Bio e Natura 14/10/2016

Un orto subacqueo per sfamare il mondo

Il primo esempio di orto sotto il livello del mare nel Mar ligure. Un ambiente riempito d’aria, autonomo e isolato, una biosfera subacquea particolare in cui gli agenti patogeni non riuscirebbero ad arrivare


Dopo gli orti in città, gli orti sul balcone, gli “orti alti” sui tetti dei palazzi metropolitani, ecco l’orto subacqueo. E anche il mare si fa “green”.

Ci troviamo a Noli, nel ponente ligure vicino a Savona. Ormai da qualche anno si sta sperimentando la coltivazione di basilico ed ortaggi sott’acqua in serre poste ad una profondità di 8 metri ancorate sul fondale marino, ad un centinaio di metri dalla riva.

Queste serre sottomarine di forma sferica, sono di materiale vinilico semi-trasparente, in grado di far penetrare la luce solare, elemento indispensabile per la crescita delle piante. Un ambiente riempito d’aria, autonomo e isolato, una biosfera subacquea particolare in cui gli agenti patogeni non riuscirebbero ad arrivare.
Inoltre l’acqua marina evaporando genera una condensazione di acqua dolce sulle pareti interne delle serre creando così un sistema “naturale” di irrigazione.

Il progetto (ribattezzato “L’Orto di Nemo”) è stato elaborato e promosso dall’ingegner Sergio Gamberini, amministratore unico di Mestel Safety (azienda del gruppo Ocean Reef) specializzata in lavori subacquei. Gli obiettivi - come rivela l’ingegnere stesso a Prometeo, pillole di scienza - erano principalmente due: “in primis quello di legare operatività subacquea a qualcosa di prettamente terrestre: collegare cioè uomini che lavorano sott’acqua a quelli che stanno fuori. Ma soprattutto verificare se possibile portare in apnea la coltivazione dei vegetali in certe zone in cui, per la carenza di risorse idriche e per un’escursione termica troppo rilevante (es. regioni desertiche), questa risultasse proibitiva..rendendo quindi più efficiente e più sicuro lo sviluppo alimentare”.

Un progetto sicuramente molto curioso ed entusiasmante; anche i grandi media se ne sono ampiamente occupati. Si è partiti 4 anni orsono con una coltura tipica della zona: il basilico.

Si notò subito una crescita molto rapida dei semi, che in meno di un mese erano diventati piante piene di foglie.
Successivamente al basilico si sono aggiunte altre varietà quali l'insalata, i rapanelli, gli zucchini, il prezzemolo, l'origano e il timo.

I vantaggi da questo tipo di agricoltura sarebbero notevoli – ha spiegato Gamberini al Fatto Quotidiano – “all’interno della biosfera si crea una climatizzazione stabile, in virtù del costante livello della temperatura del mare, e un’umidificazione altrettanto costante, prodotta dall’evaporazione dell’acqua marina che lambisce i semenzai nella parte bassa della biosfera. Il ciclo clorofilliano naturale, innescato dalla luce che dall’esterno raggiunge la biosfera, nelle colture di basilico mantiene livelli sufficienti di ossigeno e CO2. E infine, parassiti ed insetti – purché non siano stati presenti già nelle coltivazioni terrestri – non riescono a riprodursi nelle biosfere subacquee.”

Tuttavia non bisogna lasciarsi trasportare da facili entusiasmi, siamo ancora in una fase sperimentale. Ma le aziende interessate comunque non mancano: dietro al progetto si è posta anche una grande società saudita, interessata a coltivare lattuga con questo sistema, considerato che nel Paese mediorientale ci sono molte lagune poco profonde, ideali allo scopo, mentre manca l’acqua dolce.

Il passaggio successivo è capire la fattibilità su larga scala del progetto: “L’obiettivo è quello di realizzare un sistema autosostenibile, che non richieda costi eccessivi di realizzazione”, conclude Gamberini. “Anche se non è detto che riusciremo a produrre varietà a un prezzo conveniente. Però ci stiamo provando".

Fatto sta che ad oggi studi e sperimentazioni rivelano risultati brillanti, non solo (come già ricordato) sul piano dello sviluppo, ma altresì su quello della qualità sensoriale: ciò dimostrato dall’esito favorevole degli esami effettuati sul pesto preparato con il “basilico subacqueo” dal Centro di sperimentazione e assistenza agricola (Cersaa) di Albenga e dal parere positivo dell’assaggiatore Federico Ferrero, vincitore di MasterChef 2014.

di Emiliano Racca

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