La voce dell'agronomo

L’ITALIA, NEL MIRINO DELL’UNIONE EUROPEA, DOVRA’ RESTITUIRE PIU’ DI 80 MILIONI DI EURO DI SPESE DELLA PAC

I “controlli quantitativamente e qualitativamente carenti” rispetto delle norme comunitarie per il comparto dell'olio di oliva e, in misura minore, nel settore dei foraggi essiccati fanno perdere al nostro Paese altri soldi. E’ un’emorragia continua di fondi. Urge capire di chi sono le responsabilità

13 ottobre 2007 | Alberto Grimelli

La Commissione europea ha recentemente chiesto un rimborso di spese Pac aad alcuni Stati.
Il reintegro di questo importo nel bilancio comunitario è dovuto a procedure di controllo inadeguate o al mancato rispetto delle norme comunitarie in materia di spese agricole.
Gli Stati membri sono infatti responsabili del pagamento e della verifica delle spese effettuate nell’ambito della politica agricola comune, mentre la Commissione deve garantire che essi abbiano fatto un uso corretto dei fondi.
Commentando la decisione, la commissaria per l'Agricoltura e lo Sviluppo rurale Mariann Fischer Boel ha dichiarato: “Abbiamo lavorato intensamente per garantire il miglior controllo possibile sulle spese agricole. È nostro dovere controllare efficacemente l’uso che viene fatto del denaro dei contribuenti. Abbiamo compiuto notevoli progressi sulla via di un migliore controllo e siamo decisi a proseguire gli sforzi in questo senso.”

Questa recente decisione, la venticinquesima a datare dalla riforma del 1995 relativa al sistema di recupero degli importi indebitamente versati nell’ambito della Pac, prevede il recupero di fondi a carico di Belgio, Germania, Danimarca, Spagna, Francia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Svezia e Regno Unito per un totale di 145,2 milioni di euro, di cui 82,6 milioni richiesti all’Italia.

Si tratta, per il nostro Paese, di una cifra imponente.
Ci vediamo così assegnata, sia in questa occasione sia in altre, la maglia nera.

Degli ottanta milioni di euro richiestici, infatti, ben 76,4 riguardano il settore olio di oliva “per controlli quantitativamente e qualitativamente carenti” e 6,2 “per carenze nei controlli della produzione di foraggi essiccati e dei documenti finanziari giustificativi delle domande di pagamento”.

A questo punto non solo è lecito chiedere la testa dei responsabili di questa continua emorragia di fondi ma è anche doveroso, da parte del mondo associazionistico e delle istituzioni nazionali, porre urgentemente rimedio a un grave difetto organizzativo che provoca inefficienze che costano all’Italia milioni di euro.
Non voglio credere, anche se non si tratta di un pensiero così balzano, che tale situazione non sia dovuta solo a lentezze burocratiche e/o a incompetenza di alcuni funzionari ma anche di inadeguatezza dell’impianto normativo nazionale e a litigi politici e di potere nei tavoli istituzionali e in tutte quelle sedi che dovrebbero coordinare i lavori ma che, troppo spesso, si trasformano in enormi zavorre.

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