Bio e Natura
Ma la scelta vegetariana è davvero ecosostenibile?
Anche l'esercito norvegese passa al veg. Dopo i dati Fao sulle emissioni dovuti agli allevamenti zootecnici, una ricerca australiana vuole rimettere tutto in discussione perchè produrre cereali significa uccidere molti animali. Come misurare la sostenibilità ambientale?
20 novembre 2013 | Graziano Alderighi
I dati Fao sembravano aver messo la parola fine sull'annosa questione della sostenibiltà ambientale della dieta. I carnivori, o comunque gli onnivori, si dovrebbero sentire in colpa poiché l’allevamento di bestiame è responsabile del 18% delle emissioni di gas a effetto serra. Senza contare i danni della deforestazione causata dagli allevamenti intensivi.
Questi dati hanno dato impulso e vigore alle diete vegane e vegetariane nel mondo tanto che in Germania i Verdi volevano istituire il giorno vegetariano nelle mense pubbliche. Progetto poi abortito a seguito del brutto risultato elettorale del partito.
Dove non è arrivata la Germania ci riuscirà però la Norvegia il cui esercito, un giorno alla settimana, si nutrirà solo con un menu vegetariano. Secondo i dati del Ministero della difesa norvegese questo dovrebbe comportare un risparmio pari a 150 tonnellate all'anno di carne.
Secondo un recente studio del Fraunhofer Institute for systems and innovation research se i cittadini europei, seguendo l'esempio norvegese, rinunciassero per un giorno alla settimana a mangiare carne, nel 2020 si sarebbero prodotte 50 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 in meno.
In base a questi numeri non vi sarebbero dubbi se non fosse che un nutrito gruppo di esperti e ricercatori australiani, a partire dal Prof. Mike Archer, mette in dubbio l'approccio metodologico, offrendo una diversa visione e prospettiva.
Secondo i dati proposti dalla ricerca australiana la produzione di grano e di altri cereali si traduce in almeno 25 volte in più di uccisioni di animali per chilogrammo di proteine ââutilizzabili.
Un apparente controsenso che però viene così argomentato:
- una carcassa di bovino pesa circa 288 kg, pari a 45 kg di proteine. Questo significa 2.2 animali uccisi per ogni 100 kg di proteine ââanimali utilizzabili.
- almeno 100 i topi vengono uccisi per ettaro per anno per coltivare il grano. Le rese medie sono circa 1,4 tonnellate di grano/ettaro. La percentuale proteica nel grano è circa il 13%. Pertanto, almeno 55 animali muoiono per produrre 100 kg di proteine ââvegetali utilizzabili: 25 volte in più rispetto per la stessa quantità di pascoli manzo.
La ricerca australiana ha fatto molto discutere per i contenuti, mettere sullo stesso piano un allevamento e la fauna selvatica ha creato qualche perplessità, ma anche per come sono stati presentati i dati, confutati anche sul piano teorico perchè scartano completamente l'impatto ambientale, in termini di emissioni di CO2 del settore zootecnico.
Non vi è però alcun dubbio che la ricerca australiana ha proposto all'attenzione del mondo un quesito ancor più fondamentale: come misurare la sostenibilità ambientale? Le emissioni di gas serra è unità di misura sufficiente? Quali altri parametri e fattori sarebbe necessario tener di conto?
Potrebbero interessarti
Bio e Natura
Bernina, la nuova varietà di mela nata all’Università di Bologna
Elevata qualità agronomica e produttività, profumo e sapore fresco, colore accattivante, sapore dolce-acidulo con eleganti note aromatiche. A queste caratteristiche si aggiungono poi l’ottima conservabilità e, soprattutto, la sostenibilità
20 dicembre 2025 | 12:00
Bio e Natura
L'agricoltura di montagna va rilanciata valorizzando il patrimonio forestale nazionale
Lo sviluppo delle filiere agroforestali e delle energie rinnovabili nei territori montani sono rilanciati da un accordo fra quattro soggetti specializzati su energie e agricoltura
19 dicembre 2025 | 10:00 | Marcello Ortenzi
Bio e Natura
L'origine della siccità e la futura stabilità della produzione alimentare globale
Le colture sono molto più vulnerabili quando troppe precipitazioni provengono dalla venti di terra piuttosto che dall'oceano. L'umidità terrestre porta a precipitazioni più deboli e meno affidabili, aumentando il rischio di siccità
16 dicembre 2025 | 13:00
Bio e Natura
Riprogettazione culturale e ambientale per il benessere dell'uomo
La biologia umana si è evoluta per un mondo di movimento, natura e brevi esplosioni di stress, non per la costante pressione della vita moderna. Gli ambienti industriali stimolano eccessivamente i nostri sistemi di stress
12 dicembre 2025 | 11:00
Bio e Natura
Serve un approccio scientifico ai problemi agricoli: meno sensazionalismo
Serve una comunicazione che informi senza spaventare: il pubblico deve orientarsi con spirito critico in un settore decisivo per il futuro del pianeta, quale l’agricoltura
11 dicembre 2025 | 11:30
Bio e Natura
Possibile abbassare i consumi idrici del pomodoro da industria del 30%
Irrigazione a goccia intermittente e DSS riducono drasticamente gli sprechi e il rischio di dispersione dei nitrati, migliorano l’efficienza dell’azoto e mantengono o addirittura aumentano le rese. I dati delle due prime annate di prova indicano la strada maestra per una coltivazione più competitiva e sostenibile
11 dicembre 2025 | 10:30
Giuaeppe Bertoni
23 novembre 2013 ore 15:15Da zootecnico ho avuto più volte occasione di occuparmi di questo tema e mi permetto alcune osservazioni:
- l'argomento degli australiani mi convince sino lì...; il contendere in genere non è quello degli animali uccisi (specie se topi, altrimenti si dovrebbe argomentare contro la derattizzazione et similia);
- per contro è la perdita di efficienza nella conversione dei "vegetali" in "animali" a preoccupare (anche me). Dunque l'argomento da usare, a mio parere, è la essenzialità - per evitare problemi di malnutrizione soprattutto in alcune categorie - di questi alimenti per l'uomo che vegetariano NON E' (con buona pace dei detrattori, anche se convengo che si tratta di usarne il "minimo");
- aggiungo un altro particolare: quel 18 % della FAO è una mistificazione perchè, se si legge il documento FAO, ci si rende conto che vale SOLO per i paesi in via di sviluppo dove:
a) le altre fonti di gas serra sono molto ridotte e quindi è facile arrivare al 18 % di poco;
b) è stata inclusa la deforestazione, e quanto collegato, per far posto agli animali, che nei paesi sviluppati non esiste (i boschi sono in aumento, anche in Italia);
c) calcoli assolutamente seri (chiedere ai Proff.ri Pulina e Stefanon), mostrano che detta % non supera il 4 %per le produzioni animali e per l'intera agricoltura il 7-8 %.
Per concludere, è inutile disquisire se non ci si basa su dati corretti, fra cui le reali esigenze nutrizionali dell'uomo, i modi di allevare ecc. ecc..
Cordialmente. G. Bertoni