciò accade anche per gli EVO tradizionali venduti a prezzi da svendita, si badi bene...) come quelle da Lei individuate opportunamente, e condivido la Sua preoccupazione sui riflessi che su un consumatore "normale" si possono avere da delle vendite di prodotto così strutturate. In particolare, il rischio lo vedo soprattutto sul contenuto presente nella bottiglia e sul suo livello di qualità che si è saputo conservare nel tempo: voglio dire, non sarebbe il massimo che ad un prezzo poco comprensibile e che dia adito a qualche confusione si aggiunga anche un olio che non sia in grado di fornire alcuna emozione al consumatore di turno, e quindi non lo spinga, in una successiva occasione, a ripeterne l'acquisto, in questo caso sì, ad un prezzo maggiormente premiante (che normalmente poi rappresenta il senso che hanno questo tipo di offerte).