L'arca olearia
Digestione anaerbica dei sottoprodotti oleari: il problema fenoli

Ora che non si sono più limitazioni legislative nell'utilizzo della sansa vergine e delle acqua di vegetazione negli impianti a biogas, la nuova frontiera è il pieno sfruttamento del potenziale dei sottoprodotti oleari
06 aprile 2013 | R. T.
Sono sempre più numerose, in Italia, le esperienze di utilizzo dei sottoprodotti oleari, in particolare sansa vergine, nei digestori per la produzione di biogas.
Saggi di questo tipo erano già stati effettuati in via sperimentale dal Cra-Oli qualche anno fa. La difficoltà già riscontrata all'epoca era la digestione, microbiologicamente delicata, di questi substrati, anche se il potenziale metagenico delle sanse era elevato, pari a quello di reflui zootecnici.
Nell'ambito del progetto Oligas, in particolare, è stata studiata la possibilità di ridurre l'effetto battericida/batteriostatico dei fenoli attraverso un loro allontanamento/distruzione, prima dell'immissione nel digestore.
Un progetto di ricerca ha previsto, con successo, l'utilizzo di metodi chimici, mediante ossidanti (Reagente di Fenton) e con metodi fisi, ovvero con cella elettrolitica con elettrodi di grafite. I risultati ottenuti sono incoraggianti rendendosi necessario un approfondimento sull'applicabilità di tali metodologie su scala industriale.
Lo stesso centro di ricerca ha anche utilizzato un altro approccio per risolvere il problema dell'elevato carico fenolico delle sanse, ovvero l'utilizzo di un pool batterico capace tanto di una parziale defenolizzazione quanto di un rapido innesco della fermentazione metagenica. In particolare l'attenzione è stata focalizzata su tre ceppi batterici, isolati nella carposfera del frutto di oliva di cultivar di diversa origine, e presenti nella collezione di microrganismi del Cra-Oli. Si tratta del Lactobacillus plantarum B28, Lactobacillus plantarum B51 e Lactobacillus plantarum B124.
Questi ceppi hanno mostrato una buona potenzialità di degradazione dell'oleouropeina, fenolo preso a riferimento, mentre sono in corso approfondimenti e saggi per comprendere meglio la tolleranza e la capacità di crescita/fermentazione dei cappi in ambienti fortemente acidi, meutri fino a fortemente basici che caratterizzano le diverse matrici di partenza e alle diverse temperature che si possono verificare durante lo stoccaggio (da 4 a 15 gradi) oppure all'interno del digestore (sopra i 40 gradi).
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