La voce dell'agronomo
Fine d'anno amaro per i professionisti: pensioni più basse

Il rallentamento dell’economia italiana causato dal Covid19, ha degli effetti sul sistema previdenziale che si manifestano ora: pensioni basse per i professionisti
16 dicembre 2022 | Roberto Accossu
Gli effetti del pesante calo del PIL, verificatosi nel 2020, si ripercuotono anche sul coefficiente di rivalutazione dei montanti per l’anno 2022.
Con la nota Protocollo Generale 1833828/22 - 28/10/2022 P 01, l’ISTAT ha comunicato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il tasso annuo di capitalizzazione per la rivalutazione dei montanti contributivi relativamente all’anno 2022.
Il dato comunicato dall’ISTAT conferma come il rallentamento dell’economia italiana causato dal COVID 19, abbia degli effetti prolungati sul sistema previdenziale basato sulla media quinquennale del PIL.
E’ utile ricordare che i coefficienti di trasformazione si applicano al montante individuale maturato e consentono di calcolare l’assegno pensionistico annuo.
I nuovi coefficienti di trasformazione recepiscono la variazione negativa della speranza di vita registrata dall’ISTAT nell’ultimo biennio e, per la prima volta, faranno aumentare le pensioni.
e basato sulla media quinquennale del PIL.
Riporta, infatti, il comunicato ISTAT: “Ai sensi dell’art. 1, comma 9, della Legge n. 335 del 8 agosto 1995 e del Decreto legislativo 30 aprile 1997, n. 180 e con riferimento alla comunicazione di cui alla nota prot. SP/561.12 del 23 maggio 2012, si comunica il valore del tasso annuo di capitalizzazione ai fini della rivalutazione dei montanti contributivi relativamente all’anno 2022. Il tasso medio annuo composto di variazione del prodotto interno lordo nominale, nei cinque anni precedenti il 2022, risulta pari a 0,009973 e, pertanto, il coefficiente di rivalutazione è pari a 1,009973”.
In realtà il coefficiente di rivalutazione dei montanti è più basso, perché persisteva, dallo scorso anno, un valore negativo pari a - 0,000215, che deve essere recuperato dal coefficiente di rivalutazione 2022.
Pertanto, il coefficiente di rivalutazione per i montanti contributivi di cui alla L. 335/1995, per l’anno 2022, applicato sui montanti individuali sarà dato da: 1,009973 - 0,000215, pari a 1,009758 (0,9758 %).
Il coefficiente di rivalutazione dei montanti riprende, dunque, ad avere un valore positivo, anche se estremamente ridotto.
Occorre però sottolineare che gli effetti del coefficiente di rivalutazione sul montante individuale sono differenti in relazione all’età contributiva di ogni iscritto agli Enti previdenziali.
Infatti, il coefficiente di rivalutazione dei montanti è applicato solo sulla parte del montante individuale soggetta al calcolo con il metodo contributivo.
Pertanto, la sua applicazione assume una rilevanza maggiore per chi avrà la pensione calcolata esclusivamente con il sistema contributivo.
Attualmente sussistono tre diversi metodi per il calcolo della pensione, in relazione all’inizio dei versamenti contributivi.
Infatti, per coloro che:
- hanno iniziato a versare i contributi dal 1996 in poi, la pensione viene calcolata, esclusivamente, con il metodo di calcolo contributivo;
- avevano meno di 18 anni di contributi versati al momento dell’entrata in vigore della riforma Dini (1° gennaio 1996), il calcolo della pensione si effettua applicando il cosiddetto sistema misto (sistema retributivo fino al 1995 – sistema contributivo dal 1° gennaio 1996);
- avevano più di 18 anni di contributi versati al 31 dicembre 1995, si applica il metodo di calcolo basato sul sistema contributivo solo sui versamenti effettuati dal 1° gennaio 2012.
Assumeranno, quindi, una grande importanza le politiche che adotteranno gli Enti di previdenza per far fronte agli ultimi due anni, in cui i singoli montanti individuali degli iscritti non hanno avuto, praticamente, nessuna rivalutazione, a fronte di un’inflazione sempre crescente, che ha superato il 10 % negli ultimi mesi del 2022.
Sempre in tema pensionistico, un altro importante chiarimento sui soggetti che hanno l’obbligo di versare i contributi previdenziali alla gestione separata dell’INPS, è stato fornito dalla Corte Costituzionale con la Sentenza n° 238 del 28 novembre 2022, nel giudizio di legittimità costituzionale dell'art. 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995 n. 335. In detta sentenza viene affermato che non è incostituzionale l’obbligo di contribuzione alla gestione separata INPS, imposto ai professionisti che svolgono anche un’altra attività.
Riporta infatti la citata sentenza: “Costituisce, dunque, regola di diritto vivente - assunta come tale anche dal giudice rimettente - quella secondo cui sono obbligati ad iscriversi alla Gestione separata INPS non solo i soggetti che svolgono abitualmente attività di lavoro autonomo il cui esercizio non sia subordinato all'iscrizione ad appositi albi professionali, ma anche i soggetti iscritti ad altre forme di previdenza obbligatorie per i quali è preclusa l'iscrizione alla cassa di previdenza categoriale, a cui versano esclusivamente un contributo integrativo di carattere solidaristico in quanto iscritti agli albi, cui non segue la costituzione di alcuna posizione previdenziale a loro beneficio (così, da ultimo, segnatamente con riferimento agli architetti e agli ingegneri, nel solco di un consolidato orientamento, Corte di cassazione, sezione sesta civile, sentenza 23 giugno 2022, n. 20288)”.
Infine, un’altra importante novità è l’applicazione, dal 1° gennaio 2023, dei nuovi coefficienti di trasformazione dei montanti che, per la prima volta, riprendono a crescere.
Infatti, con il Decreto Ministeriale 1° dicembre 2022, emanato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, sono stati aggiornati i coefficienti di trasformazione per il biennio 2023-2024, riportati nella tabella sottostante, che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2023.
E’ utile ricordare che i coefficienti di trasformazione si applicano al montante individuale maturato e consentono di calcolare l’assegno pensionistico annuo.
I nuovi coefficienti di trasformazione recepiscono la variazione negativa della speranza di vita registrata dall’ISTAT nell’ultimo biennio e, per la prima volta, faranno aumentare le pensioni.
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