La voce dell'agronomo
L’OLIVO NON È LA VITE, L’OLIO NON È IL VINO
Sono accomunati nella tradizione e nella dieta mediterranea, ma sono due piante molto diverse, che danno origine a prodotti altrettanto differenti. Il vino accompagna una pietanza, l’olio la condisce. L’uno resiste per anni in cantina, l’altro ha solo pochi mesi di vita
07 febbraio 2004 | Alberto Grimelli
Bisogna che lâolio diventi come il vino, è necessario che lâolio segue la strada che il vino ha gia percorso. Queste sono le più comuni frasi ed appelli che circolano oggi tra gli operatori del comparto oliandolo, anche a convegni, fiere e riunioni.
Non può esserci niente di più sbagliato che seguire, acriticamente e fidelisticamente, la strada che ha portato il vino, negli ultimi trentanni a divenire, oltre che una bevanda anche fenomeno di moda e di costume.
Si trascurano così tutte quelle profonde differenze che esistono tra le due piante e i processi che portano ad ottenere il prodotto finito. Unâestrazione con soli mezzi meccanici è molto diversa da fermentazioni e affinamenti con lâausilio di coadiuvanti chimici.
Non solo, si sottovalutano anche i diversi ruoli che questi due prodotti alimentari hanno sulla nostra tavola.
Il vino è ormai solo un complemento edonistico al nostro desinare mentre lâolio è anche un alimento a tutti gli effetti e apporta grassi, necessari alla nostra sopravvivenza, allâorganismo. Unge i nostri ingranaggi. Sarebbe quindi sbagliato equiparare questo basilare componente della nostra dieta a un qualsiasi altro bene voluttuario, del quale si può fare a meno in qualsiasi momento.
Propagandare lâextravergine come puro piacere di gola significherebbe darla vinta in via definitiva agli oli di semi, che diverrebbero così la fonte quotidiana di grassi vegetali mentre la spremuta dâolive, così fortemente legata alla dieta mediterranea, diventerebbe il vizio e il lusso da concedersi solo una volta ogni tanto, magari in occasione delle feste comandate.
Neanche opportuno, dâaltro canto, che, nellâimmaginario collettivo, lâolio extravergine dâoliva, per le sue innegabili e provate doti salutistiche, venga assimilato a una medicina da assumere a piccole dosi, un farmaco che ha positivi effetti sulle nostra salute, sempre più provata da smog e stress quotidiano.
Questa magnifica spremuta naturale dâolive è un prodotto con caratteristiche del tutto peculiari che vanno divulgate e promozionale come tali, senza doverne necessariamente magnificare una a scapito delle altre. Lâolio extravergine dâoliva è un nutrimento dal gusto e con aromi piacevoli, anche diversi in base allâambiente e alla cultivar che li hanno generati, con cui giocare agli abbinamenti con vari piatti della tradizione e, cosa che certo non guasta, con proprietà salutistiche non trascurabili.
Esaltiamo quindi ciò che costituisce la vera essenza di questo prodotto, facciamolo conoscere per tutte le sue proprietà , molto lavoro resta da fare per far apprendere appieno tutte le virtù dellâextravergine.
Non si può far affidamento sui capitali delle multinazionali perché facciano marketing e promozione, comunque finalizzato ai loro obiettivi e progetti, nè, purtroppo, le varie associazioni di categoria hanno saputo o voluto creare una cultura dellâolio. Restano quindi i produttori e i vari consorzi, a cui però mancano le risorse economiche per dar origine a una campagna pubblicitaria in grande stile sui principali e diffusi media. Ci si limita a quelle azioni mirate a vendere il proprio territorio e il proprio olio, azioni necessarie per sopravvivere, ricavandoci comunque un modesto reddito.
Mancando le risorse finanziarie per un lancio in grande stile del prodotto olio extravergine dâoliva âartigianaleâ e di qualità , non resta che affidarsi al passaparola. Fare cultura dellâolio, illustrandone le principali caratteristiche e peculiarità , con parole semplici e messaggi chiari e indelebili, a tutti coloro che sono incuriositi e disposti ad ascoltare, magari anche solo mossi da qualche semplice o banale curiosità . Questa deve essere una missione che tutti gli olivicoltori devono fare propria, accantonando le rivalità , e lavorando, tutti insieme, per il bene di questo giovane e promettente comparto agricolo.
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