L'arca olearia

Ecco come fare reddito in un oliveto di aree marginali in ambienti semi-aridi

Occorre limitare il fenomeno dell’abbandono degli oliveti estensivi attraverso l'utilizzo di modelli agronomici socialmente sostenibili, rispettosi dell’ambiente e soprattutto capaci di assicurare una produzione annuale dalle caratteristiche qualitative eccellenti e altamente redditizia

09 marzo 2013 | Assunta Maria Palese, Cristos Xiloyannis, Giuseppe Celano, Maria Pergola, Mariafara Favia

Il quadro di riferimento

Nelle aree collinari, il fenomeno dell’abbandono degli oliveti estensivi è da imputarsi essenzialmente ai costi di gestione i quali spesso risultano troppo onerosi a fronte di produzioni scarse ed incostanti. La bassa produttività dipende da fattori limitanti di natura strutturale (vetustà degli oliveti, topografia accidentata e difficile meccanizzazione, bassa densità d’impianto, suoli poco fertili, scarse precipitazioni meteoriche, mancanza di acqua per l’irrigazione) e da una gestione agronomica spesso non adeguata. L’abbandono è incoraggiato anche dall’età avanzata degli olivicoltori, dal declino demografico e dal disaccoppiamento dell’aiuto al reddito a seguito della riforma Fishler della Politica Agraria Comunitaria (PAC) (Severini, 2006). Una delle conseguenze dell’abbandono è lo spopolamento dei piccoli centri rurali che inevitabilmente riduce l’azione di presidio contro i fenomeni di degrado ambientale (taglio ed estirpazione illegale degli olivi, incendi dolosi, sovra pascolamento, erosione, perdita di biodiversità) assicurata dalla presenza degli agricoltori sul territorio. Il degrado dell’ambiente e la perdita delle risorse naturali è ulteriormente aggravato dai cambiamenti climatici che accentuano il depauperamento della sostanza organica dei suoli, creano condizioni di emergenza idrica, peggiorano la qualità delle acque e ne riducono ulteriormente la disponibilità per l’irrigazione (CE, 2009).

 

Quali le soluzioni per il rilancio dell’olivicoltura?

Il rilancio della olivicoltura italiana di collina richiede uno sforzo congiunto da parte del mondo della ricerca, delle strutture di governo e di trasferimento/divulgazione nel trovare soluzioni adeguate per incentivare gli olivicoltori a continuare la coltivazione di questa coltura il cui ruolo sociale, economico, culturale e paesaggistico è indubbio. Le opzioni da ricercare devono essere socialmente sostenibili, rispettose dell’ambiente e soprattutto capaci di assicurare una produzione annuale dalle caratteristiche qualitative eccellenti e, pertanto, altamente redditizie per gli operatori del settore che potrebbero essere persuasi a rimanere nelle aree rurali.

Di seguito sono riportati i risultati ottenuti dall’applicazione (2001-2008) di un modello gestionale alternativo dell’oliveto basato sul riciclo del materiale di potatura e sull’irrigazione con acque reflue urbane (Tabella 1) (Foto 1, 2). Infatti, l’olivo può essere considerata una specie “a basso rischio microbiologico”, e dunque, particolarmente adatta ad essere irrigata con reflui urbani (Palese et al., 2009). In particolare, la sua predisposizione nasce dal fatto che i suoi frutti vengono raccolti dopo circa un mese dall’ultima irrigazione e subiscono un processo di trasformazione prima del consumo.

I risultati sono stati confrontati con quelli acquisiti in un oliveto simile gestito secondo il sistema colturale convenzionale comunemente impiegato nell’area (coltura asciutta, lavorazioni sistematiche del terreno, fertilizzazione non razionale, potatura intensa biennale, bruciatura del materiale di potatura) (Foto 3).

La redditività del modello di gestione alternativo è stata misurata tramite l’Utile Lordo (UL) dell’imprenditore agricolo (Tabella 2) calcolato come

Utile Lordo (UL) = Produzione Lorda Vendibile (PLV) – Costi di Produzione (CP)

dove la PLV rappresenta il ricavo relativo alla vendita delle olive da tavola e da olio e CP i costi di produzione, ad eccezione delle imposte e delle spese generali, distinti in costi variabili e fissi.

I benefici ambientali, derivanti dall’applicazione del modello alternativo sono stati valutati in termini di capacità del sistema di sequestrare la CO2 atmosferica e di fissarla nelle colture e nel suolo. Dettagli sull’analisi economica e sulla valutazione degli stocks e delle emissioni di CO2 sono riportate nei lavori di Palese e collaboratori (Palese et al., 2012; Palese et al., 2013).

 

Aumentare la redditività degli olivicoltori incrementando la produttività degli oliveti e la qualità della produzione

La PLV del modello di gestione alternativo è risultata sempre positiva negli anni di sperimentazione (2001-2008) e più elevata rispetto al sistema convenzionale (Figura 1). Ciò perché la gestione proposta, ed in particolare l’irrigazione abbinata alla fertirrigazione, ha consentito una produzione significativamente più costante (Figura 2) e di migliore qualità merceologica. Infatti, Il sistema alternativo ha evidenziato rispetto a quello convenzionale un aumento del peso fresco della drupa (3,8 g ± 1,0 versus 2,5 g ± 0,8), della percentuale della polpa sul peso totale (6,1 ± 2,4 versus 4,0 ± 1,6 ) e del rapporto polpa/nòcciolo (85% ± 4,4 versus 78% ± 5,8). La pezzatura delle olive rientrava nelle classi diametriche da >14 mm a ≤20 mm, le più pregiate ed ottimali per l’utilizzo del frutto per il consumo da tavola (93% del modello alternativo versus 48% di quello convenzionale). Ciò consente l’immissione sul mercato di un prodotto valutabile, in funzione della sua destinazione finale, a prezzi decisamente differenti: 1.150 € t-1 per le olive da mensa contro 400 € t-1 per quelle da olio. D’altra parte i CP del modello alternativo sono risultati più elevati (tra 3.799 e 6.010 € ha-1 anno-1) a causa dei maggiori costi variabili legati all’intensificazione delle pratiche colturali per la gestione dell’oliveto. L’UL del modello alternativo è risultato sempre positivo e superiore a 5.900 € ha-1 anno-1 fino a un massimo di 12.620 € ha-1 anno-1 (Figura 1). Nel sistema colturale convenzionale, invece, l’UL ha mantenuto un andamento oscillante, tra gli anni di carica (tra 1.615 e 5.240 € ha-1 anno-1) e gli anni di scarica, in cui è risultato sistematicamente negativo. In ogni caso, l’UL medio del periodo è stato positivo (1.303 € ha-1 anno-1) (Figura 1) soprattutto grazie al contenimento dei CP. Il modello alternativo è da considerarsi anche più sostenibile dal punto di vista sociale poiché ha richiesto un fabbisogno annuo medio di lavoro pari a 367 ore ha-1 (contro 162 ore ha-1 del sistema convenzionale).

 

Riconoscere e potenziare il ruolo ambientale dell’olivicoltura marginale

Il modello alternativo ha sequestrato una quantità di CO2 pari a più del doppio di quella catturata dal sistema convenzionale: in particolare la copertura erbacea (parte aerea + radici) ha sequestrato quasi il 35% della CO2 totale fissata (tabella 2) (Foto 3). Nel sistema colturale convenzionale il carbonio fissato dal materiale di potatura e dalla produzione è stato rilevante (media 2001-2008) (tabella 2) anche se molto variabile a causa dell’alternanza di produzione (Figura 2) e della potatura biennale. Allo stesso tempo, però, il carbonio fissato nel materiale di potatura non ha costituito una riserva in quanto è stato allontanato dall’oliveto e restituito in atmosfera con la deleteria pratica della bruciatura. Questa operazione di fatto costituisce la voce più importante delle emissioni antropiche nel modello convenzionale (tabella 3). Le emissioni dovute all’uso di fertilizzanti e prodotti fitosanitari e alle operazioni di campo sono risultate invece quasi la metà rispetto al modello alternativo (tabella 3). La respirazione del suolo costituisce la fonte di emissione di CO2 più importante in entrambe i sistemi considerati (tabella 3).

Dal confronto dei flussi medi di CO2 (Produttività Primaria Netta totale annua versus emissioni totali) è evidente la capacità del modello di gestione alternativo nel sequestrare CO2 dall’atmosfera (tabella 4). Tale differenza potrebbe essere un indicatore della Produttività Netta dell’Ecosistema (Wofsy et al., 1993).

La capacità di stoccaggio nel suolo della CO2 è stata notevole nell’oliveto gestito secondo il modello alternativo il quale in 8 anni di sperimentazione ha mostrato, nei primi 60 cm di profondità, un guadagno annuo di CO2 pari a 3,85 t ha-1. Gli apporti di foglie senescenti, residui di potatura e biomassa erbacea sono stati, in questo caso, pari a 31,06 t ha-1 anno-1 di sostanza secca. Il sistema convenzionale ha perduto una quantità annua di CO2 pari a 5,10 t ha-1 a causa dell’impiego di tecniche colturali non conservative. Gli apporti di materiale organico, pari a 7.85 t ha-1 anno-1 in sostanza secca, sono stati tali da non compensare le perdite di carbonio dovute alla mineralizzazione della sostanza organica endogena.

 

Alcune considerazioni

Il modello alternativo proposto fa proprie le indicazioni provenienti dalla Unione Europea che indirizzano le aziende verso il mercato e la fornitura di servizi eco-sistemici, come il controllo delle emissioni di gas serra che rappresentano la maggiore causa dei cambiamenti climatici, la conservazione dell’acqua e della sua qualità, il mantenimento della biodiversità e del paesaggio (Costanza e d’Arge, 1997; Durham et al., 2005; Lei e Wang, 2003). L’utilizzo di fonti idriche non convenzionali nel comparto agricolo può costituire una soluzione per fronteggiare la pressante emergenza idrica e incrementare la sostenibilità di alcuni sistemi in aree marginali. La gestione razionale delle pratiche agricole è una delle strategie più efficaci per la mitigazione delle emissioni di gas serra con impatti positivi specialmente in caso di colture molto diffuse e ad elevato potenziale di sequestro come l’olivo.

 

Responsabile della ricerca: Assunta Maria Palese

Affiliazione: Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo: Architettura, Ambiente, Patrimoni Culturali (DiCEM) - Università degli Studi della Basilicata

Bibliografia

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Calogero salvatore Certa

09 marzo 2013 ore 21:11

come si deve andare avanti cosi' con il gasolio alle stelle ,l'olio che si vende a soli 3,00 a kg.Sè gia sono io che faccio in famiglia e non riesco a prenderci le spese mi volete dire come si deve andare avanti cosi',se tolgono pure il contributo come si dice siamo costretti ad abbandonare mi dispiace ma se non danno una svolta sara cosi dappertutto!cordiali saluti!