La voce dell'agronomo 29/05/2004

GIOVANI AGRICOLTORI CRESCONO, PUNTANDO TUTTO SULLA QUALITÀ

Una innovativa figura imprenditoriale si affaccia in agricoltura: brillante, preparato su tecnologie ed informatica, investe in autofinanziamento, attento a tipicità e tutela del consumatore e soprattutto ha meno di quaranticinque anni. Le nuove generazioni scommettono sul lavoro nei campi


L’Eurispes, il noto Istituto di studi politici, economici e sociali, ha recentemente presentato un indagine su un campione rappresentativo di ben mille giovani imprenditori.
Molto confortanti e ben auguranti i dati e le informazioni presentate. I giovani imprenditori agricoli puntano sul biologico e sulla qualità dei prodotti. Il 13,3% di loro, infatti, indica l'agricoltura biologica come l'ambito prevalente di intervento per un maggiore sviluppo del proprio mercato di riferimento. Seguono: la sicurezza alimentare dei prodotti (12,4%), le colture e prodotti innovativi (7,0%) e la certificazione della qualità aziendale (6,4%).
Ma chi sono queste nuove leve destinate a succedere alla generazione che, nel dopoguerra, ha dovuto sfamare, letteralmente, un’intera società?
Per quanto concerne la forma giuridica delle aziende agricole, i dati mostrano come la stragrande maggioranza delle imprese (il 68,7%) si sia costituita in forma di ditta individuale. Abbastanza diffusa anche la società di persone e/o capitali, che caratterizza circa un quarto delle imprese, mentre le altre forme giuridiche costituiscono una lieve minoranza.
La tendenza all’estrema parcellizzazione sembra scongiurata se consideriamo che solo il 32% delle aziende dispone di una superficie tra 1 e 10 ettari. Purtroppo le aziende agricole che dispongono di una SAU superiore ai 100 ettari, necessaria per poter operare significative economie di scala, costituiscono appena l'11,1% del complesso.
I dati relativi al titolo di possesso dei terreni indicano una netta prevalenza, tra i giovani imprenditori agricoli intervistati, di proprietari d'azienda: il 70,4% del campione. Un buon 18,3% possiede parte dei terreni della propria azienda in proprietà e parte in affitto mentre solo il 9,8% indica nella forma affittuaria il titolo di possesso dei terreni.
Per quanto concerne i settori di produzione, la maggior parte delle risposte ha indicato nella viticoltura (20,7%) o nella coltivazione di cereali (17,4%) l'indirizzo produttivo prevalente; seguono l'olivicoltura (13,7%), la coltivazione di fruttiferi (10%), e la coltivazione di ortive, indicata dal 7,5% delle risposte. L'agriturismo raccoglie infine il 23% delle risposte, rilevando una discreta propensione, da parte dei giovani imprenditori agricoli, ad affiancare la produzione agricola a servizi di tipo ricreativo. Lo scorporo dei dati per area geografica di riferimento mostra una diffusione maggiore dei servizi di tipo ricreativo nel Nord-Ovest, dove si trova il 27,2% delle imprese che praticano attività di agriturismo, seguito dal Centro (24,8%) e dal Nord-Est (23,2%). La capacità di rispondere a bisogni di tipo ricreativo sembra meno diffusa nelle imprese meridionali: nello specifico, il Sud registra il 21,6% delle aziende che praticano agriturismo e le Isole appena il 3,2%.
Una sezione del sondaggio è stata espressamente dedicata ai fabbisogni formativi. In questo senso risultano incoraggianti le risposte fornite in relazione alle aree di riferimento dei corsi di formazione effettuati all'interno dell'azienda. Infatti, pur risultando prevalente il settore della sicurezza sul lavoro (15,2%), l'altrettanto elevata partecipazione alle attività formative relative al marketing (12,7%), alla qualità dei prodotti (12,1%), all'agriturismo (12,1%), all'agricoltura biologica (8,0%) e' indicativa dell'interesse ad accumulare le competenze necessarie ad un'agricoltura multifunzionale e, nello specifico, al settore delle produzioni di qualità.
Positive poi le prospettive occupazionali. Gli imprenditori prevedono che l'incremento occupazionale coinvolgerà principalmente i dipendenti fissi (16,6%), ma si registrano prospettive moderatamente positive anche per i lavoratori stagionali (12,3%) e occasionali (9,8%), anche se per queste categorie i valori del possibile decremento si attestano intorno all'8%.

di Alberto Grimelli