La voce dell'agronomo

Ordine degli agronomi. Ecco un’altra fetta di verità

Il Tribunale di Roma riabilita Pantaleo Mercurio che ora da accusato potrebbe divenire accusatore. Una sordida vicenda che ha anche influito sulle ultime elezioni per il rinnovo del Conaf

09 maggio 2009 | Alberto Grimelli

La verità va cercata e va trovata, ma spesso occorre molta pazienza, anche perché i fatti talvolta emergono con una lentezza sconcertante, in particolare se c’è di mezzo la giustizia italiana.
Stavolta a metterci lo zampino anche cinque accusatori di Pantaleo Mercurio, già Presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali, che si sono opposti per ben tre volte alle richieste di archiviazione del pubblico ministero.
Difficile non vedere negli atti di Dina Porazzini, Giuseppe Pulina, Daniele Zanzi, Antonio Lucotti e Sandro Castelli un insolito accanimento.
Alla quarta volta l’Ufficio del Gip ha messo la parola fine alla vicenda ordinando l’archiviazione del procedimento.

Sette i capi d’accusa posti a carico di Pantaleo Mercurio, tutti e in toto rigettati dal giudice che ha utilizzato anche espressioni assai colorite nelle motivazioni dell’ordinanza.

A proposito dell’accusa di omessa convocazione del Consiglio a fronte della richiesta di cinque consiglieri, il giudice ha commentato che “a fronte di queste circostanze balza evidente il carattere assolutamente strumentale della richiesta di convocazione sottoscritta dalla Porazzini e dagli altri quattro consiglieri che hanno sostenuto quest’ultima in molte delle, a dir poco “discutibili”, iniziative intraprese, sul versante interno ed esterno, per mantenere la carica di Presidente e una di queste era senz’altro la richiesta di convocazione del Consiglio…”.

Inoltre “circa l’istituzione di un protocollo interno ed anche la retribuzione corrisposta al Commissario Straordinario è così palese l’avventatezza della denuncia in questa parte da apparire sufficiente rilevare, per dimostrarne l’infondatezza, che, quanto all’istituzione del protocollo, è stata solo prospettata la possibilità che l’indagato negasse l’accesso ad eventuali interessati e non che ciò sia avvenuto, dall’altro che il compenso al Commissario era dovuto sicchè riesce difficile comprendere quale reato potrebbe ipotizzarsi se non quello di calunnia ai danni di chi ha proposto la denuncia, da apparire superfluo indugiare oltre nella dimostrazione della totale infondatezza dell’ipotesi accusatoria.”

In conclusione “appare quasi provocatoria la doglianza da parte dei denunciati di una gestione di dubbia moralità e liceità dell’Ordine Nazionale rivolta al Presidente del nuovo Consiglio subito dopo che questo si è insediato a seguito della ricostruzione degli organi dell’ente commissariato.
Ancor più beffarda appare la denuncia ove si consideri che la stessa è seguita all’adozione di una serie di iniziative del nuovo Presidente e del Consiglio mirate a rimuovere situazioni determinatesi a seguito di decisioni – quelle sì di assai dubbia liceità – assunte dai precedenti organi nelle vicende che avevano riguardato la Porazzini…”


Le motivazioni dell’ordinanza del Gip di Roma delineano la storia ordinistica meglio di quanto abbiano mai fatto, negli ultimi anni, atti assembleari e articoli su giornali.
Gli occhi di un esterno hanno visto di più e meglio.
Sono stati anni difficili in cui le strumentalizzazioni e le distorsioni, i travisamenti della verità sono stati molti.
Assume anche nuova rilevanza ciò che Mercurio mi disse a poche settimane dall’insediamento: “siamo chiamati a essere commissari di noi stessi”.
Si doveva rientrare nell’alveo della piena legalità e per ottenere questo risultato, in presenza di forti tensioni interne, occorreva una mano ferma.
Mercurio ha avuto il coraggio di assumersi la piena responsabilità di questa svolta, accentrando su di sé critiche e biasimi.
Si è tentato per vie legali, come dimostrato in questa vicenda, per passare ad accuse di autoritarismo, per finire con voci infamanti, diffuse ad arte durante la campagna elettorale. Si parlò addirittura di sentenze di colpevolezza già emesse.
Sono sicuro che le innumerevoli malignità a cui Mercurio è andato soggetto non hanno mai influenzato le sue scelte, quanto però hanno inciso sugli esiti elettorali?
Senza volerci dilungare in dietrologie, è tuttavia indubbio che vi è stato un deliberato tentativo di ledere la dignità e l’onorabilità di Mercurio durante gli anni della sua Presidenza.
Oggi che il fango che gli è stato gettato addosso è stato lavato dalla magistratura, occorre onestà e coraggio da parte della nuova dirigenza.
In certi frangenti il silenzio è d’oro, ma non ora.
In questo momento l’intera categoria può chiudere definitivamente con il passato, non relegandolo in qualche cassetto ma affondandolo e dimostrando di non avere paura della verità.

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