Bio e Natura
La scelta chimica contro gli insetti è una opzione sorpassata
Al di là della cosiddetta “resistenza genetica” esistono altre sorprendenti peculiarità che giustificano la straordinaria robustezza degli insetti. Occorre cambiare strategia e tattica, ricordando che è l’uomo il principale responsabile della dispersione di tantissime delle forme fitofaghe più nocive
18 settembre 2015 | Remo Carlo Egardi
L’utilizzo dei pesticidi ha sempre avuto come obiettivo lo sterminio totale dei cosiddetti insetti dannosi. Obiettivo mai raggiunto per un piccolo ma determinante particolare:anche la vita degli insetti è condizionata dal patrimonio genetico. Prendendo come esempio una coltivazione intensiva in regime di monocoltura trattata con pesticidi, possiamo notare in tempi brevi, una evidente decimazione degli insetti fitofagi. I fitofagi che sopravvivono,sono probabilmente portatori di geni che esprimono la totale insensibilità ai prodotti che hanno sterminato quasi tutti gli insetti dello stesso genere e specie. Le piccole colonie di superstiti,non incontrando più neppure l’ostacolo di insetti predatori, sterminati insieme agli insetti nocivi, in brevissimo tempo danno origine a una progenie molto agguerrita pronta a creare nuovi problemi agli agricoltori.
Al di là della cosiddetta “resistenza genetica” esistono altre sorprendenti peculiarità che giustificano la straordinaria robustezza degli insetti:il sofisticato sistema riproduttivo,l’incredibile capacità di vivere e sopravvivere in ambienti e situazioni che risulterebbero incompatibili con la vita per ogni altro animale o vegetale,la sorprendente capacità di diffusione,il pragmatismo delle forme sociali.
Le diverse strategie riproduttive adottate dagli Insetti mostrano una notevole capacità di adattamento ai diversi ambienti trofici e climatici. I vantaggi della riproduzione sessuale(grande variabilità del patrimonio genetico,possibilità di diffondere nel tempo e nello spazio la specie)possono venir meno in ambienti in cui il clima,il nutrimento o altre condizioni limitino la possibilità degli incontri fecondanti o riducano drasticamente la popolazione. In questi casi le femmine depongono uova con una strategia che prevede la possibilità di filiazione senza fecondazione(partenogenesi). In casi particolari dalle uova partenogenetiche sgusciano solo femmine che innescano invasioni importanti di insetti che raggiunta la maturità potranno dare autonomamente il via ad altre generazioni. Un altro curioso fenomeno riproduttivo è la poliembrionia che consente di ottenere da un solo uovo,fecondato o no,fino a 1500 individui. La pedogenesi è un modello curioso ed “inquietante” di riproduzione partenogenetica allo stadio giovanile, presente soprattutto negli insetti olometaboli che prevedono,nel loro sviluppo, uno stadio larvale. Le larve, ad un certo momento del loro sviluppo, maturano precocemente le gonadi(caratteristica normalmente riservata agli insetti adulti) e iniziano a produrre uova dalle quali schiudono le larve che si cibano della madre. La Pedogenesi determina, quale vantaggio per l’insetto,una notevole accelerazione del ciclo riproduttivo. Tale modalità riproduttiva viene utilizzata anche da Ditteri cecidomidi con insetti tra i più impattanti sui sistemi agricoli(afidi,cocciniglie,psille).
Lo stadio larvale degli Insetti, che ai nostri occhi sembra il più delicato, risulta spesso straordinariamente adattabile ad ogni tipo di situazione ambientale. Esistono larve che ingeriscono normalmente i cibi più strani e solitamente tossici per altre forme animali:tabacco fermentato,pepe di Cajenna,Belladonna,polvere di piretro,carta,cuoio,sostanze cornee. Vi sono larve che frequentano acque ad altissimo tenore salino,l’aceto,le acque petrolifere (Psilopa petrolei). La resistenza vitale è straordinaria anche negli adulti. Il naturalista Giovanni Canestrini in una serie di esperimenti, che condusse nel 1883,dimostrò che l’amputazione di uno o più arti,la perforazione del corpo da parte a parte,l’asportazione completa dell’addome(particolarmente se peduncolato)la decapitazione stessa,nella maggior parte dei casi, non portano l’Insetto a morire rapidamente;la mantide religiosa può vivere 60 ore dopo la decapitazione,le vespe 24. Le cetonie possono vivere 9 giorni dopo il taglio del tronco,le mosche 6 ore. La vitalità straordinaria degli insetti pare sia dovuta,almeno in parte,alla decentrazione del loro sistema nervoso e alla rilevante autonomia dei gangli della catena ventrale.
La conquista di nuovi ambienti è effettuata generalmente come diffusione attiva ma anche passiva. La diffusione attiva è proporzionata ai mezzi di locomozione che la specie possiede. La potenzialità di volo di alcune specie è notevole,basti pensare che alcune di esse possono volare ad una velocità di 50-60 Km ora e sorvolare mari e terreni estesi senza fermate intermedie. Responsabili della diffusione passiva possono essere:vento, acqua,animali e soprattutto l’uomo con i suoi trasporti e viaggi intercontinentali. L’uomo è il principale responsabile della dispersione di tantissime delle forme fitofaghe più nocive. Basti ricordare quanto è costata all’Europa,in poco più di 70 anni,la Filossera della vite.
Le relazioni intraspecifiche degli insetti avvengono all’interno di una popolazione che convive nello stesso ambiente;la convivenza assume diverse forme di aggregazione che si possono condurre a due tipi fondamentali: aggregazioni non sociali e aggregazioni sociali. Nel primo caso la tendenza a riunirsi non dipende da attività sociali ma da condizioni ambientali. La temperatura,l’umidità,la presenza di nutrimento,stimoli di natura chimico-tattile, possono aggregare insetti in uno stesso luogo dove singolarmente trovano riparo e cibo(le monocolture rappresentano un sistema ideale). Nel secondo caso si può parlare di vere società in cui ogni soggetto è una piccola parte di un grande insieme organizzato secondo precise strategie. L’aggregazione sociale assume un significato evolutivo notevole in quanto è sede della riproduzione e depositaria della sopravvivenza della specie.
Costantemente impegnati a combattere gli insetti che“minacciano”le nostre colture, ci siamo completamente scordati di studiare animali che possiedono capacità e forze straordinarie.
E’ ben dimostrato oggi che l’importanza degli animali in natura è in ragione inversa della loro dimensione: quando venisse a mancare l’uomo dalla superficie della terra,le condizioni di questa si modificherebbero in senso positivo,quando venissero a mancare i mammiferi,non seguirebbero,nemmeno alla lunga,sconvolgimenti particolari,se invece venissero a mancare gli insetti, in breve tempo, la vita sul nostro pianeta sarebbe completamente sconvolta. Pare che questa semplice considerazione non riguardi assolutamente chi propone pesticidi e diserbanti in grado di mettere in serio pericolo gli insetti impollinatori e la vita dell’intero pianeta. Se le ragioni dell’utilizzo su vasta scala di sostanze chimiche, nelle intenzioni delle Organizzazioni internazionali e dei Governi, hanno come scopo la protezione della produzione agricola e delle derrate alimentari,risulta innegabile la pericolosità di questa scelta. La scelta chimica spacciata come “tecnologicamente avanzata”è invece una opzione sorpassata in contrasto con ogni fine studio degli equilibri degli ecosistemi, all’interno dei quali le coltivazioni agricole dovrebbero inserirsi in modo armonico e utile al mantenimento della vita di uomini e animali senza rischi per la loro salute. Non è più accettabile,in nome di una aumentata produzione agricola per combattere la fame,utilizzare sostanze che entrano inevitabilmente nel ciclo vitale di piante, uomini,animali La fame nel mondo,come ampiamente dimostrato,si combatte soprattutto eliminando gli “sprechi alimentari”e non aumentando una produzione che sarebbe già sufficiente a sfamare tutti.
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