Bio e Natura
I residui legnosi? Una risorsa per la Basilicata
Il territorio regionale vede realizzato un centro di eccellenza per l’informazione e la ricerca delle filiere bienergetiche a Stigliano
05 giugno 2010 | Marcello Ortenzi
Il possesso di tanti boschi e colture per un territorio può essere oggi unâopportunità economica concreta perché lo sfruttamento oculato delle biomasse legnose porta occupazione e sviluppo rurale.
La Basilicata ha questa ricchezza e lâamministrazione regionale si è impegnata da tempo su numerosi progetti che sfruttano tale risorsa, in più comparti. La Fiera Legno-Energia che si è svolta in aprile a Venosa, è stato un momento di diffusione sia delle problematiche e sia delle realizzazioni che riguardano lâaspetto energetico dei residui legnosi.
Un elemento che ormai è accettato dagli operatori pubblici e privati è che lâimpiego delle biomasse deve sempre essere coniugato con la sostenibilità , cioè allâinterno di regole, strategie che tengano conto delle caratteristiche delle aree in cui si installano gli impianti. Il territorio regionale vede realizzato un centro di eccellenza per lâinformazione e la ricerca delle filiere bienergetiche a Stigliano.
Lâimpianto permette lâuso contemporaneo di paglia, cippato di tipo diverso (residui da boschi e colture arboree), oltre che sansa esausta e vinacce. Calvello possiede, invece, un punto di impiego di biomasse di origine forestale, realizzato su uno studio di fattibilità di Itabia, con una struttura di raccolta di biomassa, un impianto di pellettizzazione e due impianti termici dimostrativi alimentati a cippato (220 KW) e pellets (25 KW), che forniscono energia ai locali pubblici, anche per raffrescare.
La Basilicata poi, insieme ad altre regioni di sud, sta lavorando al progetto Ramses II con lâobiettivo di effettuare una ricognizione della biomassa disponibile in regione, sperimentando anche un apposito sofware ideato dallâassociazione Itabia. Il sistema informativo territoriale vuole catalogare la presenza e la consistenza della risorsa vegetale ma anche i siti di concentramento e trasformazione.
Gli impianti di produzione energetica possono riguardare sia potenze oltre i 10 MW ma più opportunamente per una Regione non grande, tanti piccoli impianti calibrati secondo le effettive risorse e necessità territoriali. Una regola per tali impianti è che debbono essere autorizzati quelli che sono accompagnati da un serio piano di approvvigionamento di almeno 10 anni, per avere la possibilità di controllare il movimento delle forniture di materia prima senza sconvolgere il territorio o avere penuria di rifornimento.
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