L'arca olearia
La sostenibilità nella lotta contro la tignola e la mosca dell'olivo
I trattamenti fitosanitari non hanno solo un effetto sull'ambiente ma anche sui nemici naturali dei due insetti dannosi. Occorre anche un'efficace gestione del suolo per aiutare gli entomopatogeni utili
29 giugno 2013 | R. T.
E' noto che tutti i presidi fitosanitari hanno un impatto, più o meno violento, sull'ambiente. Non vi è solo la tossicità nei confronti dell'uomo, o di uccelli e animali, ma anche quella sull'entomofauna.
Dell'insieme degli insetti che vivono nell'agroecosistema oliveto alcuni sono utili. E' il caso Anthocoris nemoralis (F.) (Hem. Anthocoridae), Chelonus inanitus (L.) (Hym. Braconidae), Chilocorus nigritus (F. ) (Col. Coccinellidae) e Scutellysta cyanea Motschulsky (Hym. Pteromalidae) che sono antagonisti naturali di Prays oleae (tignola) e di Bactrocera oleae (mosca).
Una ricerca spagnola ha dimostrato che, tra i vari presidi sanitari utilizzabili, caolino e rame sono quelli maggiormente sostenibili, non avendo aumentato la mortalità dei quattro insetti studiati, con l'eccezione di A. nemoralis. Gli effetti subletali, tuttavia, differiscono a seconda del parametro di valutazione e l'insetto studiato. Sia il caolino sia il ramehanno ridotto leggermente, ma significativamente, la durata del ciclo di vita di C. inanitus e S. cyanea. Negli esperimenti comportamentali, inoltre, è stata osservata una netta preferenza per rimanente su superfici non trattate quando gli insetti avevano la possibilità di scegliere. Comunque, pur avendo alcuni effetti negativi, l'impatto sui nemici naturali era inferiore a quello causato dagli altri prodotti comunemente applicati sull'oliveto contro Prays e Bactrocera.
Non è sufficiente, tuttavia, considerare solo l'impatto di trattamenti alla coltura.
Uno studio portoghese ha infatti dimostrato che le lavorazioni del suolo, rispetto all'inerbimento permanente, diminuiscono sensibilmente la popolazione di alcuni entomopatogeni della tignola dell'olivo. Sono stati confrontati tra porzioni di olivo comunemente lavorati e non lavorati, eseguendo campionamenti di tignola (sia larve sia pupe) nel corso di due anni consecutivi.
I dati hanno dimostrato che i centoventi funghi isolati appartenevano a otto differenti specie. Le specie più abbondanti erano Beauveria bassiana (60%), Cladosporium cladosporioides (18%) e Cladosporium oxysporum (14%).
Negli oliveti non lavorati, però, vi era una maggiore abbondanza, frequenza e diversità di specie rispetto a quelli non lavorati. In particolare negli oliveti non arati è stata riscontrata maggiore frequenza (2,7%), diversità (7 specie) e abbondanza (65 isolati) di funghi entomopatogeni rispetto alla porzione lavorata: 2,3%, 4 specie e 55 isolati
I risultati hanno altresì indicato che gli oliveti inerbiti presentava le migliori condizioni per ridurre la probabilità di infezione da P. oleae, proprio a causa dell'incremento dei funghi entomopatogeni. Le ricerche hanno quindi dimostrato come la difesa fitosanitaria, anche in ottemperanza alla prossima entrata in vigore dell'agricoltura integrata obbligatoria, vada gestita in sinergia con le altre operazioni colturali e tenendo conto degli effetti benefici dell'ambiente naturale sul controllo dei parassiti.
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