Bio e Natura

Per formare un centimetro di suolo fertile servono dai 100 ai 1.000 anni

Per formare un centimetro di suolo fertile servono dai 100 ai 1.000 anni

In Italia i suoli in 50-70 anni hanno perso a causa dell'erosione decine di centimetri di spessore e, di conseguenza, il 35% della loro capacità di ritenere acqua

07 ottobre 2022 | C. S.

Oltre il 95% della produzione di cibo e, quindi la vita dell’uomo, dipende dal suolo che, nei suoi primi 5 centimetri, ospita il 90% della biodiversità del pianeta in termini di organismi viventi, che sono in grado di regolare i nutrienti indispensabili per le colture.

È un bacino di carbonio globale, riduce le emissioni di anidride carbonica e di altri gas a effetto serra, contribuendo ad aumentare così la resilienza ai cambiamenti climatici, oltre a purificare e regolare le acque (decine di migliaia di km3 di acqua l’anno).

Si tratta di una risorsa preziosa e non rinnovabile, visto che per formare un solo centimetro di suolo fertile ci vogliono dai 100 ai 1.000 anni.

Eppure, oggi, oltre il 33% dei suoli mondiali è affetto da forti limitazioni per la produzione di alimenti e ogni mezz’ora se ne perdono 500 ettari, con ricadute significative anche a livello economico, oltre che ambientale: 75 miliardi di tonnellate di suolo coltivabile in meno ogni anno, a livello mondiale, costano circa 400 miliardi di dollari di produzione agricola persa.

Sono solo alcune delle conclusioni del 43° Congresso nazionale SISS.

"Molti dei problemi economici e sociali a cui assistiamo a livello nazionale e globale dipendono dal suolo - ha dichiarato Giuseppe Corti, Direttore del CREA Agricoltura e Ambiente -. In Italia i suoli in 50-70 anni hanno perso a causa dell'erosione decine di centimetri di spessore e, di conseguenza, il 35% (dato nazionale) della loro capacità di ritenere acqua. Parallelamente, la riduzione di sostanza organica del suolo si andava trasformando in anidride carbonica. Tradotto – conclude Giuseppe Corti, che è anche Presidente eletto SISS - le più frequenti alluvioni che registriamo negli ultimi due decenni, oltre che a cattiva gestione del territorio e degli alvei, sono dovute alla ridotta capacità del suolo di contenere acqua. Portandosi dietro morti e distruzioni che una seria politica di gestione dei suoli, dei versanti e di recupero della sostanza organica potrebbe considerevolmente ridurre".

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