L'arca olearia 12/12/2014

Clima, mosca olearia e qualità. Sicuri che un'annata olivicola come il 2014 non si ripresenterà?

Clima, mosca olearia e qualità. Sicuri che un'annata olivicola come il 2014 non si ripresenterà?

Purtroppo le proiezioni dei climatologi non fanno sperare in un futuro roseo. Anche l'agricoltura dovrà tenersi pronta ad affrontare annate sempre più “eccezionali”. L'olivicoltura non sarà da meno. Ecco quindi cosa abbiamo da imparare da questa annata olivicola 2014


Anche se tutti speriamo in futuro di poterci ricordare del 2014 come “della peggiore annata olivicola di sempre”, molto probabilmente non sarà così. In agricoltura le annate difficili esistono, non sono una novità ed è probabile che la loro frequenza aumenterà. Quello che possiamo fare, adesso, è analizzare gli eventi occorsi in quest’annata caratterizzata da una serie di congiunture particolarmente sfavorevoli. Per far ciò prenderemo in esame tre diverse aree olivicole nel sud, centro e nord Italia e confronteremo alcuni dati del 2014 con quelli del biennio precedente. Gli oliveti studiati si trovano in provincia di Latina, in Maremma e sul Garda bresciano.

Il carico iniziale di frutti per albero è stato, per cause differenti, modesto in tutte e tre le zone in esame. Se in provincia di Brescia sono state le elevate temperature nel periodo di fioritura a creare i maggiori problemi, in provincia di Latina è stata la pioggia caduta in concomitanza della piena fioritura a ridurre drasticamente la fecondazione e, quindi, l’allegagione dei frutti. La Maremma, invece, è stata caratterizzata in diverse zone da fenomeni di scarica naturale legati all’alternanza di produzione.

mosca oleariaAltro fattore in comune è stata l’elevata piovosità durante il periodo estivo, anche se con intensità e frequenza diversa. Le estati bresciane sono caratterizzate generalmente da una discreta piovosità estiva che, però, nel 2014 si è tradotta in più di 600 mm di pioggia tra giugno e settembre (circa il doppio rispetto allo stesso periodo del biennio 2012-13). Ma è stata la Maremma a registrare lo scarto maggiore (circa 4,5 volte in più) rispetto al biennio precedente con precipitazioni di circa 230 mm nel periodo giugno-settembre. In provincia di Latina, infine, le precipitazioni estive sono state superiori di circa +15% rispetto alla media del biennio 2012-13.

Il basso carico di frutti iniziale, da un lato, e l’elevata piovosità estiva, dall’altro, hanno comportato un aumento delle dimensioni medie del frutto che si sono mantenute fino agli inizi di settembre. In particolare, l’aumento delle dimensioni della drupa è stato legato sia alla capacità dell’olivo di compensare il minor numero di frutti ad albero con una maggiore dimensione degli stessi, che alla disponibilità idrica nel suolo pressochè costante durante tutto il periodo estivo. Se in generale avere dei frutti di maggiori dimensioni ha dei risvolti positivi in termini di produttività per albero, in condizioni di elevate infestazioni di mosca olearia ciò si traduce in una maggiore attrattività nei confronti del fitofago chiave dell’oliveto. Se consideriamo, quindi, le favorevoli condizioni climatiche per la mosca olearia e la maggiore attrattività dei frutti, si comprende come si sia potuti arrivare in raccolta e trovare la maggior parte della produzione a terra. Inoltre, i frutti rimasti sulla pianta hanno comunque presentato un peso fresco generalmente basso. A tal proposito, è interessante notare che in tutti e tre gli areali presi in considerazione, ad inizio settembre i frutti hanno presentato un peso medio maggiore di circa il 30% rispetto allo stesso periodo del biennio precedente, ma alla raccolta il peso fresco del frutto è risultato inferiore di circa il 25% rispetto al 2012-13. Ciò è stato dovuto alle numerose punture e gallerie causate da Bactrocera oleae e ai frequenti attacchi fungini che hanno determinato una continua disidratazione del frutto.

Dal punto di vista qualitativo i danni causati dalla mosca sono noti e legati principalmente ad un aumento dell’acidità libera dell’olio ed ai difetti organolettici quali ossidazione e sentore di verme. I risultati qualitativi del 2014, sicuramente inferiori rispetto alle precedenti annate, non sono stati “drammatici” in tutti i casi. Alcune aziende, nella maggior parte dei casi in regime di agricoltura integrata o convenzionale, sono riuscite ad ottenere degli oli extravergini di media qualità mettendo in atto, sia in campo che in frantoio, tutti gli accorgimenti necessari per contenere il decremento qualitativo generale. In particolare: i) brevi tempi tra la raccolta e la frangitura (il limite delle 24-36 ore consigliato in condizioni normali è risultato eccessivo nella maggior parte dei casi), ii) stoccaggio delle olive in ambienti freschi in attesa della frangitura (le temperature elevate registrate nel periodo di raccolta hanno facilitato i fenomeni fermentativi) iii) filtrazione dell’olio ottenuto (al fine di allontanare le impurità e i residui, particolarmente presenti nell’olio di quest’anno). Anche il vento, che dal punto di vista produttivo a causato notevoli perdite, in alcuni casi ha contribuito ad ottenere una migliore qualità grazie all’eliminazione di quei frutti che presentavano numerose e “vecchie” gallerie causate dalle larve di B. oleae.

Di seguito si riporta una schema semplificato della sequenza di eventi occorsi nell'annata olivicola 2014 e dei risultati produttivi e qualitativi conseguenti. L’auspicio è quello di trarre insegnamento da questa annata difficile affinché ci sia un reale cambio di passo nella gestione della difesa, e in generale delle pratiche agronomiche, nell’oliveto.

Leggi anche: La mosca olearia ci ha trovati impreparati ma niente panico

                          Trattamenti con dimetoato contro la mosca delle olive: cosa non ha funzionato?

annata olearia 2014


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Commenti 4

Sergio Enrietta
Sergio Enrietta
15 dicembre 2014 ore 20:12

La mosca vista da qui, Roceja Valle di Susa 650/700 mt slm, ha altre caratteristiche di diffusione.

Intanto gli oliveti recenti 40/50 olivi qua, 70/80 la, 620 i miei, alcuni trapiantati sparsi nelle ville, e poi le circa 50 ceppaie plurisecolari abbarbicate alle pareti rocciose in pieno Sud dei dintorni di Susa, normalmente non sono attaccati dalla mosca.

L'ultima infestazione degna di nota risale al 2011, la gelata del 2012 ha fatto pulizia, per due anni pressoché niente, quest'anno il disastro.

E' sorprendente come piante isolate dalle altre di chilometri sono state visitate dalla Bactrocera.

Io non so se la colpa è degli olivi incolti, certo la cosa non aiuta, comunque ciò che ho visto è che chi ha usato il dimetoato ha salvato le olive, ma non la qualità e le rese, queste sono state compromesse più dall'andamento stagionale che dalla mosca, ovviamente per coloro che l'hanno combattuta.

Chi invece non l'ha combattuta ha ovviamente neppure avuto il poco, e di scarsa qualità, di chi ha spruzzato.

Giovanni Caruso
Giovanni Caruso
13 dicembre 2014 ore 15:52

Gentili Sigg. Enrietta e Mari,
grazie per l’attenzione e per gli apprezzamenti.
Il 2014 è stata un’annata davvero particolare e non penso che il ripetersi di tale combinazione di eventi sfavorevoli diventerà la norma. È anche vero, però, che le combinazioni di eventi sfavorevoli, a livello di comprensorio o di singolo oliveto, possono essere numerose ed avere, potenzialmente, un simile effetto negativo. Il punto non è, quindi, come organizzarsi per affrontare in maniera efficace una nuova annata 2014, ma come diffondere la cultura di una gestione razionale dell’oliveto tutti gli anni. È come se si volesse programmare un piano di evacuazione di emergenza in una città che ha un rete stradale inadeguata. Ecco, il sistema olivicolo italiano ha una “rete stradale inadeguata”. Se da un lato, quindi, è necessario partire dalla manutenzione delle “strade” già presenti, dall’altro risulta indispensabile prevedere degli ampliamenti e la costruzione di nuove vie.
Per quanto riguarda i regimi di coltivazione (agricoltura integrata e biologica) e gli areali di produzione dell’olivo, risulta evidente un naturale accoppiamento tra i due. Gli oliveti collocati in zone interne e a quote più alte saranno naturalmente vocati ad un’olivicoltura biologica, proprio perché in quelle condizioni la mosca olearia ha una minore incidenza. Nelle aree di costa, o comunque caratterizzate da clima più favorevole al dittero, probabilmente un approccio integrato risulterà più adatto a gestire le maggiori infestazioni. Stravolgere l’allocazione degli areali olivicoli solo sulla base di un’annata mi sembra eccessivo, così come l’imposizione di trattamenti obbligatori. Il primo passo per il contenimento della mosca è quello di creare una rete di monitoraggio diffusa, efficiente e tempestiva. Inoltre, bisogna cercare, per quanto possibile, di limitare il fenomeno degli oliveti in abbandono che, nella maggior parte dei casi, costituiscono i principali punti di inoculo di Bactrocera oleae.

P.S.
Sig. Enrietta,
non ho fatto prove dirette a riguardo ma mi è stato detto che, mentre è possibile spruzzare prodotti a base di spinosad anche su altre colture ed avere buoni risultati, l’impiego su materiali plastici e pannelli (anche di colore verde) risulta poco efficiente perché scarsamente attrattivi per la mosca.

Marino Mari
Marino Mari
13 dicembre 2014 ore 09:16

L’analisi è eccellente, ma lascia senza risposta la domanda iniziale.
Questa è stata ben più che un’annata difficile. E’ stata un’annata senza precedenti. Non era mai successo in Toscana che il raccolto dell’intera regione andasse perduto al 95%. Per non parlare del resto d’Italia. Il ricordo del 2007, anch’esso valutato a suo tempo senza precedenti, è impallidito, scomparso.
Perché un tale catastrofico evento dovrebbe ripetersi fino a diventare normale? Se così fosse vorrebbe dire abituarsi a perdere l’intera produzione ogni 5-7 anni, tale è la frequenza degli attacchi di mosca nelle nostre zone. E questa è una prospettiva insostenibile. Occorre quindi ripensare le strategie difensive, tra l’altro eliminando quei disciplinari di produzione che non prevedono trattamenti.
Comunque per l’anno prossimo possiamo stare ragionevolmente tranquilli. La chioma delle piante, non sfruttata, è in ottimo stato vegetativo e c’è da prevedere per reazione al 2014 un grandissimo 2015. Come spiega l’articolo, più olive la pianta produce, più sono piccole e quindi più è difficile per la mosca pungerle. Poi i tecnici ci diranno cosa fare.
Marino Mari

Sergio Enrietta
Sergio Enrietta
13 dicembre 2014 ore 09:13

Complimenti per aver sintetizzato e schematizzato l'andamento stagionale come forse tanti avevamo percepito ma credo nessuno abbia così ben descritto in poco spazio.

In effetti anche dai dati appare eccezionale l'andamento climatico, però non so proprio chi possa dormire sonni tranquilli circa i prossimi anni.

Stante la situazione cosa possiamo fare o ipotizzare?

- Era un anno eccezionale, quindi .........

- Si ripeteranno queste condizioni, allora si dovrà cambiare il paesaggio olivicolo Italiano, le zone più soggette agli attacchi da Bactrocera o potranno essere difese con sistemi efficaci e non dannosi per la salute e il territorio, o dovranno essere riconvertite.

- Un tempo si vantava il fatto che in Toscana vi era poca mosca, oggi è arrivata, in montagna ci vantiamo per ora di avere poca mosca, quindi prima soluzione salire in quota.

- Ovviamente non possiamo neppure idealmente pensare di abbandonare la stramaggioranza del parco olivicolo, quindi non resta che spremere le meningi per trovare un rimedio, che per inteso non è passare il dimetoato, tante quante volte basta.

In ogni caso grazie per l'articolo, è già intanto una base per chi volesse cercare rimedi.

Io nel mio piccolo ne propongo uno per chi vuole fare del biologico, lo spinosad viene notoriamente dilavato dalle piogge, ho fatto delle prove spruzzandolo su piatti capovolti appesi ai rami, anche dopo lunghe piogge restavano attivi, anzi il tempo umido inumidiva il prodotto rendendolo anche più attrattivo.
Ora sto conservando i vasi in plastica nera degli olivi piantati, se si dovesse ripetere l'annata balorda penso di spruzzarne l'interno col prodotto e appenderli agli olivi.
Sono rimediucoli, però intanto in un'annata come lo scorso anno ti fanno risparmiare i 2/3 di prodotto.

Il mio vicino con UNA passata di dimetoato ha salvato tutte le olive.

Diciamo che come minimo dimetoato batte spinosad tre a zero.

Speranzoso ho piantato ieri un'altra decina di polloni.