La voce dell'agronomo 01/05/2004

MADE IN ITALY, PAROLE INCORAGGIANTI E QUALCHE CAUTO PASSO IN AVANTI

L’industria del falso fatturerebbe la metà di tutto il comparto agricolo e alimentare del nostro Paese. Una levata di scudi dei nostri vertici istituzionali, per tutelare tipicità e immagine dei prodotti italiani nel mondo, ci rassicura. Siamo ormai avvezzi alle dichiarazioni d’intento e ai proclami. La novità è rappresentata da qualche timido passo concreto


“Condivido pienamente le parole del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi – afferma il Ministro Alemanno - riguardo al problema delle contraffazioni dei prodotti europei e alla necessità quindi che l’Ue dia un segnale forte contro l’invasione di prodotti falsi, stabilendo regole precise a tutela dei marchi”.
Parrebbe una delle consuete dichiarazioni tonanti dei nostri governanti e politici, parole che fluttuano nell’aria per svanire assai rapidamente, se non fosse che nelle ultime settimane abbiamo avuto modo di verificare qualche atto concreto.
Una effettiva tutela dell’agroalimentare italiano non è questione irrilevante, in quanto, secondo alcune stime, l’industria del falso fattura la metà di tutto il comparto agricolo ed alimentare del nostro Paese.
“La battaglia alla contraffazione – dichiara Fabrizio Mottironi, presidente di BuonItalia - è strategica per lo sviluppo dell’intero settore. La diffusione di marchi imitativi che alterano il gusto tipico dei nostri piatti, rischia perfino di allontanare il consumatore facendo cambiare le sue scelte alimentari e questo a vantaggio di chi produce a basso costo prodotti di pessima qualità”.

Parmesan
La delegazione italiana, sostenuta dalla Commissione europea, ha vanificato il tentativo di numerosi Paesi (fra cui Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda) finalizzato ad ottenere un disciplinare a livello multilaterale riguardante il formaggio a pasta dura denominato Parmesan. Questo termine invece – come è noto – è la traduzione nelle lingue inglese, francese e tedesca, del termine Parmigiano, che costituisce a livello comunitario una denominazione protetta e, tra le 136 italiane, una delle più importanti.
La delegazione italiana non ha consentito, con la sua azione, di iscrivere al Codex la denominazione generica Parmesan che avrebbe permesso ad alcuni Paesi terzi di continuare a produrre e commercializzare sotto vari nomi (Parmesan, Reggianito, Parmezano ed altri) un prodotto simile al Parmigiano Reggiano, usurpandone la notorietà.
“Intendiamo continuare a salvaguardare le produzioni tipiche alimentari italiane in tutte le sedi, anche con apposite azioni legali: la difesa del nostro patrimonio agroalimentare – ha aggiunto il Ministro – rappresenta un obiettivo strategico del Ministero, anche perché contribuisce all’affermazione di un comparto economico che occupa più di centomila lavoratori, con oltre 8 mld di euro di fatturato”. Un settore spesso minacciato dalla concorrenza sleale: basti pensare che il giro d’affari derivante dalla contraffazione di prodotti italiani registrati a livello comunitario si può stimare in circa 2000 milioni di euro.

Marchio Doc
Le denominazioni d’origine controllata, fiore all’occhiello della produzione vitivinicola nazionale, potrebbero essere sottoposte a tutela costituzionale.
Si aspetta infatti il varo della riforma della 164/92 sulle Doc. Queste verrebbero equiparate a “opera d’ingegno” godendo quindi dell’alta protezione della legge fondamentale italiana.
Il testo è già stato preparato dal sottosegretario Delfino, sottoposto e approvato dalla Conferenza Stato-Regioni e dal tavolo di filiera.

di Alberto Grimelli