L'arca olearia
Autovia del Olivar: olivo e olio di oliva visti dalla Spagna

Buone le premesse produttive, anche se la fioritura a Jaen è ancora molto indietro. Tutta l’attenzione a Expoliva si è concentrata sui prezzi, vero tema forte dell’annata. La spagna dell’olivo e dell’olio di oliva non è il monolita che si può immaginare
16 maggio 2025 | 18:30 | Carlotta Pasetto
La prima cosa che colpisce chi percorre la "Autovia del Olivar", dalla costa verso l’entroterra, è il paesaggio: una distesa continua di chiome verdi e argentate, ora punteggiate di bianco, mentre già le mignole fanno capolino tra i rami: è il primo segnale di una campagna olivicola promettente.
Gli addetti ai lavori concordano su un primo dato: le premesse sono buone, grazie a un inverno ben distribuito dal punto di vista idrico, a una primavera mite e a un processo di fioritura vigoroso, ma non omogeneo.
Se nella provincia di Jean la mignolatura è ancora indietro, anche per temperature molto fresche (inusuale doversi mettere un maglioncino la sera in questo periodo), nell’area di Estepa possono sbilanciarsi molto più in ipotesi produttive. E’ certamente una fase molto delicata che si vive in un misto di apprensione e speranza.
Un sentimento che si è percepito bene a Jaén, che in questi giorni si trasforma nella capitale dell’olio d’oliva grazie a Expoliva, la fiera biennale di riferimento per tutto il comparto olivicolo-oleario.
Un appuntamento che richiama professionisti da tutto il mondo: agricoltori, frantoiani, imbottigliatori, buyer, broker, tecnici e assaggiatori. Expoliva è il termometro del settore, l’occasione per confrontarsi sulle prospettive, le innovazioni, le criticità e soprattutto sulle direttrici future del mercato mondiale dell’olio.
Rappresenta il punto di osservazione privilegiato dell’olivicoltura globale. Expoliva, da essere una fiera di macchinari e innovazione del settore, sta progressivamente ampliando i suoi orizzonti, in linea con la volontà di far diventare la Spagna il centro del mondo olivicolo oleario, anche dal punto di vista della qualità produttiva. Expoliva come polo di networking dell’olivo e dell’olio.
Ma non è tutto. Le sfide più ambiziose guardano oltre, con obiettivi finalizzati ad un continuo aumento della produzione nei prossimi anni, come sottolineato dal Ministro dell’Agricoltura Spagnolo durante l’inaugurazione della fiera.
La prova visiva di questa espansione è indubbia. E’ un paesaggio in continua evoluzione, che sottolinea il ritmo incessante di un Paese che punta fortemente sull’olivicoltura attraverso la messa a dimora di nuovi impianti, alla ricerca e sperimentazione di nuove varietà per una ricerca orientata anche al miglioramento della qualità. Una trasformazione strutturale in atto, che punta a rafforzare ulteriormente la leadership spagnola nel panorama oleicolo mondiale.
Sebbene la percezione che si ha in Italia è di un sistema olivicolo iberico totalmente schierato a favore del superintensivo, in realtà vi è una discussione molto aperta tra favorevoli e contrari all’intensificazione culturale. Nessun dubbio, invece, sulla volontà di espandere l’olivicoltura e soprattutto di aumentare produttività e redditività degli oliveti.
Con una campagna che si prevede potenzialmente abbondante, il tema del prezzo dell’olio torna al centro dell’attenzione. Il timore è che i prezzi possano crollare sotto la pressione dell’offerta. Ma potrebbe essere un errore strategico. Abbassare eccessivamente i prezzi rischierebbe di svuotare di valore un prodotto che deve invece essere protetto e valorizzato, sia in termini economici che culturali.
È plausibile attendersi una riduzione rispetto ai livelli raggiunti nelle scorse stagioni, ma un crollo eccessivo sarebbe dannoso per tutta la filiera. Il giusto equilibrio sarà fondamentale: l’olio extravergine d’oliva è un pilastro della dieta mediterranea e deve restare abbordabile al consumatore, ma senza compromettere la sostenibilità economica di chi lo produce.
Anche in questo caso la Spagna dell’olio di oliva non è quel blocco monolitico che si può immaginare all’esterno. I frantoi privati e gli industriali ragionano soprattutto in un’ottica di breve periodo, volto a far quadrare i bilanci dell’anno, mentre il mondo cooperativo vuole salvaguardare il valore aggiunto nel medio e lungo periodo. E questo ha portato a tensioni sul prezzo dell'olio che sono state chiaramente avvertite in questa campagna olearia.
Chi oggi guarda alla Spagna, vede non solo il primo produttore mondiale, ma un laboratorio aperto di innovazione olivicola. Un esempio che invita il mondo dell’olio a investire, crescere e migliorare. Perché il futuro dell’olio non si misura solo in quintali o tonnellate, ma in valore, competenze e cultura.
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