Bio e Natura

La gestione sostenibile delle biomasse residuali del castagno

La gestione sostenibile delle biomasse residuali del castagno

Nuove vie, che incrociano nuove tecnologie a iniziative scientifiche e di carattere naturale, per ridare vitalità alla castanicoltura con problemi di sostenibilità economica e emergenze fitosanitarie

14 giugno 2024 | Marcello Ortenzi

Il patrimonio castanicolo nazionale (350 varietà di castagne e 90 di marroni) presenta una grande biodiversità ed è stata una fonte di reddito per molti territori e ancora oggi un settore che promette nuove occasioni di attività moderna.

Con 15.000 aziende che interessano una superficie di 35.000 ettari, l’Italia, insieme alla Cina, è uno dei principali attori sui mercati internazionali per valore delle castagne esportate.

Tuttavia il settore conosce una persistente crisi produttiva legata ai problemi di sostenibilità economica della coltura e alle emergenze fitosanitarie.

Tra i tentativi che si vanno facendo nei diversi areali italiani per aumentare l’utilizzo di tutte le parti del castagneto di recente è partito il “Reaction” (Living lab per la gestione sostenibile delle biomasse Residuali della filiera Castagno: per ridurre le emissioni e favorire la Transizione a sistemi forestali competitivi, circolari e resilienti), un progetto PSR finanziato dalla Regione Piemonte, con capofila il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino.

L’articolo pubblicato sulla rivista Castanea di Marzo 2024 dal prof. Salvino Beccaro G.L. ha esposto gli obiettivi che il progetto intende perseguire. Nel mese di novembre sono iniziati i sopralluoghi nei castagneti situati in diversi areali piemontesi, che vedono la castanicoltura elemento tradizionale di pregio nel territorio. In questo modo è stata selezionata una superficie di 50 ha di castagneto da frutto, ceduo e ad alto fusto, sui quali si sperimenterà una gestione sostenibile dei residui (foglie e ricci, biomassa) tramite pratiche alternative allo storico abbruciamento, tra l’altro vietato anche da norme regionali in alcuni periodi dell'anno, in diverse situazioni di giacitura, anche critiche.

L’obiettivo è quello di ridurre in modo sostanziale le emissioni di anidride carbonica e particolato in atmosfera, integrando allo stesso tempo sostanza organica al suolo, migliorandone struttura e fertilità sul lungo periodo. Sono in corso diverse prove sperimentali nei diversi siti che hanno come scopo principale di dimostrare se e come la trinciatura influisca sulla velocità di degradazione e compostaggio attraverso la valutazione di indici di umificazione. Un altro obiettivo della ricerca sarà d’interesse capire se attraverso le pratiche di compostaggio si verificherà una diminuzione significativa dell’inoculo di Gnomoniopsis castanae (Fungo nemico molto insidioso), del mal dell’inchiostro e di altri agenti patogeni responsabili delle principali avversità in castagneto. Il 15 marzo si è svolta una prima giornata dimostrativa per gli operatori castanicoli con prove di trinciatura e compostaggio in un castagneto da frutto sito nel comune di Monastero di Vasco (CN).

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