La voce dell'agronomo

CHI TRACCIA LA ROTTA PER UNA NUOVA AGRICOLTURA?

Il comparto primario pare in balia delle onde, alla deriva, senza una guida forte e sicura. Si spiega solo con la frammentazione del mondo produttivo o c’è dell’altro? Chi deve prendere il comando di una nave che imbarca acqua da tutte le parti?

06 marzo 2004 | Alberto Grimelli

Definire il mondo produttivo agricolo abbandonato a sé stesso, privo di qualsiasi leadership che faccia sentire la propria voce in maniera forte e chiara è una triste e misera realtà.
Sebbene i mezzi d’informazione, specchio del peso politico ed economico di un comparto, si occupino con maggiore costanza di alimentazione, lo fanno con toni folkloristici e di costume, ignorando l’agricoltura che ha prodotto quelle prelibatezze tanto osannate sul piccolo schermo e sulle riviste.
La politica, europea, italiana o regionale che sia, tende a mitizzare la ruralità, a darle una veste bucolica per sfuggire di fronte ai suoi stringenti problemi.
La burocrazia imperante in ogni dove, con le sue mille regole e vincoli impone un pesante dazio, sia in termini di tempo sia di soldi, ad ogni agricoltore che si sente limitato e soffocato dalla miriade di leggi, decreti e circolari, nonché relative carte, scartoffie e moduli che non fanno altro che aumentare.
Le organizzazioni di categoria non hanno cercato di scardinare questo perverso sistema, anzi vi si sono adattate, direi modellate, aggiungendo semmai altre e nuove procedure e protocolli. Sono, di fatto, centri di assistenza e apparati burocratici più che sindacati a tutela degli interessi degli agricoltori.
Nel frattempo, nel caos imperante, dominano le multinazionali agroalimentari e la grande distribuzione che possono dettare, da padrone assolute, i propri diktat a un mondo agricolo frammentato, diviso e immobile.
Uno scenario cupo e affatto rassicurante si apre sul futuro, con l’agricoltura a far da spettatore nelle decisioni strategiche, lontana dalle stanze dei bottoni, isolata dagli altri settori economici che ne vedono solo una concorrente per fondi e finanziamenti.
Manca, drammaticamente, una figura chiave, al pari del presidente della Confcommercio o degli industriali, che sappia e voglia lottare per lo sviluppo dell’agricoltura. Quel che emerge, al contrario, è un mondo rurale profondamente diviso da campanilismi, invidie e lotte intestine di potere che minano la credibilità del settore, impedendo altresì l’emergere di un rappresentante che possa prendere il timone di una nave alla deriva da molti, troppi anni.

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