L'arca olearia

Anche Assitol e Federolio si uniscono all'appello per non lasciar morire la ricerca oleicola italiana

Anche Assitol e Federolio si uniscono all'appello per non lasciar morire la ricerca oleicola italiana

Si apre un reale spiraglio affinchè la filiera olivicola e olearia italiana riesca a trovare un comun denominatore almeno su un tema strategico per il futuro, quello della sperimentazione e dell'innovazione

05 maggio 2012 | Alberto Grimelli

Gli interessi fra le anime della filiera olivicolo-olearia sono diversi, tanto da risultare spesso inconciliabili. Ne abbiamo dato conto in differenti articoli su Teatro Naturale. I continui litigi, le reciproche accuse creano un clima di continua tensione ed empasse.

E' possibile, però, trovare un tema su cui far fronte comune? E' possibile trovare un argomento su cui presentarsi tutti uniti?

Forse l'appello lanciato in occasione di Olio Capitale 2012, “Non lasciamo morire la ricerca oleicola italiana”, può essere un sentiero condiviso. Assitol e Federolio, infatti, aprono al dialogo col mondo produttivo. Un passo in avanti per cercare di individuare una reale e concreta via per rilanciare una forte azione innovatrice nel comparto.

Ne abbiamo parlato con Gennaro Forcella, Presidente Federolio, e con Claudio Ranzani, Direttore Assitol.

 

- A che livello crede sia lo stato della ricerca oleicola italiana? Rispetto a vent'anni fa?

Gennaro Forcella. Se per ricerca oleicola italiana si intendono i centri di eccellenza e le personalità che si sono, tra l’altro, distinte nei lavori alla Commissione europea e presso il C.O.I., direi che il livello è ottimo. Poi non mancano sortite un po’ più improvvisate e meno professionali ma fortunatamente esse lasciano il tempo che trovano.

Claudio Ranzani. Il livello della ricerca italiana è notevole. Basti pensare alle macchine di produzione per l’olio, che ci vedono al primo posto nel mercato mondiale per l’avanzata tecnologia, o alla definizione di sistemi di verifica e controllo sulla qualità degli oli, quasi tutti sviluppati e messi a punto in Italia. Anche in campo nutrizionale abbiamo molti punti di forza. I grandi gruppi, inoltre, non hanno mai smesso di fare ricerca. Negli ultimi anni, forse, abbiamo perso qualche battuta, ma il livello generale del comparto è da considerarsi ottimo.

Sull’olivicoltura, al contrario, penso ci sia molto da fare. Credo esista, infatti, un pregiudizio culturale, duro da combattere, che impedisce al mondo agricolo di vedere nella ricerca nuove strade per produrre meglio, per aumentare la produttività, per ottenere nuove possibilità di guadagno. Si badi bene: anche tra gli industriali ci sono forti resistenze. Per l’industria, però, è più facile accettare l’idea che l’innovazione possa davvero avere una ricaduta positiva concreta sul fatturato dell’azienda.

- In che modo ritiene la ricerca oleicola può venire in aiuto alle necessità dei vostri associati?

Gennaro Forcella. Mirando ad aspetti che diano maggiore garanzia di tenuta e di affidabilità del quadro normativo sulle caratteristiche chimico – fisico – organolettiche e sulla sicurezza alimentare (residui/contaminanti). E’ innegabile che sarebbe essenziale, ad esempio, supportare il panel test, purtroppo afflitto da un’insuperabile soggettività nonché da una problematica applicazione, con analisi strumentali (penso in particolare all’analisi degli aromi ma non solo).

Claudio Ranzani. I risultati di una ricerca hanno, da sempre, uno scopo primario: creare un vantaggio competitivo rispetto agli altri concorrenti. Individuare sistemi di produzione per ottenere oli di migliore qualità, per fare un esempio banale, non sarebbe certo un beneficio da poco per il settore.

Come associazione, abbiamo sempre cercato di promuovere l’importanza della ricerca, ovviamente allo scopo di sostenere l’industria. Ad esempio, abbiamo promosso la definizione di un metodo come quello degli alchilesteri, e continuiamo a verificarne l’efficacia e recentemente abbiamo finanziato studi sui principali contaminanti degli oli extravergini d’oliva. E’ chiaro che il nostro coinvolgimento riguarda progetti che ruotano intorno all’attività di confezionamento. Non potremmo certo occuparci direttamente di olivicoltura, coinvolgendo agronomi e tecnici, perché esula dal nostro campo di competenza e non saremmo in grado di garantirgli le “facilities” di cui hanno bisogno.

- Nell'alveo dei fondi pubblici assegnati al settore ritiene vi siano spazi per recuperare soldi da destinare a questo settore?

Gennaro Forcella. Certamente, ma qui ci vorrebbe veramente una riflessione sia a livello comunitario che all’interno delle filiere dei vari Paesi olivicoli. Occorrerebbe, sotto questo profilo, “ripensare” l’attuale assetto del regolamento “operatori” le cui risorse finiscono spesso a finanziare progetti che certo non sono destinati a migliorare concretamente le condizioni del settore.

Claudio Ranzani. A livello nazionale, nell’attuale situazione, gli spazi di recupero appaiono esigui. Al contrario, appare più agevole inserirsi in progetti internazionali, perché nell’ambito dei diversi programmi quadro vi sono disponibili cospicui fondi comunitari. Va tuttavia sottolineato che non si può puntare a questi fondi da soli ed è necessario coinvolgere ricercatori di Paesi e istituti di ricerca diversi perché i progetti possano essere finanziati.

- Sarebbe disponibile, su questo argomento, a trovare un'intesa con il mondo produttivo tale da creare un fronte unico e compatto a Bruxelles?

Gennaro Forcella. Dalla risposta alla precedente domanda penso che traspaia la mia disponibilità in questo senso. Ma il mondo produttivo – o almeno la parte più “vistosa” mediaticamente di esso – è disponibile a cambiare registro e prendere atto di quanto sia importante il ruolo del mondo del commercio e del confezionamento?

Claudio Ranzani. Abbiamo proposto da tempo a tutti gli operatori delle filiera una riflessione concreta sull’opportunità di accrescere la competitività del comparto, rivisitando le strategie adottate in passato e individuando un percorso comune. Un’intesa sulla ricerca oleicola potrebbe essere un buon modo per cominciare e posso perciò confermare fin d’ora la nostra piena disponibilità a cercarla con le altre componenti della filiera.

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MARIO DE ANGELIS

05 maggio 2012 ore 14:18

Alberto, è inutile continuare a fare chiacchiere!!! Incontriamoci a Città S. Angelo (PE), porta con te chi vuoi, facciamo un giro e ti farò vedere come procede la ricerca in elaiotecnica!!! Poi fateci sapere le vostre impressioni!!!
Saluti a tutti e...speriamo bene!!!
Mario De Angelis