Bio e Natura
Utilizzare le acque reflue con l'irrigazione a goccia si può con le attrezzature giuste
A influire sui risultati soprattutto la quantità di solidi sospesi e quindi le caratteristiche dell'impianto filtrante. Le colture arboree come olivo e vite, o fruttiferi vantano già applicazioni di soluzioni miscelate in fertirrigazione con acque di recupero.
12 settembre 2014 | Alberto Puggioni
L’uso di acque di recupero (piovane, reflui da produzione alimentari, produzione di olio e vino, digestati, ecc.) permette di valorizzare una risorsa importante per uso irriguo che altrimenti verrebbe smaltita, con pratiche dettate da precisi regolamenti e normative, per fini agronomici. Un primo criterio di classificazione delle acque di recupero è basato sulla loro diversa origine, civile oppure industriale. Nelle prime si ritrova sostanza organica in netta prevalenza; nelle seconde, invece, si rinvengono sostanze di origine naturale e di sintesi chimica, impiegate per lo svolgimento di particolari cicli produttivi, quali ad esempio la produzione di conserve alimentari, olio e vino, etc.
Le acque reflue recuperate possono essere destinate ad uso: irriguo, per irrigare colture destinate tanto alla produzioni di alimenti per il consumo umano ed animale, quanto per scopi diversi, quali colture energetiche. Oppure per irrigare spazi verdi o destinati ad attività ricreative e sportive. Uso Civile, per il lavaggio delle strade, per sistemi di riscaldamento o raffreddamento, ecc. Uso Industriale, come acqua antincendio, di processo, di lavaggio e per raffreddamento di processi industriali.
Non approfondiremo il quadro normativo, peraltro regolamentato anche a livello regionale, per concentrarci sulle applicazioni di acque di recupero in irrigazione a goccia in agricoltura. Per esempio le acque reflue di cantina, derivanti dal processo di vinificazione, soggette a depurazione obbligatoria, è consentito smaltirle, mediante uso agronomico in campo (irriguo e fertirriguo) o utilizzo fitoiatrico.
Anche per i reflui della produzione dell’olio, per la maggior parte acque di vegetazione e di processo estrattivo, è consentito l’uso agronomico. Precisando che per uso agronomico s’intende “la gestione di effluenti di allevamento, acque di vegetazione residuate dalla lavorazione delle olive, acque reflue provenienti da aziende agricole e piccole aziende agro-alimentari, dalla loro produzione fino all’applicazione al terreno ovvero al loro utilizzo irriguo o fertirriguo, finalizzati all’utilizzo delle sostanze nutritive e ammendanti nei medesimi contenute”.
Capitolo a parte è costituito dai digestati risultanti dalla produzione di biogas che sono attualmente al centro di diverse prove a goccia in virtù del fatto che usando la micro irrigazione localizzata si azzerano le emissioni ammoniacali dal digestato stesso (come dimostrato dagli studi CRPA di Reggio Emilia).
A prescindere dalla loro diversa natura, le sostanze trasportate dalle acque reflue recuperate possono presentarsi o in forma disciolta (caratterizzate da dimensioni molecolari e quindi non visibili ad occhio nudo), oppure in forma sospesa (dimensioni che ne permettono l’individuazione ad occhio nudo). Questi aspetti qualitativi ne modificano l’applicabilità in irrigazione a goccia. Infatti la filtrazione è dimensionata oltre che sulle portate dei settori, anche sulla qualità dell’acqua che esprimeremo, per semplificare nella quantità totale di solidi sospesi (TSS). Questo parametro può modificare la tipologia di filtrazione al fine di mantenere funzionante il sistema a micro irriguo a goccia. Talvolta, come nel caso dei digestati, può essere necessario diluire il flusso irriguo a monte della filtrazione per raggiungere i parametri più opportuni alla corretta filtrazione garanzia quindi di funzionamento e durata.
Pertanto si consiglia sempre un’analisi dettagliata delle acque di recupero per uso irriguo secondo i parametri indicati dalle normative locali. Tali parametri qualitativi (indicazione di un valore massimo e minimo), definiscono l’applicabilità su verde urbano, colture non alimentari, energetiche e alimentari siano esse arboree o erbacee, la cui parte edule venga bagnata oppure no. La tecnica indicata tra le più efficienti è senz’altro l’irrigazione a goccia localizzata, settore in cui Netafim è leader. Attualmente è utilizzata nei paesi dove la risorsa idrica scarseggia per veicolare miscele con acque di recupero o di processo come le acque di risulta della produzione di zucchero da canna in Brasile o le acque reflue in Israele.
Solitamente si utilizzano filtri a dischi automatici e ali gocciolanti autocompensanti (ogni gocciolatore eroga portata costante in un campo di pressione definito) come Uniram o DripNet applicabili anche, nella tipologia AS (anti sifone) come sistemi di subirrigazione.
Le colture arboree come olivo e vite, o fruttiferi vantano già applicazioni di soluzioni miscelate in fertirrigazione con acque di recupero. Per le colture ortive gli aspetti legati alla qualità dell’acqua diventano severi al fine di tutelare il consumatore. Le colture energetiche o non alimentari rappresentano una fascia di più facile applicazione. Su tutte queste è possibile applicare l’irrigazione a goccia con acque di recupero purché con modalità che assicurino il risparmio idrico, senza superare il fabbisogno delle colture ed è comunque subordinato al rispetto del codice di buona pratica agricola, ovvero gli apporti d’azoto derivanti dal riutilizzo delle acque reflue concorrono al raggiungimento dei carichi massimi ammissibili e alla determinazione dell’equilibrio tra il fabbisogno d’azoto delle colture e l’apporto d’azoto proveniente dal terreno e dalla fertilizzazione. Insomma un quadro complesso dove poter contare su distribuzione localizzata, portate costanti, alto grado di filtrazione e, non da ultimo, la possibilità di lavorare sulla coltura in atto, costituiscono i grandi vantaggi offerti dai sistemi a goccia che Netafim promuove in agricoltura professionale.
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