La voce dell'agronomo 05/07/2008

Agronomi attenti: tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare

Anche a livello ordinistico occorre premiare coloro che hanno dimostrato di produrre risultati sui temi al centro della campagna elettorale. Vogliamo promesse suffragate dai fatti


Le elezioni nazionali sono alle spalle, e si attendono i risultati, quelle provinciali sono ancora al di là da venire.
E’ un periodo di relativa tranquillità per i Dottori Agronomi e Dottori Forestali e dovrebbe essere in momenti come questi, non essendoci le naturali tensioni e faziosità che contraddistinguono normalmente le campagne elettorali, che si avviano discussioni costruttive per la categoria.
Tacitati gli scontri tra guelfi e ghibellini e sospese le ostilità si può, e si deve, ragionare fuori dagli schieramenti, dibattendo anche di questioni di carattere generale.
Questo ho voluto fare qualche settimana fa ponendo all’attenzione della classe dirigente ordinistica le virtù della trasparenza e della correttezza (link esterno), questo voglio fare oggi parlando di comunicazione, di visibilità e riconoscibilità della categoria.
Si tratta di spunti di riflessione, uno stimolo e un contributo, senza alcuna volontà polemica, tanto meno intendendo denigrare Presidenti, Vicepresidenti, Segretari e Consiglieri degli Ordini a cui, come ho già avuto modo di dire, va il nostro plauso e ringraziamento per l’attività volontaristica che quotidianamente svolgono.

Più volte ho lamentato, anche su queste pagine, la mancanza di visibilità e riconoscibilità della categoria, a causa di difetti di comunicazione.
Si tratta di una situazione che si trascina da lungo tempo, un po’ come per il debito pubblico italiano. Al contrario di quest’ultimo la situazione è lievemente migliorata nel tempo ma ancora la figura professionale del Dottore Agronomo e Dottore Forestale è sottostimata rispetto alle competenze assegnate e all’impatto che può avere su settori chiave del nostro Paese.
Premesso che abbiamo già perso troppo tempo su cause e colpe dell’attuale situazione, occorre porsi il problema su come e chi deve rimediare, rimboccandosi le maniche.
Un filone di pensiero vorrebbe che gli oneri, molto più che gli onori, per questa attività fossero interamente a carico del Consiglio Nazionale. Un ottimo modo per scaricare su pochi la responsabilità di molti.
I Consigli provinciali possono infatti fare molto per migliorare la l’immagine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali, solo che non lo sanno oppure fanno finta di non saperlo.
Se infatti normalmente comunicare è costoso e i rapporti con i media sono laboriosi e delicati, vi sono frangenti ed eventi in cui è possibile ottenere ottimi risultati col minimo sforzo. Senza doversi avvalere di uffici stampa e di comunicazione in grado di “confezionare” la notizia, certe crisi alimentari, alcuni scandali offrono un’ottima occasione di visibilità.

Il recente “caso Brunello” è stato sulle prime pagine dei giornali e sulle televisioni per lungo tempo, settimane in cui un territorio è stato messo sotto processo, consentendo a diversi attori della filiera di mettersi in luce, di volta in volta come avvocati difensori o come pubblici ministeri.
Tutti hanno detto la propria: organizzazioni di categoria provinciali e regionali, enologi, associazioni di produttori, istituzioni locali, enti e consorzi. Tutti o quasi, infatti gli agronomi sono clamorosamente mancati all’appello, quasi che la viticoltura e il vino non fossero di nostro interesse o di nostra competenza.
Non ho trovato dichiarazioni sulla stampa, nazionale e locale, dell’Ordine di Siena né sono a conoscenza di comunicati stampa diramati dall’Ordine di Siena sulla questione.
Quando si tratta di temi di carattere locale, anche se di interesse nazionale, i primi a doversi esprimere, perché dovrebbero conoscere meglio i termini del problema, sono gli organi locali, seguiti, eventualmente, dai dirigenti regionali e nazionali, i quali, facendo da coro, rafforzano le posizioni e le opinioni espresse dalla base.
Questa banale regola di comunicazione è quasi sistematicamente disattesa da parte degli Ordini dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali, anche da parte di quanti sono in prima fila a lamentare la scarsa visibilità e riconoscibilità della categoria, invocando piani di marketing e investimenti a molti zeri sulla comunicazione.

Non c’è, ovviamente, solo il “caso Brunello”, anche se eclatante e clamoroso, altri scandali alimentari e ambientali hanno punteggiato l’Italia negli ultimi mesi ma gli agronomi non ne hanno quasi mai approfittato per diramare comunicazioni, spiegazioni, dichiarazioni, così implicitamente ribadendo la propria competenza sulla materia.

Se la visibilità e la riconoscibilità è obiettivo prioritario per la categoria occorre che, nelle posizioni chiave, vi siano dirigenti a conoscenza delle regole base della comunicazione, almeno in grado di controllare e verificare i risultati degli eventuali consulenti esterni.
Si tratta di un concetto facilmente generalizzabile.
Non sono sufficienti bei programmi o abbondanti promesse, occorre, se la categoria vuole crescere, che le persone chiamate a dare attuazione al programma siano sufficientemente esperte e abbiano già dimostrato di saper produrre risultati.
Altrimenti si rischiano cocenti delusioni.

di Alberto Grimelli