Emozioni di gusto

La Rucola della Piana del Sele ottiene l'Indicazione geografica protetta

Dopo il via libera di Bruxelles ora promozione per un prodotto che ha un aroma intenso, speziato e piccante, una consistenza croccante delle foglie e una percettibile sapidità che potrebbe fare escludere l’uso di sale nel condimento

27 novembre 2020 | C. S.

La Commissione europea ha approvato la domanda di registrazione della "Rucola della Piana del Sele" nel registro delle indicazioni geografiche protette (Igp). La denominazione "Rucola della Piana del Sele" designa le foglie di rucola prodotte nella provincia di Salerno.

Il prodotto ha un aroma intenso, speziato e piccante, una consistenza croccante delle foglie e una percettibile sapidità che potrebbe fare escludere l’uso di sale nel condimento. Queste caratteristiche specifiche sono la diretta conseguenza di un ambiente di coltivazione assolutamente caratteristico sia sotto il profilo pedologico sia sotto quello climatico. Infatti, il terreno agricolo destinato alla coltivazione della "Rucola della Piana del Sele" Igp, è costituito da uno spesso strato superficiale di suolo, di natura vulcanico - alluvionale, formatosi grazie all’azione del Vesuvio, nelle sue trascorse fasi eruttive, ed all’azione alluvionale del fiume Sele e degli altri corsi d’acqua superficiali, che si diramano sul territorio. 

La coltivazione della rucola si è diffusa come coltivazione tipica di qualità del territorio e si è contemporaneamente consolidata la denominazione "Rucola della Piana del Sele" per indicare un prodotto di particolare aroma e sapidità. Questa nuova denominazione si aggiunge ai 1503 prodotti alimentari già protetti.

La Rucola della Piana del Sele interessa attualmente una superficie di circa 3600 ettari, distribuiti su otto Comuni, con una produzione media degli ultimi anni pari a 400 milioni di chili di prodotto, che è il 73% circa della produzione nazionale, con un fatturato medio annuo di oltre 680 milioni di euro e consentirà lo sbarco sul mercato di un prodotto a marchio europeo che nel 2018 ha visto la produzione di 400 milioni di chili in 430 aziende, di cui il 60% guidate da giovani con un’agricoltura 4.0 a forte valore di innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale.

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