Eventi
Milano capitale della cultura gastronomica
Con Expo 2015 ormai prossimo, il capoluogo lombardo è polo d’attrazione di ogni grande evento sul cibo. E’ in campo una generazione attiva e positiva, che merita la giusta considerazione
11 febbraio 2012 | Enzo Lo Scalzo
Due grandi eventi di portata europea. Si tratta di Olio Officina Food Festival, in prima edizione, che amici mi suggeriscono di considerarla edizione “0” per l’Europa, a Palazzo Giureconsulti, ripresa con timidezza dai mass media, ma significativa per un tema cultural-economico caro al Mediterraneo, e Identità Golose, giunto alla suaottava edizione, al secondo piano di Fiera di Milano Gattamelata, raddoppiato in un anno, con migliaia di appassionati alla cucina, alla gastronomia, il congresso dei suoi maestri di cucina e maestri di qualità e di tecnologie alimentari.
Grande successo di esordio per Luigi Caricato, oleologo, tenace e dinamico comunicatore al di sopra delle parti e amico dell’olio d’oliva, e per Paolo Marchi, ormai dedicato al 100 % con la sua squadra a Identità Golose che sfora anche a Londra e a New York, alla promozione e divulgazione del Mangiarebere Italiano, per l’ottava edizione da Milano.
Elisa Zanotti, soddisfatta, accompagna in queste ore la disponibilità della cronaca completa del complesso congresso con un promettente commento, che condivido e riporto integralmente: “L'edizione che si è appena conclusa ha lasciato indubbiamente il segno. Ci siamo trasformati, abbiamo aggiunto valore all'incontro e alle relazioni, dando forma a uno spazio espositivo curato nel dettaglio, senza per questo penalizzare i contenuti intorno ai quali, da sempre, si concentra il lavoro di tutta la squadra di Identità golose.
E' stata un'edizione dinamica, piena di energia e di facce sorridenti. Noi ce ne siamo andati carichi di idee tanto che stiamo già lavorando ai temi del prossimo anno. L'edizione che si è appena conclusa ha lasciato indubbiamente il segno. Ci siamo trasformati, abbiamo aggiunto valore all'incontro e alle relazioni, dando forma a uno spazio espositivo curato nel dettaglio, senza per questo penalizzare i contenuti intorno ai quali, da sempre, si concentra il lavoro di tutta la squadra di Identità.”
Sì, è stata un'edizione dinamica, piena di energia e di facce sorridenti. Anch’io me ne sono tornato
carico di idee. Peccato che Identità non abbia voce nella concezione di Milnao Expo 2015, che ancora annaspa tra “idee poche e confuse”. Come ai tempi della Formigula del gruppo di amici della montagna meneghini, con Rinaldo Moscheri, Sorgente, Candini... il cui motto era le “poche idee ma confuse”, ma la coesione in amicizia era al massimo grado consentito dalla omogeineità di sesso (solo maschietti) e amore per la montagna. Siamo a metà del ‘900.
Teatro Naturale e le sue edizioni nel web sono pronte a diffondere articoli, argomenti, cronaca, presentazioni di Olio Officina Food Festival di ampio respiro economico, di settore, di qualità, di ricerca e stimolo alle alleanze con i maestri di cucina italiani al sostegno della primizia culturale e gastronomico dei succhi dell’oliva che globalmente sono passati dal primo posto culturale-economico-industriale-artigianale di prodotto al terzo per il volume nel mondo!
Permangono nella prima pagina dell’alimentazione con attacchi di concorrenza che si stanno sviluppando in tanti paesi del pianeta alla ricerca di contrapporsi sia negli aspetti qualitativi che con il superamento in efficienza agronomica e distributiva, quindi economica, la mancanza di una strategia di prodotto nazionale. Teatro Naturale ne facilità e supporta il dibattito con le sole forze proprie d’intelligenza professionale senza copertura di interessi di parte, altro che di una collettività appassionata e fedele alla sua tradizione. Meriterebbe il sostegno aperto, come accade in Spagna e Grecia, paesi dotati di un piano strategico nazionale, con target e obiettivi condivisi.
Eppure i cugini amici del vino, altrettanto patrimonio di stirpe insigne per origini e qualità quanto l’olio, dopo avere perso secoli hanno rimontato negli ultimi cinquanta anni il gap nei confronti del leader mondiale nell’immaginario individuale e collettivo che la Francia protegge e difende da almeno due secoli, culturalmente, economicamente, politicamente, socialmente, popolarmente, cioè con una comunicazione vincente e convincente.
Gastronomia e cucina italiana, cioè le usanze e sostanze di alimentazione della società che fa da ponte tra storia e cultura da una parte e popolazione e mangiarbere dall’altra, hanno goduto durante i secondi cinquant’anni di iniziative libere, come l’Accademia Italiana della Cucina, che hanno reso alla tradizione e alla cultura il merito al valore delle sue radici, accessibile capillarmente a tutto il territorio nazionale. Inoltre, soprattutto nell’ultimo ventennio hanno testimoniato lo stesso con la stimata presenza degli italiani nel mondo.
Il vino è stato privilegiato della campagna al “made in Italy” della Guida Aic ai Ristoranti d’Italia dagli anni ‘60 al 2001, e l’olio dalla data dell’istituzione dei Dop dal 1995 al 2000. Poi il messaggio è stato ...rallentato in quanto incluso nella cronaca specifica del ristorante o trattoria. Ma la segnalazione non ha motivato né incuriosito.
I vini hanno percorso una strada di successi di anno in anno di prestigio e diffusione internazionale, e rappresntano ancora, nonostante la crisi incombente, una promessa d’investimento, più mirato alla qualità e ricco di personalità di proposta, per essere economicamente vittorioso. Qualità e volumi di produzione incidono sui conti economici in modo diverso territorio per territorio. La capacità di comunicazione, seppure in ordine sparso, è notevolmente migliorata con la costituzione di specialisti dell’assaggio e della qualità ed è accompagnata da una vivace prolificità di divulgazione culturale, di territorio e di informazioni su vignoble autoctoni e sui rinnovati, in continuità con gli antichi biblicamente noti attraverso la civiltà cristiana simbolicamente sacrale.
Gli oli, pur godendo di altrettanta fama di sacralità storico-simbolica hanno dominato soprattutto il Mediterraneo e si affacciano da alcuni decenni in paesi e in nuovi continenti, a partire dalle Americhe per proseguire con l’Australia, e da alcuni lustri in India e Cina. Essi s’inseriscono nell’immaginario dell’uomo (7 miliardi di bocche) solo come uno dei condimenti, forse uno dei meno cosnociuti, dato che per secoli l’olio d’oliva è stato considerato il condimento mediterraneo delle classi più ricche, nobili, cristiane cattoliche, ed il burro si è fatto strada in parallelo alla diffusione dei latticini che - come è notoriamente condiviso – rappresentano un pilastro della alimentazione anche popolare europea con il protagonismo dei bovini – più che – capre a parte – di ovini e altre razze di quadrupedi in allevamento,
Olio e condimenti, formaggi, proteine con vegetali e animali terrestri, marini, volatili, riso, cereali e birre, frutta e vini, tuberi e amidi, leguminose e salate rappresentano la massima parte delle risorse di cibo dell’umanità e sono oggetto della ricerca di elevazione e diffusione delle qualità di sicurezza e delle tecnologie per il più efficiente utilizzo delle looro doti alimentari naturali.
Ebbene, il contributo che ogni essere vivente può e dovrebbe dare alla divulgazione di questo sapere, ancora troppo trascurato nella formazione scolastica dei nostri discendenti, non solo è ancora insufficiente, ma è poco compreso da una comunicazione rimasta disinformata, in ragione della mondanità più che della cultura e verità che ne contorna la diffusione.
Peccato. Eppure la strada è aperta oggi ad ogni livello di classe se ancora si può segmentare la società i classi, ma anche ad ogni livello culturale: proprio, dai contadini e rematori ai tessitori, dagli aiutanti ai dirigenti e coordinatori di comunità e associazioni, ai politici, agli operatori economici. Dai ricchi agli umili, per quanto ancora oggi è vivace la memoria di feste rurali, di vita pied dans l’eau o al prato, dando una veste moderna, accessibile e sana anche mitico Street Food che ancora è fonte di cibo principale in tanti paesi emergenti.
Via, un grazie a Luigi Caricato e a Paolo Marchi, una generazione attiva e positiva, che merita il successo e che sa osare di creare il piacere della vita da una città come Milano che dal Ducato è stata sede di agorà tra i più frequentati della penisola e dell’europa. Ci eravamo abituati di associarla con la città dell’Italia del nord che ha accolto e si è mescolata tante genti e detiene il primato della storia dell’uomo dall’ultima glaciazione ad oggi: dai Camuni e Walzer ai marinai delle repubbliche marinare, battuti per storia solo dalle stirpi di civiltà preistorica marina vichinga con la loro civiltà delle conchiglie.


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