La voce dell'agronomo

L’AGRICOLTURA ITALIANA SI E’ SALVATA SOLO GRAZIE AL RIALZO DELLE QUOTAZIONI INTERNAZIONALI

Non tutti i comparti hanno beneficiato dei listini in aumento, in molti casi si è anzi trattato di un semplice recupero rispetto all’andamento dei costi di produzione, per tanti prodotti si è invece registrato un calo dei prezzi. In crisi anche i redditi degli agricoltori

12 gennaio 2008 | Alberto Grimelli

L’agricoltura italiana è riuscita a salvarsi solo grazie all’aumento delle quotazioni di alcune commodities: in primis cereali e latte.
Il fenomeno è stato evidente sin da luglio, quando è stato necessario fronteggiare una maggiore domanda mondiale con le produzioni e le scorte a livelli minimi.
Non si è trattato comunque di un aumento generalizzato, né capace di determinare un incremento rilevante del valore aggiunto agricolo.
Infatti, per molti prodotti si è registrato un calo delle quotazioni, come per le carne suine.

Inoltre, si è trattato per lo più di un recupero rispetto all’andamento dei costi di produzione, pure in costante aumento.
Il caro-petrolio ha pesato in maniera determinante, provocando impennate vertiginose.
In aumento anche gli oneri contributivi e quelli causati dagli opprimenti adempimenti burocratici.

Nel complesso i redditi degli agricoltori sono ulteriormente calati (-1,5%), dopo la diminuzione del 10,4% nel 2005 e del 3,4% nel 2006.
Un trend inarrestabile.

Così sulla base dell’andamento della produzione e dei prezzi anche il valore aggiunto agricolo si è mantenuto stabile, sul livello dello scorso anno.
E questa rappresenta la buona notizia, considerando che, scansando il segno negativo,
si è invertito un trend iniziato nel 2004.

In termini assoluti il calo quantitativo è stato notevole, basti pensare al -6% dei seminativi, al -20% dell’olio di oliva, al -13% dei semi oleosi e al -13% per la produzione vitivinicola.
Diminuiscono anche i capi in stalla (-2%).
In pochi settori si è registrata una ripresa, assai modesta. Aumentano i capi suini (+2%) e per talune produzioni ortofrutticole.

Nel complesso si è trattato di un’annata in chiaro scuro, con qualche segnale confortante, come l’aumento dell’’export, che non nasconde comunque i vistosi problemi strutturali del nostro comparto primario.

Servirebbe una politica propulsiva, occorrerebbero misure concrete per favorire una reale innovazione ed un’equilibrata crescita, riducendo i costi produttivi e contributivi e gli oneri di una burocrazia che oggi è veramente asfissiante e toglie importanti energie imprenditoriali.

Peccato che gli agricoltori siano tutti adulti e alle favole non credano più…

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