Bio e Natura 21/11/2022

Biostimolanti dagli scarti della filiera alimentare

Biostimolanti dagli scarti della filiera alimentare

I batteri lattici sono un gruppo di microrganismi in grado di fermentare diversi substrati, dando origine a numerosi prodotti di interesse per il settore agroalimentare e industriale


I ricercatori dell’università Cattolica campus di Piacenza hanno sviluppato un nuovo fertilizzante bio e green. Il nuovo ritrovato arriva dagli scarti della filiera alimentare, precisamente dagli scarti delle produzioni dei batteri lattici che attualmente vengono eliminati attraverso dei processi di depurazione. 

Il risultato delle ricerche è stato reso noto da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Land e coordinato da Pier Sandro Cocconcelli, professore di Microbiologia degli alimenti presso la facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica e da Edoardo Puglisi del Distas, il Dipartimento di scienze e tecnologie alimentari per una filiera agro-alimentare sostenibile. 

I batteri lattici sono un gruppo di microrganismi in grado di fermentare diversi substrati, dando origine a numerosi prodotti di interesse per il settore agroalimentare e industriale: tra i vari alimenti per la cui produzione sono coinvolti i batteri lattici troviamo formaggi, latti fermentati, insaccati.

I ricercatori piacentini hanno mostrato come sia possibile utilizzare virtuosamente gli scarti della produzione industriale dei batteri lattici come fertilizzanti e biostimolanti in agricoltura: le prove hanno riguardato la coltivazione in serra di pomodoro e lattuga e dimostrato come l’utilizzo di questi scarti industriali permette di ridurre del 30% il quantitativo di fertilizzanti chimici azotati, senza ridurre in alcun modo la produzione e migliorando anche alcune caratteristiche fisiologiche della pianta. Inoltre, si stima che potremmo ridurre del 40% le emissioni di gas serra associati alla produzione dei fertilizzanti chimici. 

Lo studio è stato svolto in collaborazione con l’azienda Sacco di Cadorago (Como) e il Centro di saggio agronomico LandLab di Quinto Vicentino (Vicenza): è stato coinvolto come primo autore Gabriele Bellotti, dottorando di ricerca della Scuola agrisystem dell’università Cattolica.

“I batteri lattici si producono a uso alimentare e nutraceutico, per produrre cibi, bevande e probiotici -spiega Cocconcelli-. Normalmente gli scarti dei terreni di coltura utilizzati nella produzione dei batteri lattici vengono smaltiti in impianti di depurazione: si tratta di diverse migliaia di tonnellate di scarti prodotti ogni anno in Italia. Il settore delle produzioni vegetali agrarie è soggetto a nuove e complesse sfide determinate anche da congiunture internazionali di carattere economico e geopolitico ma anche da una sempre maggiore attenzione di cittadini e consumatori verso la tutela dell’ambiente". 

L'attività degli scarti è risultata maggiore quando applicati al suolo, ma si stanno progettando applicazioni anche su foglia e frutto. Il vantaggio di utilizzare questo fertilizzante sarebbe quello di nutrire contemporaneamente la pianta (con nutrienti diretti ed indiretti), i batteri che hanno effetti positivi per la pianta nel suolo, e il suolo stesso (arricchendo la percentuale di umificazione del suolo). “Si tratterebbe quindi -prosegue Cocconcelli- di un fertilizzante ecologico nel più ampio senso possibile, volto cioè a stimolare un intero sistema e non un solo organismo a scapito di altri”. 

“Questo studio mostra la capacità della ricerca del settore agrario di fornire rapidamente soluzioni alle emergenze contingenti del settore -conclude il professor Puglisi-. È, inoltre, un virtuoso esempio di trasferimento tecnologico, dimostrato dal fatto che la azienda Sacco srl coinvolta nel progetto sta ora già valorizzando con questo approccio più di 700 tonnellate l’anno di residui del loro processo produttivo”.

di C. S.