L'arca olearia

TRE GENERAZIONI ALL’ANNO. DUE POTENZIALMENTE DANNOSE. È IL MICROLEPIDOTTERO PIÙ DANNOSO DELL’OLIVETO

La tignola dell’olivo raramente raggiunge livelli di popolazione tali da recare un danno economico. Gli attacchi sono riconoscibili per i fili sericei che avvolgono le infiorescenze e il monitoraggio risulta indispensabile nelle aree limitrofe al mare. Ecco le principali strategie di difesa

25 giugno 2005 | Alberto Grimelli

Prays oleae, questo il nome scientifico della tignola dell’olivo, compie tre generazioni all'anno. La larva matura raggiunge i 7-8mm, è grigio-nocciola e talvolta verdastra, mentre l’adulto è una piccola farfalla lunga meno di 1 centimetro di colore grigio scuro con riflessi argentei.
La prima generazione si sviluppa nel mese di giugno a spese dei fiori, la seconda invece colpisce il frutto e infine la terza vive alle spese delle foglie.
Delle tre sicuramente la più dannosa è la carpofaga, ovvero quella che si sviluppa all’interno delle olive. Le larve in questo caso vivono entro il frutto da quando ha una minuscola dimensione (drupa appena allegata) fino all’indurimento del nocciolo. Questa è la generazione che provoca i maggiori problemi agli olivicoltori sia per la cascola precoce dei frutticini all'atto della penetrazione delle larve (giugno- luglio), sia per la cascola successiva delle olive immature (agosto- settembre), dovuta dalla fuoriuscita delle larve mature dalle stesse. La cascola estiva delle olive può avvenire anche per la siccità, però quelle cadute per la tignola hanno un foro nel punto di attacco del picciolo od in prossimità di esso dal quale fuoriesce la larva matura per incrisalidarsi.
La temperatura minima necessaria agli adulti per essere attivi è di 12-13°C, a tali valori il numero di uova deposte è minimo, mentre temperature superiori a 27-28 °C causano mortalità di uova della generazione carpofaga. Lo sviluppo delle larve è condizionato dalle temperature minime, la mortalità invernale delle larve fillofaghe (ovvero che si sviluppano sulle foglie) aumenta con l'aumentare del numero di giorni con temperatura minima uguale o inferiore di zero. Con umidità inferiore al 60% diminuisce la percentuale di schiusura delle uova.

Monitoraggio e controllo della soglia economica d’intervento
Per il monitoraggio dell’infestazione si procede attraverso il controllo del livello di popolazione con trappole a feromoni. Ma è attraverso il controllo dell’infestazione attiva che si deve stabilire la necessità o meno di un trattamento. In particolare per la generazione antofaga si ritiene che il 32% dei fiori colpiti, ovvero ove sia visibile la caratteristica maglia di fili sericei, sia sufficiente per far scattare la necessità di un trattamento. Mentre a seguito del campionamento delle olive si può stabilire se si è superata la soglia economica d’intervento, pari al 15% delle olive colpite.

La difesa
Contro la generazione carpofaga è bene intervenire con fenitrothion, acephate, trichiorfon, dimetoato. quando la quasi totalità delle uova siano schiuse e le larve stiano penetrando nelle drupe (generalmente ciò avviene tra fine giugno-inizio luglio). Per poter avere il massimo dell'efficacia con il trattamento la maggior parte delle olive si deve trovare nella fase fenologica del "grano di pepe". Oltre a ciò, sempre contro la seconda generazione e al picco massimo di sfarfallamento, si possono usare dei ceppi a base di Bacillus thuringiensis a 24000 u.i. recentemente registrati per l'impiego in olivicoltura. Tali ceppi, rispetto a quelli tradizionali, risultano essere più specifici e con maggior rapidità d'azione.

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