L'arca olearia
Più fenoli nelle olive e nell'olio d'oliva grazie a uno stress idrico precoce
Qual'è il periodo giusto per imporre il deficit idrico all’olivo? Una carenza idrica moderata già dopo 20 giorni dalla piena fioritura ha effetti significativi sulla produttività e la qualità dell’olio
22 maggio 2015 | Giovanni Caruso
Analizzando i dati climatici degli ultimi vent’anni risultano evidenti alcuni segnali piuttosto chiari in merito alle temperature e all’andamento pluviometrico. In riferimento a quest’ultimo parametro, viene evidenziata una generale contrazione (circa -20%) delle piogge in primavera ed in estate e, al contrario, un aumento delle precipitazioni in autunno e in inverno. Alla luce di questi dati, l’obiettivo di ottimizzare i protocolli irrigui in olivicoltura attraverso strategie di deficit idrico controllato risulta essere particolarmente interessante.
La gestione dell’irrigazione in olivicoltura mediante strategie di deficit idrico consente un notevole risparmio di acqua, la modifica di alcuni parametri qualitativi dell’olio, e comporta solo una riduzione modesta della produzione, compatibile con gli obiettivi commerciali dell’olivicoltore. 
Gli effetti del deficit idrico, imposto in corrispondenza di diversi stadi di sviluppo del frutto, sulla produttività e la qualità dell’olio sono stati valutati in un esperimento condotto nel 2012 e 2013 in un oliveto inerbito ad alta densità (Olea europaea L., cv. Frantoio) in provincia di Livorno. In particolare, il confronto è stato effettuato tra la piena restituzione del fabbisogno idrico dell’albero (FI) durante tutto il periodo irriguo (dai 23-28 a 100-103 giorni dopo la piena fioritura, DPF), e due strategie di deficit idrico che prevedevano l’assenza di irrigazione dai 23-28 a 41-60 giorni DPF (DI-1) o tra i 41-60 e i 71-85 giorni DPF (DI-2) e la piena irrigazione per il resto del periodo irriguo.
Alla fine del periodo irriguo gli alberi delle tesi DI-1 e DI-2 hanno ricevuto il 48-79% e il 54-69% della piena irrigazione (FI). Le produzioni di olive degli alberi delle tesi DI-1 e DI-2 sono state pari al 70 e 80% di quelle misurate sugli alberi pienamente irrigati (FI), rispettivamente, mentre le produzioni in olio nelle rispettive tesi è stata pari al 66 e 77% di quelle della tesi FI (medie di due anni).
Nessuna differenza tra i diversi regimi irrigui è stata riscontrata esprimendo le produzioni in funzione dell’area della sezione trasversale del fusto. 
Nel 2012 il peso fresco del frutto degli alberi pienamente irrigati è stato pari al 134 e 123% di quello degli alberi delle tesi DI-1 e DI-2, rispettivamente (110% e 99% nel 2013).
Alla fine del primo periodo di stress idrico i frutti della tesi DI-1 hanno mostrato un maggior contenuto in composti fenolici rispetto ai frutti degli alberi sottoposti a piena irrigazione.
Gli oli ottenuti dagli alberi di tutte le tesi a confronto hanno presentato valori dei parametri merceologici ben al di sotto dei limiti stabiliti per la categoria extravergine. Delle differenze in merito alle costanti spettrofotometriche K232 e K270 sono state riscontrate tra gli oli della tesi FI e quelli della tesi DI-1, mentre nessuna differenza tra i trattamenti è emersa per quanto riguarda il numero di perossidi e il âK.
Nei due anni di prova gli alberi della tesi DI-1 hanno prodotto oli con un maggior contenuto in polifenoli totali (136 % e 121%) e orto-difenoli (125 % e 128 %) rispetto a quelli delle tesi FI e DI-2, rispettivamente.
Uno stress idrico precoce sembra sufficiente a indurre un incremento della concentrazione fenolica nell’olio.
Bibliografia
G. Caruso, R. Gucci, C. Gennai, S. Esposto, A. Taticchi, S. Urbani, M. Servili, 2014. Influenza del periodo di imposizione del deficit idrico sulla produttività e la qualità dell’olio della cv Frantoio. Acta Italus Hortus, 14 (2014).
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