Bio e Natura 15/09/2023

Il futuro della canapa da seme in Italia

Il futuro della canapa da seme in Italia

Necessario lavorare per migliorare la genetica della canapa per ottenere piante con l’attitudine alla produzione di semi


Molte sperimentazioni nell’impiego delle fibre di canapa nei settori di tessuti, carta, plastiche, vernici, combustibili e materiali per l'edilizia sono state eseguite in varie regioni italiane. Ma la canapa si presta anche per la produzione di un olio alimentare di qualità. Il Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali - produzione, territorio, agroenergia (DiSAA) dell’Università di Milano e il Centro di ricerca Zootecnia e Acquacoltura del Crea di Lodi hanno lavorato a un progetto triennale chiamato “Canapro”, che si è chiuso quest’anno, con l’obiettivo di valorizzare questa coltura attraverso l’identificazione di varietà per l’ambiente lombardo idonee alla produzione di semi da utilizzare per l’estrazione dell’olio e l’alimentazione animale.
Questo progetto è stato cofinanziato dall’operazione 16.1.01 “Gruppi operativi Pei” del Programma di Sviluppo Rurale 2014 – 2020 della Regione Lombardia. Aziende partner del progetto sono state la Fondazione Morando Bolognini, l’azienda agricola Madreterra e l’azienda agricola Matteo Penati (produzione in campo), la Next Farm (estrazione dell’olio) e l’azienda agricola Luigi Penati (valutazione del panello nelle bovine da latte).

Gli obiettivi specifici del progetto, descritti dal coordinatore del progetto nel convegno di fine lavori, Antonio Ferrante dell’Università di Milano, in occasione del convegno finale di presentazione dei risultati che si è svolto lo scorso sono stati i seguenti:

·  identificare le varietà più idonee all’ambiente lombardo e agli obiettivi di trasformazione, al fine di migliorare la sostenibilità agronomica e ambientale;

· sviluppare dei modelli di crescita per la coltivazione in pieno campo e in serra, in modo da poter programmare la produzione, al fine di migliorare la sostenibilità economica e avere una produzione aziendale tutto l’anno;

· valutare la resa e la qualità della produzione extra-stagionale della canapa attraverso la coltivazione in serra;

· identificare le varietà con più alta resa in olio;

· confrontare la qualità dell’olio delle diverse varietà di canapa ottenuto con differenti parametri di spremitura;

· valorizzare i sottoprodotti nelle applicazioni zootecniche.

Il progetto ha rivelato che le migliori risposte eco-fisiologiche sono state osservate in Carmagnola, Carmagnola selezionata (bassa), Felina 32 e Santicha 27, mentre le rese migliori sono state riscontrate in Fedora, Zenit, Felina 32 e Futura 75. È ancora necessario lavorare per migliorare la genetica della coltura per ottenere piante con l’attitudine alla produzione di semi, inoltre, se nel 2021 i risultati sono migliorati dal punto di vista agronomico, rimane il problema della raccolta e della mancanza di macchine specializzate, malgrado le sperimentazioni avvenute negli ultimi anni. Inoltre, occorre ottimizzare le conoscenze in ambito irrigazione e concimazione, nonché sviluppare pratiche agronomiche per il diserbo.

I lavori si sono concentrati dal Crea anche nella caratterizzazione chimica dell’olio nelle diverse varietà e è stato confermato l’alta qualità di quello estratto dal seme di canapa. Il Regolamento Ue 1393 /2022 fissa un tenore massimo di Thc di 3 mg/kg nei semi e di 7,5 mg/kg nell’olio di canapa nelle varietà. L’olio, presente nel seme in percentuali che variano dal 26 al 37,5%, è composto per l’80% da acidi grassi polinsaturi e la spremitura avviene a freddo per preservare la qualità.  Nell’olio c’è un elevato contenuto in acidi grassi polinsaturi, suddivisibili in Omega 3 e Omega 6. Per quanto riguarda il contenuto in tocoferoli nell’olio, è risultato in generale molto elevato (600-800 μg/g), superiore quindi a un olio come l’extravergine d’oliva (100-300 μg/g).

Comunicati durante il convegno anche i dati di campo ricavati grazie alla disponibilità delle aziende agricole Matteo Penati, coltivazione in produzione integrata, e Azienda Madreterra, coltivazione in regime di biologico. Da questo test sono emersi alcuni aspetti:

·  difficoltà di germinazione e fallanze;

·  la raccolta meccanica rimane uno dei problemi da risolvere;

·  le densità di semina vanno ridotte e occorre modificare la gestione agronomica, che deve essere diversa rispetto alla canapa da fibra, anche perché nel caso della canapa da seme bisogna selezionare varietà a taglia bassa;

·  è necessario scegliere la varietà più idonea e adeguare l’impianto considerando il dimorfismo sessuale;

· la coltivazione in regime di biologico ha mostrato delle difficoltà nella produzione e nella crescita delle piante.

Questi 3 anni di progetto Canapro hanno evidenziato l’importanza del rilancio di questa coltura, già caratterizzante il lavoro nazionale in passato. Siamo comunque solo all’inizio, visto che tale progetto è stato solo un primo passo verso un futuro sempre più incentrato sull’utilizzo di materie prime ecosostenibili in grado di migliorare una situazione che merita tutta la nostra attenzione.

di Marcello Ortenzi