La voce dell'agronomo

LE FOGLIE NON SONO ENTITÀ VEGETALI E NON SONO SOGGETTE A CONTROLLO SUI RESIDUI DI PESTICIDI

Una recente sentenza della Corte di Giustizia europea ha già suscitato polemiche e proteste. Le foglie, in questo caso di vite, sono esenti dal rispettare la direttiva 90/642. Spesso sono utilizzate come ornamento nelle confezioni alimentari, si tutela così il consumatore?

02 ottobre 2004 | Alberto Grimelli

La Corte di giustizia europea ha sancito che le foglie di vite non devono rispettare la legislazione Ue sui residui massimi di insetticidi e presidi sanitari.
È stato spiegato che non essendo queste foglie assimilabili a vegetali ad uso alimentare non rientrano in quanto disciplinato dalla direttiva 90/642. Se confermato, questo rappresenterebbe un precedente legale per tutta l’Unione europea.
Il caso ha coinvolto un importatore finlandese, tale E. Oy di Gavrielides, che si è opposto alla decisione della dogana del suo Paese che ha bloccato l’importazione di foglie di vite con contenuti di insetticida eccessivamente elevati.
Di fatto, quindi, la sentenza del tribunale ha liberalizzato la commercializzazione di ogni altro materiale vegetale, non direttamente destinato all’alimentazione umana, anche se i residui di fitofarmaci sono ben al di sopra delle soglie massime consentite.
Che importa del loro utilizzo successivo?
È noto agli esimi giudici che spesso le foglie di vite vengono utilizzate come ornamento nelle confezioni di prodotti alimentari, venendo anche a diretto contatto con il prodotto, come, ad esempio, nel caso di alcuni formaggi?
Sanno che in altri casi proprio dalle foglie vengono estratti composti destinati poi per la nutrizione umana?
Quale garanzia ha il consumatore che l’eccesso di prodotti fitosanitari non contamini questi alimenti?
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un fiorire e moltiplicarsi di norme sulla sicurezza alimentare, molte delle quali hanno avuto una diretta e non insignificante ricaduta, anche economica, sul comparto agricolo. È stato spiegato che accadimenti, come quello tragico della mucca pazza, non devono assolutamente più avvenire in futuro, che la salute del consumatore ha la priorità su ogni altra considerazione.
Giusto. Sacrosanto, direi.
Solo che non è possibile accanirsi su un settore e poi lasciare macroscopiche lacune normative in altri strettamente correlati. Spero quindi che il legislatore provveda a colmare quanto prima questa carenza. Mi auguro anche che, in futuro, i giudici siano un po’ più cauti e propendano per interpretazioni delle norme più flessibili e logiche, evitando il cieco integralismo.

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