La voce dell'agronomo 17/11/2007

E’ UNA FINANZIARIA AGRICOLA CHE DA’ E CHE TOGLIE. PURTROPPO NIENTE TAGLI ALLA BUROCRAZIA, ANZI

Nessuna direzione precisa, qualche aumento di fondi e una risposta, ancorché parziale, ad alcune emergenze del settore primario. L’invocata riduzione di carte e scartoffie non c’è stata. Qualche adempimento in più per i piccoli imprenditori


La Finanziaria agricola per il prossimo anno, o almeno quella che si delinea in questi ultimi giorni e settimane, non è negativa, certo non è neanche positiva.
Semplicemente non è.
Un giudizio che può apparire caustico ed eccessivamente severo, ma, guardando ai provvedimenti che stanno per essere varati, si nota la mancanza di una linea politica e di indirizzo.
Sono state affrontate alcune emergenze: la questione sarda, il settore bieticolo-saccarifero e la crisi dell’apicoltura; sono state aumentate le dotazioni di alcuni Fondi, come quello di solidarietà nazionale, ma appaiono tutte azioni slegate, distribuendo, anche, qualche favore.
Alle cooperative viene infatti data la possibilità di rateizzare i contenziosi Inps pagando il 100%, senza sanzioni, in 20 anni e con il versamento degli interessi legali. Per chi ha già versato, viene riconosciuto un credito previdenziale del 40% maggiorato degli interessi legali. Una norma, quest’ultima, che riguarda numerose cooperative agricole, anche di grandi dimensioni.

Penalizzati dovrebbero però essere i piccolissimi produttori.
Un provvedimento dispone che i produttori che, nell’anno precedente, hanno realizzato un volume di affari non superiore a 7.000 euro, costituito per almeno 2/3 da cessioni di prodotti “agricoli per definizione”, dovranno, con cadenza trimestrale, comunicare all’Agenzia delle entrate l’ammontare delle operazioni (attive e passive) effettuate. Un adempimento a carico di soggetti, sino ad oggi sollevati da tutti gli obblighi dichiarativi, documentali e contabili, nonché dal versamento dell’imposta, che rischia di rendere lettera morta le norme relative al regime di esonero Iva.

Misure interessanti sono destinate all’incentivazione delle agroenergie, con l’approvazione di un emendamento che consente di inserire nel Decreto Legge 159 la disciplina sui certificati verdi per la produzione delle biomasse: in particolare, attraverso la concessione di questi certificati, viene ad essere incentivata la produzione di energia elettrica mediante impianti alimentati da biomasse e biogas derivanti da prodotti agricoli, di allevamento e forestali (ivi inclusi i sottoprodotti) ottenuti nell’ambito di intese di filiera o contratti quadro (ai sensi degli articoli 9 e 10 del decreto legislativo 102) oppure di filiere corte, cioè ottenuti entro un raggio di 70 km dall’impianto che li utilizza per produrre energia elettrica.

E’ insomma una legge Finanziaria piena, per il settore agricolo, di luci e di ombre ma che soffre di un grave male: la mancanza di una vera linea politica.
Ritorna in auge il vecchio metodo della distribuzione a pioggia, con poche risorse per tutti, basti pensare ai 5 milioni di euro per un triennio al Piano irriguo nazionale, che servono a tamponare falle che, però, rischiano presto di divenire enormi crateri.
Non sempre il metodo migliore per governare una barca è navigare a vista…

di Alberto Grimelli