La voce dell'agronomo 19/06/2004

DIRITTI DEGLI ANIMALI. ORA ARRIVANO LE AGOGNATE FERIE. POI, CHISSA', FORSE LA PENSIONE

In Austria varata una legge per la protezione anche delle bestie da allevamento. Così non solo cani e gatti godranno di privilegi e tutele. Sono stati previsti infatti periodi di riposo all’aria aperta per cavalli, vacche e capre. Inoltre a partire dal 2009 sarà vietato l’allevamento in batteria dei polli


I partiti politici austriaci, con una larga convergenza, hanno varato un’avanzatissima norma a protezione degli animali. Tanto i nostri adorati, talvolta idolatrati, fido e micio quanto le più bistrattate bestie da cortile o da allevamento godranno di tutele ma anche, ed è questo il punto che ha suscitato più di una perplessità, di una sorta di umanizzazione.
Un freno alle sevizie, all’abbandono e a tutti gli eccessi propri degli esseri umani non solo è utile, ma assolutamente doveroso. Una severa regolamentazione delle attività circensi, delle macellazioni rituali o anche dell’addestramento con collari elettrici è assolutamente auspicabile, anche da parte di altre nazioni, compresa naturalmente l’Italia.
Se, quindi, è imperativo che gli allevatori usino tecniche e metodi che non nuocciano oltre misura agli animali, è eccessivo che il legislatore intervenga stabilendo, ad esempio, un periodo di riposo obbligatorio all’aria aperta, ovvero ferie di tre mesi per cavalli, vacche e capre.
Estendere le garanzie proprie del lavoratore anche alle bestie implica una modifica del loro ruolo, dei loro compiti e delle relazioni che questi hanno con il padrone. Sanzionare quest’ultimo, con multe da duemila a quindicimila euro, per non aver concesso all’animale una tregua dal lavoro, significa non riconoscere più il rapporto di proprietà tra animale e essere umano.
Se si intraprenderà questa strada, presto l’allevatore diverrà semplicemente il datore di lavoro della bestia la quale avrà diritti e doveri, al pari di un operaio.
Resterà naturalmente da stabilire l’età pensionabile dell’animale e l’ammontare del vitalizio.

di Alberto Grimelli