Bio e Natura

Il bio si afferma negli Iper e fa boom

Un volume d'affari da 13 miliardi di euro in Europa, in crescita negli Usa. Ora anche in Italia l'incremento è significativo e a due cifre. Ecco una completa analisi dei mercati e delle tendenze

20 novembre 2010 | Graziano Alderighi

Il biologico è un settore di tendenza che ha fatto segnare, anche in anni di crisi, risultati positivi.
Le vendite di prodotto confezionato organico nel 2008 hanno fatto segnare un +5,2%, nel 2009 e un +6,9% ma è nel 2010 che il risultato appare più sorprendente.
L'Ismea ha infatti recentemente certificato che nei primi nove mesi di quest'anno le vendite di prodotto bio sono salite dell'11%.

Nel dettaglio, per l'ortofrutta fresca e trasformata, che rappresenta il 22% del valore degli acquisti biologici, la crescita, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, è stata del 4%.
Anche i derivati dei cereali segnano, nei primi 9 mesi del 2010, variazioni positive, con incrementi intorno al 15-20% per pane (e suoi sostituti), biscotti, dolciumi e snack. Più contenuto (+9,5%) l'aumento per le paste di semola bio, mentre arretrano del 17% circa gli acquisti di riso.
A contribuire alla crescita dei prodotti biologici sono stati, in questi primi nove mesi, anche l'olio extravergine bio (+20% la spesa) e le uova (+7,5% su base annua).
Nel comparto lattiero caseario, che segna complessivamente un più 10,4%, i dati Ismea evidenziano un buon risultato in particolare per il latte fresco (+23%) e incrementi più contenuti per burro (+9,3%) e yogurt (+2%).

Ma dove e come il bio tira?
Tenendo sempre presente che le regioni settentrionali incidono al 70% sui consumi di prodotti organici è significativa la crescita nel Sud e in Sicilia (+25,3%) mentre più contenuta appare la crescita nel Nord Est (+15,4%), a seguire il Nord Ovest (+9,7%) e fanalino di coda il Centro e la Sardegna (+3,3%).
A quanto pare il bio ha definitivamente conquistato la GDO e in particolare gli ipermercati dove le vendite nel 2010 sono cresciute del 21,7%.

In Europa
Il mercato del bioin Europa vale circa 13,7 miliardi di euro, trainato dai mercati tedesco, francese e inglese.
Secondo i dati della Federazione tedesca dell'industria alimentare biologica Bundesverband für ökologische Lebensmittelwirtschaft BÖLW nei primi sei mesi del 2010 la crescita sarebbe pari a quasi il 10%. Nocciolo duro del consumo bio in Germania è Berlino dove oltre il 70% degli abitanti opta regolarmente per articoli da agricoltura biologica. Nella capitale tedesca si contano 41 supermercati e 80 negozi bio, con una crescente presenza di questo assortimento anche nei discount.
In Francia la quota di prodotti bio ammonta all'1,9% dell'intero mercato alimentare. Un incremento particolarmente forte si è riscontrato nella ristorazione fuori casa: nel 2009 la spesa è più che raddoppiata da 44 a 92 milioni di euro.
Solo la Gran Bretagna ha segnato il passo. Secondo l'Organic Market Report nel 2009 le vendite realizzate con i prodotti bio sono calate del 13%, scendendo a 2 miliardi di euro. Un calo che non ha però colpito la cosmesi naturale, un segmento che è aumentato di un terzo raggiungendo un fatturato di circa 40 milioni di euro. Si investe in bellezza ma anche per i figli, gli alimenti biologici per la prima infanzia hanno infatti segnalato una netta crescita, salendo del 21%.

Negli Usa
Whole Foods Market, la più importante catena di supermercati di alimenti naturali e biologici degli Usa, ha annunciato i risultati della sua indagine annuale Food Shopping Trend Tracker secondo la quale gli alimenti biologici hanno avuto una maggiore incidenza negli acquisti 2010.
Tre adulti su quattro continuano ad acquistare alimenti naturali e/o biologici (75% nel 2010 e 73% nel 2009), ed è aumentato il numero di prodotti biologici nel paniere della spesa. In particolare, il 27 per cento degli adulti dichiara che almeno un quarto degli acquisti alimentari di quest'anno è costituito da tali prodotti, rispetto al 20 per cento di un anno fa. Più di quattro quinti degli adulti si dicono più interessati agli alimenti (84%), leggono le etichette nutrizionali (84%) e hanno una migliore comprensione di come il loro cibo viene prodotto (83%) rispetto a quanto facevano negli anni ‘80.
La crisi, comunque non da scampo.
Per la maggior parte degli adulti i prezzi dei prodotti alimentari correnti continuano a influire sul modo in cui fa la spesa (84%), e la situazione economica ha impattato sull’alimentazione (77%).
In particolare, cenano a casa più spesso e mangiano meno fuori (59%) e controllano più attentamente la spesa settimanale (42%). Il 46% degli adulti che ha indicato un’incidenza dei prezzi sul modo di fare la spesa dichiara di rivolgersi a punti vendita più economici, il 56% di preparare più pasti a casa, i pasti e il 26% pianifica i consumi formalizzando la lista della spesa per la settimana.

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