L'arca olearia

1960-2010. Buon compleanno extra vergine. Tributo al “re dei grassi”

Ci siamo, un prodotto simbolo della nostra agricoltura compie quest’anno cinquant’anni. Non se ne è accorto nessuno. Risale al 13 novembre 1960 il testo di legge che ha imposto la dicitura di “extra vergine”. Qual è il bilancio che possiamo trarre? Siete pronti? Ci saranno grandi sorprese per i lettori di “Teatro Naturale”

16 ottobre 2010 | Luigi Caricato




Pazzesco! Nessuno se ne è accorto. Magari è per ignoranza. O per sciatteria, chissà.
Oppure è soltanto per una calcolata mossa strategica, pur di non sollevare curiosità e domande inopportune. Domande come la seguente, per esempio:
a distanza di cinquant’anni dall’introduzione della categoria merceologica denominata “olio extra vergine di oliva”, che bilancio si può trarre?
Positivo, negativo?
Provate a darvi una risposta, con tutta onestà.
Provate a rispondere, considerando che il settore è stato tra i più foraggiati in assoluto, e che, nonostante ciò, a distanza di tanti anni, il grido disperato della crisi dell’olivicoltura non si è ancora placato.

Sono passati cinquant’anni dalla dibattutissima legge numero 1407 del 13 novembre 1960. L’imposizione della nuova denominazione non venne accettata con il sorriso sulle labbra. Non giovava a tutti, del resto, men che meno al prodotto “olio da olive”.
Chi avrebbe dovuto opporsi non lo ha fatto con determinazione, o, in ogni caso, lo ha fatto senza tanta convinzione; e così oggi ci portiamo dietro le conseguenze e gli svantaggi di un nome maldestro: “extra vergine”, che in quanto tale è un’espressione insulsa. Non significa niente.

Negli Atti parlamentari della Camera dei deputati (III legislatura, n. 1899) si può stralciare la relazione Germani, frutto della XI Commissione permanente agricoltura e foreste: “La nuova classifica – si legge nel testo – si ispira a un criterio merceologico e tende a differenziare i tipi con una previsione meglio rispondente alla loro purezza e al loro valore. (…)”. E via a seguire…

Il principio di fondo poteva anche essere condivisibile, visto che in quegli anni accadeva di tutto – troppe frodi! – ma il risultato non è stato poi così felice.
Pensate a quanti decenni sono trascorsi prima di far percepire il vero valore dell’olio extra vergine di oliva al consumatore. La legge del 13 novembre 1960 ha di fatto svilito, proprio attraverso il ricorso a un nome assurdo e improprio, una materia prima di grande pregio.

L’appellativo di “vergine” in verità risale al 27 settembre del 1936, con la qualifica di “olio sopraffino vergine di oliva”, ma con quello successivo di “extra” si è peggiorata oltremodo la situazione. C’è da chiedersi come mai lo scorso secolo non si siano ispirati al più lontano passato. Nell’antichità avevano idee chiare: la voce araba az-zait si traduce molto opportunamente in “succo di oliva”; ed è da tale voce, oltretutto, che deriva il vocabolo spagnolo aceite.

Se l’olio ricavato dalle olive è a tutti gli effetti un puro succo di oliva, perché allora è stato afflitto dall’inutile treno di parole, “olio-extra-vergine-di-oliva”?
Forse perché dietro a certe scelte prevale l’ottusità di alcuni burocrati? O forse, più maliziosamente, vi è stata la voglia di azzerare il valore stesso del nome?
All’insensatezza non c’è mai freno, tant’è che il legislatore europeo ha imposto una inutile quanto assurda glossa in etichetta: “olio d’oliva di categoria superiore ottenuto direttamente dalle olive e unicamente mediante procedimenti meccanici”. Ma tant’è!

Pazienza, per quanto accaduto. Ora tuttavia ci ritroviamo con l’appellativo di “olio extra vergine di oliva” e ce lo teniamo stretto. Non si sa mai, si può sempre assistere a qualche ulteriore involuzione. Dopo anni e anni di infaticabile impegno nel tentativo di chiarire al consumatore cosa realmente significhi tale treno di parole, ora non ha più alcun senso cambiar il nome. Non potendo più far nulla, non resta che accontentarci dell’attuale classificazione merceologica.

Nessuna recriminazione. Festeggiamo, piuttosto, animati da un grande sentimento d’orgoglio, i primi cinquant’anni dell’olio extra vergine di oliva. Nel bene o nel male, l’accezione di “olio extra vergine di oliva” è ormai universalmente acquisita.
Per questo, mi impegno sin da ora a onorare il nome. Attraverso “Teatro Naturale” seguirò, seguiremo, passo passo il senso di questi cinquant’anni. Accoglieremo tante testimonianze, ma ci attendiamo pure – ci conto! – un vostro personale contributo: scriveteci.

Non passerà sotto silenzio tale anniversario. Preparatevi piuttosto a una grande sorpresa. Vi terrò personalmente informati.

Buon compleanno, extra vergine! Da oggi in avanti, ciascuno di noi farà la sua parte. Ciascuno di noi – e mi riferisco in particolare agli appassionati, quanto donchisciotteschi estimatori di una materia prima alimentare di così grande pregio – darà a suo modo il proprio personale tributo al “re dei grassi”, uniti nel nome dell’olio, uniti nel nome del puro succo di oliva.

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