La voce dell'agronomo 10/04/2004

LA QUALITÀ VINICOLA SI FA IN CAMPO? PARE PROPRIO DI SI'. ECCO PRONTI GLI AGRONOMI

Massima interazione e collaborazione tra chi lavora in vigneto e chi in cantina. Determinante quindi il ruolo di una figura professionale che esalti le caratteristiche del "terroir" e che sappia fornire all’enologo una materia prima eccellente. Un ruolo che calza a pennello, ideale per gli agronomi. Sì, ma attenzione ai costi.


Non più e non solo l’enologo per ottenere vini eccellenti, destinati a grande successo di critica e di vendite.
Finito il tempo del primato dell’enologo e dell’attività in cantina, rivalutato il duro lavoro in campo e le scelte che continuamente comporta, rimane la necessità di assegnare l’incarico di seguire questa delicatissima fase a qualche figura professionale.
Le competenze specifiche non sono trascurabili e spaziano dalla selezione dei cloni varietali migliori, fino alle tecniche di allevamento e di potatura della vite, la scelta dei sesti di impianto, la gestione del terreno attraverso le lavorazioni, la concimazione, le tecniche di lotta contro le fitopatie, le malerbe, gli insetti nocivi, l’organizzazione dei cantieri di raccolta, le scelta delle tecniche più adatte per la raccolta stessa.

Proprio in occasione del Vinitaly, Dina Porazzini, Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Dottori agronomi e forestali, è intervenuta sottolineando il ruolo professionale della categoria in campo vitivinicolo.
“Agronomo ed enologo determinano il destino di un vino – ha detto Porazzini - E’, infatti, ormai opinione comune tra gli operatori che il vino di qualità si realizza in vigna; in cantina bisogna stare attenti soprattutto a lavorare correttamente quell’uva che l’ambiente ha selezionato e che la buona tecnica agronomica ha prodotto. E’ quindi l’uva correttamente prodotta e raccolta che ha già in se tutte le potenzialità del vino di qualità che le tecniche di vinificazione e di affinamento devono poter far emergere. Qualità e caratteristiche del prodotto si pianificano in campo a partire dalla scelta dei terreni e dell’impianto del vigneto. In questo contesto la pratica agronomica deve essere in grado di esaltare il “terroir”, cioè tutti quei favorevoli fattori ambientali (condizioni microclimatiche, pedologiche, ecc) che una determinata zona presenta per l’ottenimento del prodotto di qualità eccezionale”.

La dichiarazione della Dott.ssa Porazzini è largamente condivisibile, ma evita di affrontare il nodo più scottante del problema: il fattore costo.
In un momento in cui la salute del comparto vitivinicolo nostrano vacilla, sia a causa della sfavorevole congiuntura economica sia per l’incalzare della concorrenza dei Paesi emergenti, gravare l’azienda agricola con un ulteriore costo di consulenza comporterebbe un’ulteriore perdita di competitività sui mercati nazionali ed internazionali. D’altro canto la mancanza di ricerca, innovazione ed investimento porta a stagnazione e recessione. Chi si ferma è perduto, è una delle regole empiriche maggiormente valide in campo economico.
Le più grandi e prestigiose aziende si contendono i migliori wine-maker, nuovi protagonisti della vitivinicoltura, a loro agio sia in campo sia in cantina, ma sono ovviamente pochi e si sa, la rarità costa.
Naturalmente esistono alternative per chi ha mezzi più limitati.
Sono nate, ormai da alcuni anni, aziende specializzate che possono assistere l’impresa agricola sull’intera filiera, dalla produzione alla commercializzazione, finanche all’acquisto dei mezzi tecnici, soluzione pratica e comoda che lascia tuttavia pochi spazi di manovra all’imprenditore vitivinicolo.
Più recenti invece le collaborazioni e le associazioni tra i diversi attori professionali (enologi, enotecnici, agronomi, agrotecnici e periti agrari) che possono fornire così un servizio efficiente e dai costi più misurati ed accessibili.
Molte e variegate quindi le offerte anche per le aziende meno strutturate che devono valutare molto attentamente le singole proposte in funzione delle esigenze specifiche, della professionalità dell’imprenditore e dei familiari, nonché di un piano di investimenti che tenga conto di tutte le voci di spesa (attrezzature, marketing e promozione, ammodernamenti strutturali…) che un’azienda dinamica deve affrontare per rimanere competitiva negli anni.

di Alberto Grimelli