L'arca olearia

Come devo concimare il mio oliveto in questa primavera siccitosa?

Dopo neve e gelo, con le piante che ormai si stanno riprendendo e cominciando il risveglio vegetativo, è ora di pensare alla fertilizzazione con qualche cautela dovuta alle particolarità della stagione

07 aprile 2012 | Alberto Grimelli

L'Italia olivicola è sostanzialmente spaccata in due.

Nel centro nord, dopo un'annata di scarica, abbiamo avuto freddo e gelo, in taluni casi creando danni ,anche strutturali, agli olivi. Ora vi è una perdurante siccità, rotta solo da qualche sporadica pioggia che tuttavia non riempe né le falde né il suolo.

Nel sud, dopo un'annata di carica o comunque buona, il gelo ha colpito solo sporadicamente e limitatamente a qualche areale. Il deficit idrico è meno sensibile che al centro-nord anche se ha già raggiunto livelli preoccupanti e di guardia.

Visti gli scenari, occorre cercare di comprendere quali soluzioni adottare nella fertilizzazione dell'oliveto.

Una buona regola generale è che la concimazione al terreno, con fertilizzanti granulari, vada effettuata quando questo ha un tenore di umidità alla capacità di campo. Empiricamente, scavando una buca, a 20-30 centimetri di profondità il suolo dovrebbe risultare umido, lasciando la mano quasi bagnata. In caso contrario la capacità delle radici di assorbire gli elementi minerali risulta fortemente limitata e anche l'apporto può risultare inutile. Spargere concime, anche interrandolo, in un terreno secco rappresenta, insomma, uno spreco di risorse.

Che fare, però, visto che la primavera, secondo i climatologi, si preannuncia arida?

Non esiste una soluzione univoca, dipendendo dalle condizioni aziendali.

Nel caso di un oliveto coltivato in asciutto, a fronte di una stabilità delle condizioni climatiche si può prevedere di gestire la concimazione unicamente mediante fertilizzazioni fogliari. Apportare concime al suolo, infatti, può rappresentare un'incognita e un rischio. Un'incognita in ragione dell'andamento stagionale, ovvero del momento in cui, cominciando le piogge, gli elementi inizieranno a divenire disponibili. Un rischio perchè, nel caso le piogge cominciassero troppo a ridosso della mignolatura, l'ampia disponibilità nutritiva, in particolare d'azoto, potrebbe squilibrare la pianta, riducendo fioritura e allegagione. E' invece possibile pensare di riorganizzare la fertilizzazione sulla base di 3-4 interventi di fertilizzazione fogliare: il primo alla ripresa vegetativa, con un prodotto a base d'azoto, da ripetersi una o due volte, a dosaggi decrescenti, in pre e post fioritura, il quarto a settembre con un fertilizzante a base soprattutto di fosforo e potassio.

Nel caso di un oliveto irrigato, l'ideale risulta ovviamente la fertirrigazione con i cicli di fertilizzazione che seguano quelli di assorbimento dei principali elementi minerali.

Nel caso di un oliveto irriguo ma non dotato di impianto di fertilizzazione, sarà possibile procedere a una fertilizzazione localizzata al suolo, nell'area interessata dalla bolla di irrigazione, con un quantitativo non superiore comunque al 25% del fabbisogno stimato. La restante parte può essere somministrata per via fogliare in particolare in due interventi (pre e post fioritura).

Centro-nord

Nelle aree dove l'olivo è stato raggiunto dal gelo, necessitando di interventi di potatura più drastici, sarà necessario prestare particolare cautela alla concimazione. Un eccesso d'azoto può infatti provocare, su una pianta già squilibrata sul piano vegeto-radicale, l'emissione di un numero eccessivo di succhioni e polloni che dovremo poi andare a eliminare nella stagione successiva. Anche in ragione dell'estrema variabilità, anche all'interno dello stesso oliveto, delle condizioni delle diverse piante sarà bene provvedere a concimazioni localizzate.

Su olivi particolarmente sofferenti, e naturalmente su quelli dove si è attuata una potatura di riforma, è sconsigliabile intervenire con fertilizzazioni fogliari. La superficie fogliare a disposizione della pianta per assorbire gli elementi nutritivi sarà minima e quindi non sufficiente a garantire adeguata nutrizione. Le stesse foglie “superstiti” potrebbero comunque essere danneggiate dal gelo e anche un debole effetto fitotossico potrebbe portarne la caduta, con conseguente ridsuzione della capacità fotosintetica della pianta proprio quando ne avrà la massima necessità.

Sud

Nelle annate di carica occorre tenere in buona considerazione, per provvedere al bilancio nutritivo, le asportazioni derivanti da olive.

In età adulta, le asportazioni sono pari a 230 gr/pianta per l'azoto, 42 gr/pianta per il fosforo e 223 gr/pianta per il potassio. Già Morettini, nel 1972, calcolò in 77 g di N, 72 g di P2O5 e 133 di K2O le asportazioni per ogni 12 Kg di olive.

Da questi dati si deduca quanto sia importante un buon reintegro di nutrienti per la pianta, anche al fine di evitare l'accentuazione del fenomeno dell'alternanza di produzione.

Anche in questo caso è bene evitare eccessi d'azoto che potrebbero portare a squilibri. Viste le ingenti quantità da somministrare, si può provvedere a fertilizzazioni frazionate in 2-3 interventi.

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