Fuori dal coro

Gli oli monovarietali hanno anche un volto molto umano

Già dalla prossima campagna olearia usciranno i primi oli da una sola varietà, controllati e certificati. Un ulteriore passo per difendere il territorio, ricordando che, dietro, c'è sempre una persona

05 ottobre 2013 | Alberto Grimelli, Barbara Alfei

Dalla prossima campagna olearia usciranno gli oli MV, monovarietali, controllati e garantiti dall'Associazione nazionale oli monovarietali, attraverso un rigoroso disciplinare di produzione.

Non è, però, una straordinaria novità.

Gli oli monovarietali sono in commercio ormai da anni e hanno il loro nutrito gruppo di appassionati e cultori.

La notizia, però, c'è tutta, se appena si scava un po' più in profondità. Che 70 produttori, già vessati dalla burocrazia, decidano volontariamente di assoggettarsi a un nuovo disciplinare di produzione e a nuovi controlli, vista anche la generalizzata sfiducia verso i bollini in genere, è di per sé meritevole di approfondimento. Così che questi olivicoltori e frantoiani si uniscano sotto uno stesso tetto, condividendo questa nuova sfida.

Meritano di essere conosciuti questi pionieri, da nord a su, da est a ovest.

 

Massimo Fia

 

Monovarietale è una professione di fede o una strategia aziendale? La scelta di fare monovarietale è più dettata da motivi etici o promozional-commerciali?

Massimo Fia (Trentino): I mono varietali sono un esempio di valorizzazione del territorio  sui quali impostare anche delle straordinarie strategie di marketing e comunicazione. Noi produttori dobbiamo esprimerci al meglio come qualità intrinseca del prodotto, ma dobbiamo lavorare molto "fuori dalla bottiglia". Dobbiamo riempire la nostra bottiglia oltre che di olio di qualità di contenuti forti di cui il monovarietale è incredibilmente ricco come l'ambiente e il territorio che lo circonda, fino agli abbinamenti con cibi territoriali per esempio.

Michele Masuccio (Campania): Ma sicuramente è una professione di fede prima ancora che essere una strategia aziendale o meglio ancora una novità nazionale nello stagno in cui desta oggi l'olio extravergine prodotto e franto in Italia....,ci sono nato e cresciuto a curare le olive, a sperare che si facesse il miglior olio che piacesse ai compratori.   

 

Michele Masuccio

 

Gli oli monovarietali hanno una personalità spesso decisa e spiccata. I consumatori amano gli oli dolci e piatti. I monovarietali sono dunque oli per pochi?

Leonardo Delogu (Sardegna): Il consumatore non ama gli oli dolci e piatti, sono fermamente convinto che ci si è soltanto abituato, perché ancora non ha incontrato un monovarietale. L’olio monovarietale ha carattere, personalità ed è capace di stupire. C’è un monovarietale per ognuno di noi, dobbiamo trovare l’occasione di conoscerlo e dopo averlo apprezzato sicuramente non potremo fare a meno di …. innamorarcene!

Gabriella Gabrielloni (Marche): i monovarietali sono oli per chi sa apprezzare la qualità e la differenza territoriale.

Giustiniano Serrilli (Puglia): tra gli oli monovarietali sicuramente c'è quello che ci piace di più.  Bisogna solo capire quale, partendo dai fruttati più leggeri, in un crescendo di assaggi sicuramente si intercetta il 'nostro' olio preferito.

Giustiniano Serrilli

 

L'olio monovarietale è un solista, che deve essere valorizzato di per sé, oppure un elemento di un'orchestra gastronomica?

Leonardo Delogu (Sardegna): I solisti spiccano con le loro note ardite e solenni, sovrastano l’orchestra, ma hanno anche la capacità di esaltare l’armonia e la solidità degli altri orchestrali, amalgamandoli e facendone risaltare le peculiarità più importanti. In sintesi un monovarietale è un protagonista indiscusso nel piatto, ma contemporaneamente, lo compone, lo amalgama e lo innesta di sapori e profumi indispensabili all’esaltazione del gusto.

 

Leonardo Delogu

 

Giochiamo col suo monovarietale. Se fosse un personaggio famoso a chi lo accosterebbe e perchè?

Gabriella Gabrielloni (Marche): La Mignola la accosterei a Gilda (Rita Hayworth): dolce, accattivante ma con carattere; la Coroncina a Nilde Iotti: fedele ai suoi principi, ciò che promette, mantiene.

Gabriella e Elena Gabrielloni

Leonardo Delogu (Sardegna): Se nella domanda non ci fosse stato l’aggettivo “famoso” d’istinto al mio monovarietale avrei accostato la figura di mio nonno. Nei primi anni cinquanta, quando decise di impiantare alcuni ettari di oliveto, non ascoltò l’indicazione dei tecnici di quegli anni che introducevano in Sardegna le più note varietà toscane, ma decise di innestare e propagare la nostra varietà a lui familiare, la Bosana. Non mi sottraggo alla domanda e propongo un abbinamento con un grande italiano, non sardo, ma che avrebbe potuto esserlo, un personaggio dalle mille sfaccettature pittore, scrittore, inventore, così come la Bosana propone sapori e profumi diversi ma perfettamente bilanciati in se stessa: Leonardo da Vinci.

Michele Masuccio (Campania): Possiamo dirlo, è il Pavarotti dai toni decisi!

Massimo Fia (Trentino): Se dovessi accostare il monovarietale ad un personaggio famoso, lo accosterei a Totò. Frizzante, poliedrico, pieno di espressioni e sopratutto con le sue varie interpretazioni racconta lo spaccato italiano tutt'oggi attuale.

Giustiniano Serrilli (Puglia): Tra i monovarietali che produciamo mi viene in mente un'associazione tra l'Ogliarola garganica e il calciatore Andrea Pirlo: il regista di ogni azione gastronomica vincente!

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giuseppina g. lai

06 ottobre 2013 ore 08:47

anche io, ho ereditato gli oliveti di Bosana, certo mio nonno non ha dato importanza all'armonia del suo prodotto finale ma sicuramente alla sua rusticità, al facile controllo della mosca olearia e della chioma. pensa se avesse visto il suo olio di Bosana tra i podi più alti dei concorsi nazionali.....bella soddisfazione nonno!
un grazie a tutte le persone che prima di noi hanno creduto in questa cultivar (anche se per altri motivi) affinchè noi potessimo raccogliere i suoi grandi frutti.
Giuseppina Lai, socia di Olivicoltori Valle del Cedrino- Costa degli Olivi D.O.P. Sardegna