L'arca olearia
Esportare non solo il nostro extra vergine di qualità ma anche la nostra cultura oleicola
Un’avventura a Beirut per due professionisti e divulgatori della qualità. Un’esperienza di cooperazione italiana in nome dell’olio di oliva. Fruttato, amaro e piccante possono unire le genti, se non i popoli
29 novembre 2013 | Barbara Alfei, Eustachio Dubla
“Nino, ma ci devo proprio venire? Com’è la situazione lì?!”
“...allora Barbara, se ci andiamo insieme ti sentiresti più tranquilla? Sono anni che lavoro tra l’Italia ed il Libano per attività progettuali dello IAMB. Lo conosco bene. Andiamo in Libano, lavoriamo insieme, ci dividiamo gli argomenti per la formazione e ti faccio vedere che si vive normalmente.”
È iniziata così questa avventura. Si perché proprio di avventura si parla quando si deve svolgere un corso di formazione per “Beginner Panelists” in Libano.
Il training era previsto nell’ambito del progetto “The National Program for the Improvement of Olive Oil’s Quality and Action against the Diffusion of Stone Fruit Phytoplasma” - L'OLIO DEL LIBANO 2, finanziato dal Ministero degli Esteri Italiano ed implementato in loco dal Ministero dell’Agricoltura Libanese (MoA), in collaborazione con l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari (CIHEAM – IAMB) e l’Istituto di Cooperazione Universitaria (ICU). Il progetto si occupa di miglioramento della qualità dell’olio nelle aree marginali ed è il secondo in Libano. Il primo è durato 4 anni, mentre questo ha durata breve. È iniziato solo due anni fa e si chiude a dicembre 2013.
Le attività si svolgono nelle zone di Chouf, Koura-Batroun, Tiro, e Baalbeck. Zone a rischio. Zone in cui alcuni esperti hanno dovuto rinunciare ad andare per problemi di sicurezza.
Noi invece abbiamo lavorato solo a Beirut, e Beirut è ...Beirut.
Le reticenze da parte di Barbara per la missione in Libano sono state vinte e superate da un clima di professionalità e amicizia che tutti i colleghi hanno collaborato a creare durante tutta la formazione, anche fuori dalle aule.
Il corso si è tenuto presso il Ministero dell’Agricoltura Libanese, proprio vicino all’Ambasciata Iraniana dove, poco fa, due attentatori hanno fatto esplodere 2 bombe provocando morti e feriti. In un paese così all’apparenza normale si vive con una diplopia con uno sguardo alla vita quotidiana (famiglia, lavoro e quindi nel nostro caso aspetti tecnici, olivicoltura, degustazione, panel, qualità dell’olio, certificazione, oli monovarietali, etc.) e uno alla complicata politica internazionale, che non riguarda la gente comune sino a quando non viene direttamente coinvolta dall’esplosione di una bomba.
Durante il corso abbiamo parlato di tante cose, abbiamo assaggiato tanti oli (italiani, locali e internazionali), abbiamo condiviso momenti di concentrazione su assaggi e momenti di ilarità.
Ci siamo divisi i compiti. Gli organizzatori, Majida Mcheik e l’interprete Hussein Hoteit, sono stati instancabili ed hanno pienamente collaborato per la buona riuscita del corso. Noi abbiamo provveduto alla didattica.
Barbara ha preso gli allievi per mano e li ha guidati verso il riconoscimento delle sensazioni di fruttato, amaro e piccante e la quantificazione delle loro intensità. Le sensazioni di terra, fieno/legno, rancido anche negli oli prodotti da pochi giorni, che per loro erano sentori tipici degli oli libanesi, hanno acquisito via via il carattere di difetti. Si, proprio il difetto di fieno/legno, presente in molti dei loro oli, soprattutto in questa annata estremamente siccitosa, denota quanto sia importante poter usufruire dell’irrigazione, perlomeno di soccorso, in una olivicoltura caratterizzata da temperature elevate e scarsa piovosità, laddove molto si sta già facendo, grazie ai progetti di cooperazione internazionale, per il miglioramento della qualità dell’olio e la razionalizzazione delle pratiche colturali (potatura compresa).
La concentrazione e il silenzio che caratterizzavano i momenti dell’assaggio venivano periodicamente rotti, oltre che dal rumore dello “strippaggio”, dal buio improvviso ….si, proprio buio pesto…e non perché il buio favorisse la concentrazione, ma perché saltava il generatore!! Panico per Barbara la prima volta (qualche attentato?!...), massima tranquillità per Nino, abituato a queste “stranezze” di Beirut.
Le prove selettive di riallineamento hanno consentito ai docenti di valutare le capacità fisiologiche degli allievi e di fornire utili indicazioni ai tecnici del Ministero per la prossima formazione di un Panel di assaggiatori.
Bella esperienza... bel corso... bel gruppo!!! Italiano, arabo, inglese....un mix di lingue, esperienze e conoscenze...uniti nel nome dell'olio di qualità
Alla fine del corso eravamo tutti completamente immersi in una bella situazione e un clima di amicizia… Fruttato, amaro, piccante … fruitness, bitter, pungent …. samari, morr, harr ……riecheggiavano sensazioni in un bel miscuglio di lingue ed emozioni; il linguaggio dell’assaggio era diventato finalmente “internazionale”.
La scoperta di profumi per loro inconsueti, come mandorla verde, carciofo, pomodoro, frutti di bosco, legati al ricco patrimonio olivicolo italiano, li ha incuriositi e stimolati a pensare a come un filo d’olio di qualità possa arricchire le “meze” (antipasti tipici libanesi), come “labneh” (formaggio fresco, proposto anche a forma di palline sottolio), “tabbouleh” e “fattoush” (insalate), “hommos” (crema di ceci), “mtabbal” (crema di melanzane).
L’olio, prodotto tradizionalmente in terra libanese con quantitativi crescenti negli ultimi 20 anni, sta entrando sempre di più nella cucina e nella alimentazione locale; i dati COI mostrano infatti un’impennata nei consumi a partire dal 2008, con valori degli ultimi anni che si attestano complessivamente intorno alle 20 tonnellate.
Il corso è una delle ultime attività che lo IAMB ha sviluppato in Libano durante questi anni. Nino Dubla (specialista della filiera olivicola dello IAMB) ha coordinato i progetti, ci ha lavorato direttamente ed ha organizzato corsi di formazione ambientale in Italia ed in Libano per tecnici del MoA ed operatori di settore libanesi, coinvolgendo l’Università degli Studi di Bari, Facoltà di Agraria – UNIBA, l’Università degli Studi di Perugia, Facoltà di Agraria – UNIPE, l’Osservatorio Fitopatologico, Regione Puglia – Servizio fitosanitario, il Consorzio Vivaistico Pugliese – COVIP, la SAMER, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Bari, l’Associazione Meridionale Estimatori e Degustatori dell’Olio di Oliva di Bari – AMEDO, l’ASSAM – Agenzia Servizi Settore Agroalimentare Marche, e aziende e cooperative italiane.
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