La voce dell'agronomo 05/06/2004

BOLLINI E MARCHI DI GARANZIA? FIDARSI È BENE, NON FIDARSI È MEGLIO

Sempre più diffuse e pervicaci le sensazioni di pessimismo e scetticismo verso iniziative di tutela e certificazione di prodotto. Ma è poi giustificata questa diffidenza? È lecito, a causa di una spasmodica ricerca della sicurezza assoluta o, peggio, per motivi di lotta politica, boicottare azioni a difesa di tipicità e made in Italy?


“Il Ministro Alemanno deve sospendere la campagna di comunicazione, finanziata dal suo dicastero, per promuovere il consumo di carne di pollo italiana perché inganna i consumatori.”
Loredana De Petris, senatrice dei Verdi e capogruppo in Commissione Agricoltura, ha presentato oggi una interrogazione urgente con la quale chiede la sospensione della campagna promozionale, in corso in questi giorni con annunci sulla stampa e sugli altri media, denominata “Il pollo col bollo”, finanziata dal Ministero delle politiche agricole con un milione e mezzo di euro, per sostenere il consumo di carni avicole nazionali.
“L’iniziativa è presentata – dichiara la senatrice – come rivolta a valorizzare la qualità del pollo allevato in Italia. Ma il messaggio pubblicitario invita a consumare il pollo ‘che parla la tua stessa lingua’ in quanto contraddistinto nel marchio di etichettatura da una ‘I’: è un inganno perché quel simbolo indica esclusivamente che lo stabilimento di macellazione è conforme alla norme CEE e si trova in Italia. Qualsiasi carne di pollo proveniente dall’estero, ad esempio quella che arriva surgelata dal Brasile, può essere contraddistinta da quel marchio se trattata in un impianto di macellazione sito sul territorio nazionale, mentre il consumatore viene convinto ad acquistarla come proveniente da allevamenti italiani. La tracciabilità delle carni è una cosa seria: invece di spendere risorse pubbliche per confondere i consumatori, il Ministro disponga al più presto l’indicazione obbligatoria in etichetta del luogo di allevamento anche per la carne di pollo”.

Al duro pamplhet della senatrice De Petris ha risposto il direttore del dipartimento per la Qualità dei prodotti agricoli del Ministro delle Politiche agricole e forestali, Giuseppe Ambrosio.
“L’esame dei dati di mercato – spiega Ambrosio - e le tendenze dei consumi nel nostro Paese dimostrano che non esiste assolutamente il rischio temuto dalla senatrice De Petris riguardante il fatto che il pollo proveniente dall'estero, contraddistinto dal marchio “I” di Italia sull’etichetta, potrebbe essere ingannevole e non garantire la provenienza della carne da allevamenti italiani. Lo scorso anno la produzione di pollo in Italia è stata pari al 97% circa dell’intera produzione italiana. A fronte di esportazioni per 113 mila tonnellate abbiamo importato circa 40 mila tonnellate di carne di pollo e solo l’1,5% circa di questa carne proveniva da paesi extra comunitari. Tra l’altro, si tratta di importazioni quasi esclusivamente di carne surgelata destinata quindi alle lavorazioni e non al consumo diretto. Il provvedimento predisposto dal Ministero e approvato dalla Conferenza Stato-Regioni si trova attualmente all’esame del Consiglio di Stato e prevede lo schema di disciplinare sull’etichettatura, la tipologia delle informazioni da porre in etichetta, le modalità di applicazione delle etichette stesse e il piano dei controlli. Si tratta quindi di uno strumento innovativo, che in questo settore non ha precedenti nell’Ue e a totale garanzia del consumatore.”

Al di là delle specifiche considerazioni di merito sulla certificazione delle carni avicole, e più in particolare su questa norma e la conseguente campagna promozionale, permane la sensazione che si sia instaurato un clima di sfiducia nei confronti di qualsiasi sistema di certificazione. Pare quasi che sia diventato un gioco, uno sport scovare falle, trovare qualsivoglia piccola pecca pur di dimostrare che non c’è scampo, che è tutto, sempre e solo un imbroglio.
Vorrei far notare a questi pervicaci ed instancabili contestatori che un atteggiamento di continuo contrasto induce a credere che nessun mezzo possa tutelare il consumatore rispetto a sicurezza alimentare o controllo della tipicità. Se la certezza assoluta effettivamente non può esistere, lo stesso concetto vale per ogni altro strumento od oggetto fabbricato dall’uomo.
Nessuno, in effetti, può assicurare che l’auto si avvii ogni mattina, oppure che non vi siano interruzioni di corrente. Si potrebbe continuare all’infinito con esempi simili, tutti eventi altamente improbabili ma possibili. Così la certificazione di prodotto non azzera le truffe ma riduce, a volte drasticamente, queste evenienze.
È ora di prenderne atto: l’uomo e tutto ciò che da questo viene concepito è fallibile, ma non è una valida scusa per criticare ogni sistema tenda a ridurre i rischi, i pericoli o le frodi.

di Alberto Grimelli