L'arca olearia
Non ci sono uniche intensità ed epoca di potatura per tutti gli oliveti
Occorre sfatare alcuni miti, tra cui il più radicato è che alla comparsa delle mignole occorre fermare la potatura. Intervenendo al minimo si può risparmiare tempo, denaro e massimizzare la produttività
14 aprile 2012 | Enrico Maria Lodolini
L’intensità e l’epoca di potatura vanno scelte a seconda delle condizioni pedo-climatiche, della densità di impianto, della cultivar e della tecnica colturale e del livello di meccanizzazione aziendale.
Nei primi anni di vita dell’oliveto, la non potatura garantisce una precoce entrata in produzione e livelli produttivi elevati in confronto a piante potate. L’assenza di potatura non consente però il controllo delle dimensioni e della forma della pianta e induce un rapido invecchiamento della porzione centrale della chioma. E’ quindi utile ricercare un migliore equilibrio vegeto-riproduttivo fin dai primi anni dall’impianto attraverso interventi di potatura di ridotta intensità.
Per dare regolarità geometrica agli olivi, la potatura tradizionale prevede interventi annuali e l’asportazione di grosse porzioni di chioma, con il rischio di risultare poco efficiente e di stimolare forti risposte vegetative ed elevata emissione di succhioni. Tale approccio mantiene la pianta in un costante squilibrio vegetativo e con un livello produttivo sub-ottimale, senza risultare in grado di ridurre il fenomeno dell’alternanza di produzione.
La tecnica moderna prevede invece l’applicazione di limitati interventi (potatura minima) in cui la chioma viene gestita assecondando il naturale habitus di crescita della varietà. Anche la gestione delle cime risulta meno minuziosa e funzionale al mantenimento di un’organizzazione conica per ciascuna branca primaria o per l’intera pianta nel caso di forme ad asse unico.
Questo approccio consente di ridurre notevolmente i tempi di esecuzione della potatura, e quindi di ridurne i costi, ottenendo chiome molto efficienti dal punto di vista vegeto-riproduttivo e di dimensioni contenute.
Per quanto riguarda l’epoca di intervento, l’indicazione generale è che nelle zone con inverni miti (sud Italia) la potatura può essere eseguita successivamanete alla raccolta, mentre in aree relativamente fredde (centro Italia) è preferibile aspettare la fine dell’inverno quando la pianta si trova in ripresa vegetativa e il rischio di gelate tardive è ormai passato.
Molti autori sconsigliano di eseguire la potatura tardiva (aprile-maggio) per evitare un effetto deprimente sullo sviluppo della pianta a causa dell’eliminazione di porzioni verso cui le sostanza nutritive sono già state traslocate dai siti di riserva.
Tuttavia, prove sperimentali condotte per due anni consecutivi nelle Marche su olivi di 5-6 anni dall’impianto allevati in asciutto (cv Raggia, Maurino e Leccino), hanno mostrato che una potatura effettuata dopo la piena fioritura (Giugno) tende a limitare il riscoppio vegetativo di rami vigorosi (succhioni) dalle branche primarie con risultati comparabili ad una potatura leggera effettuata ad Aprile (tab 1). Le produzioni alla raccolta sono risultate intermedie tra la non potatura e la potatura intensa di Aprile (tab 2). Al contrario, una potatura intensa ad Aprile induce un forte riscoppio di succhioni sulle branche primarie inducendo un forte squilibrio vegetativo della pianta e riducendo significativamente la produzione media per pianta alla raccolta (tab 2).

I risultati suggeriscono che la potatura dell’olivo nell’Italia centrale può essere effettuata anche dopo la piena fioritura per mantenere un’elevata allegagione e produzione di frutti alla raccolta, controllare l’accrescimento vegetativo della chioma (contenimento delle dimensioni e del succhionamento) e mantenere un buon equilibrio vegeto-riproduttivo della pianta. Va ricordato che intensità ed epoca di potatura andrebbero comunque regolate secondo il naturale habitus di crescita e ciclo di rinnovo di ciascuna cultivar. Si può inoltre ipotizzare di intervenire ad anni alterni, visto il basso numero di succhioni emessi, per recuperare in parte il ritardo produttivo rispetto agli alberi non potati.
La potatura tardiva potrebbe risultare utile alla gestione di eccessi di rinnovo vegetativo e per il contenimento delle dimensioni della chioma in condizioni di intensificazione colturale dell’olivo. Laddove non esistano vantaggi organizzativi particolari si può continuare a utilizzare la potatura minima primaverile su base annuale, mantenendo un buon controllo della pianta e senza perdite elevate di produzione.
Bibliografia
E.M. Lodolini, T.S. Endeshaw, R. Gangatharan , D. Neri, A. Santinelli, 2011. Olive fruit set in central Italy in response to different pruning systems. Acta Hort. (ISHS): 195-201.
E.M. Lodolini, A. Santinelli, T. Cioccolanti, T.S. Endeshaw, R. Gangatharan, M. Mancinelli, D. Neri, 2011. Risposta vegeto-riproduttiva dell’olivo alla potatura tardiva. Atti II Convegno Nazionale dell’Olivo e dell’Olio, Perugia 21-23 Settembre (in stampa).
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