La voce dell'agronomo 15/12/2007

IN ITALIA LA LIBERTA’ DEL SINGOLO, O DI QUALCHE GRUPPO DI PRESSIONE, NON FINISCE DOVE INIZIA QUELLA DI TUTTI

Lo sciopero e le manifestazioni hanno sempre creato disagi e problemi, ma, negli ultimi anni, è un’escalation continua a cui nessuno sembra riuscire a mettere un freno. Più danni vengono provocati e più si è ascoltati dal governo


Oggi è inutile versare amare lacrime di rabbia e frustrazione per lo sciopero dei tir che ha paralizzato l’Italia per due giorni.
Gli autotrasportatori hanno semplicemente deciso di attuare la stessa strategia di pressione che altre categorie, nel recente passato, hanno effettuato con grande successo.
Il nostro Paese, dove la consuetudine diventa legge, ha ampiamente tollerato tali atteggiamenti, persino incitati da qualche forza politica.
Le odierne richieste degli autisti dei camion sono meno legittime o urgenti di quelle di ieri degli operai o degli autoferrotranvieri?

C’è esasperazione nell’aria e, quando se ne ha l’occasione, lo sfogo è furioso e irrazionale.
Il nostro Capo dello Stato ha detto che il popolo italiano può contare sul suo “spirito animale” per risorgere, certo in questo momento stiamo manifestando al mondo soltanto il lato peggiore e deteriore di questa nostro carattere nazionale.

Due miliardi di euro di danni. Tanti sono stimati per il blocco dei trasporti merci.
Centinaia di milioni al solo settore agricolo, ora preda delle speculazioni, come hanno sottolineato le organizzazioni agricole.
Settantasette milioni di euro, in tre anni, quelli ottenuti dagli autotrasportatori.
Una sproporzione tanto evidente che non può rimanere senza una riflessione e una conclusione.

Il Governo ha clamorosamente toppato, a tutti i livelli.
Ha lasciato che la collera dei “padroncini” montasse per mesi senza alcun intervento e non ha creduto che la categoria avesse il coraggio di provocare tanti e tali disagi agli italiani alla vigilia di Natale.
Quando si è deciso ad agire ha “calato le braghe”, assecondando le richieste degli autotrasportatori pur di far ripartire l’Italia.

Come accaduto negli anni passati, sotto altri Governi, si avvalla la regola che la propria libertà non finisce dove inizia quella degli altri.
E poi ci lamentiamo di essere considerati un Paese “anarchico”?

di Alberto Grimelli