L'arca olearia

Giù le mani dalla sansa. Le associazioni dei produttori bacchettano l'Antitrust

Il mondo della produzione olearia scrive ai vertici istituzionali contro l'ipotesi di togliere gli incentivi per un uso energetico della sansa: “la turbativa (del mercato) è solo ipotetica”. Secondo Aifo, Assofrantoi, Cno, Unaprol e Unasco il parere dell'Antitrust “ben si presta ad essere utilizzato nel contesto della battaglia dell'industria olearia contro l'utilizzazione della sansa quale biomassa”

17 aprile 2015 | Alberto Grimelli

L'Antitrust chiede che la sansa non possa più godere degli incentivi per la produzione di energia da biomasse e tutte le più rappresentative associazioni di produttori insorgono, congiuntamente.

Erano anni che non si vedeva un documento firmato congiuntamente da Aifo, Assofrantoi, Cno, Unaprol e Unasco, ovvero dalle più rappresentative associazioni di olivicoltori e industriali.

Nell'impresa di riunire le litigiose e storicamente divise sigle è stato il Presidente Pitruzzella dell'Autorità per la concorrenza e il mercato, con la nota pubblicata sul bollettino del 9 marzo scorso.

Secondo l'Antitrust, come già riportato da Teatro Naturale, “Gli incentivi economici riconosciuti per l’utilizzo della sansa a fini energetici potrebbero comportare dunque una crescita artificiosa dei prezzi della sansa, turbando le condizioni di approvvigionamento degli altri settori industriali (in modo particolare quello alimentare) che ricorrono alla stessa materia prima.

Questa valutazione sull’effetto distorsivo dell’incentivazione per l’uso energetico della sansa è peraltro in linea con il principio dell’utilizzo a cascata delle biomasse indicato dalla Commissione Europea nella Comunicazione COM (2014)14 final, in base alla quale è opportuno indirizzare tali prodotti verso l’impiego energetico solo qualora non vi siano sbocchi di mercato alternativi."

La reazione delle associazioni, con Aifo come promotrice, non si è fatta troppo attendere e ha preso la forma di una lettera, indirizzata ai vertici istituzionali (Presidente del Consiglio e Presidenti di Camera e Senato) che, innanzitutto, rileva come “Il parere, che ben si presta ad essere utilizzato nel contesto della battaglia dell'industria olearia contro l'utilizzazione della sansa quale biomassa è, a nostro avviso, privo di fondamento.”

Perchè privo di fondamento?
In relazione alle tecnologie usate nei frantoi la sansa, in qualità di sottoprodotto, può avere diversi utilizzi sia nella filiera alimentare che nella filiera energetica.”
E' vero quindi che l sansa può avere diversi sbocchi di mercato ma è tutto da dimostrare che l'utilizzo per l'agroenergia turbi il mercato. Infatti “la quotazione commerciale delle sanse non particolarmente umide (che non hanno subito né la disoleazione da ripasso, né la estrazione del nocciolino) è ben al di sopra di quella che gli impianti di biomasse possono riconoscere.”

E inoltre: “Assolutamente fuorviante appare poi fondare la competenza ad intervenire nel merito fondandosi, come fa l'Autorità, su una “possibile crescita artificiosa” del prezzo di mercato della sansa, evento questo solo ipotetico ed al momento non comprovabile né a proposito della sua concretezza, né per quanto concerne le eventuali cause, che possono ipotizzarsi anche diverse da quelle della utilizzazione per fini energetici (ad esempio come sta avvenendo per la rarefazione del residuo di lavorazione in quanto minore è la quantità delle olive trasformate a causa di un cattivo raccolto).

E infine: “È anche da aggiungere un elemento che l’Autorità sembra completamente ignorare: la inclusione tra le biomasse riguarda anche le sanse esauste, cioè derivanti dalla disoleazione, che sono oggi normalmente vendute dai sansifici come biomasse, senza alcuna incidenza quindi sul mercato delle sanse per la produzione di olio.”

Le associazioni, forse per non rendere ancor più torbide le acque in questa vicenda, non hanno fatto riferimento alle problematiche ambientali che, l'attuazione del parere dell'Antitrust, potrebbe comportare. E' infatti chiaro che gli impianti a biomasse e biogas sposterebbero la loro attenzione verso altri sottoprodotti, riproponendo così l'annoso problema dello smaltimento. Un salto indietro nel tempo di 10-15 anni. Un fatto di cui la politica dovrebbe senz'altro tenere conto.

L'Antitrust ha guardato in una sola direzione, senza neanche il dovuto approfondimento, ovvero senza prove sulla turbativa del mercato dovuta all'utilizzo della sansa negli impianti agroenergetici.

Un parere che ha creato fibrillazione, inutile, ma che ha provocato una risposta unanime del mondo associazionistico, assai utile. Almeno di questo dobbiamo ringraziare l'Antitrust. Chissà che la vicenda della sansa non possa essere la prova generale di una nuova stagione di intese tra il mondo produttivo olivicolo-oleario. Questa sì sarebbe una notizia.

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Donato Galeone

21 aprile 2015 ore 10:56

Direttore Dott. Grimelli,
penso che non è stata "inutile fibrillazione unitaria " la iniziativa delle Associazioni Nazionali Produttori Olivicoli che con Frantoiani di cono "giù le mani dalle sanse" perché anche Lei sa bene, da tempo, che questi sottoprodotti della trasformazione olearia, ieri valutati rifiuti, sono componenti della "filiera olio" e devono essere utilizzati come decidono gli "attori" della filiera stessa, preferibilmente, rappresentati e coordinati dalle Organizzazioni Produttori Territoriali.

E penso anche, Direttore Grimelli, che non è stata neppure una "bacchettata" perché l'interferenza è, peraltro, priva di fondamento perché non include la minima "problematica ambientale" rappresentata dall'antico problema degli spandimenti dei reflui oleari sui terreno.

Anzi e condivido che l'iniziativa dell'Agenzia Antitrust per la concorrenza e il mercato che si legge dal bollettino del 9 marzo 2015
è apparsa più che come interferenza - certamente - tanto inopportuna in un cointesto di annata olearia disastrosa quanto intempestiva e sospetta in un mercato dell'olio alimentare di sansa a fronte di una ridotta produzione di buona parte di extravergini e oli vergini di olive italiane.
Ecco quindi l'appello unitario.- io penso - rivolto anche alle Organizzazioni Produttori Olivicoli e Frantoiani Territoriali per meglio strutturarsi e caratterizzarsi assumendo la guida dalla A alla Z della "filiera" fino all'utilizzo ottimale, economicamente ed ecologicamente sostenibile, dei sottoprodotti residuali della trasformazione olearia, preferibilmente, a fini energetici con piccoli impianti biomasse-biogas e produzione elettrica e termica.
Questao

giampaolo sodano

18 aprile 2015 ore 14:31

bravo alberto. credo che tu abbia colto nel segno: dobbiamo tentare di aprire una nuova stagione nel mondo produttivo dell'olio italiano con l'obbiettivo di una intesa forte per dare al mercato regole nuove che, senza giri di parole, diano all'olio dei frantoi artigiani il giusto valore.