La voce dell'agronomo 15/09/2007

SALE LA FEBBRE PER LA REGOLARIZZAZIONE DEI CREDITI INPS, MA MOLTE POSIZIONI CONTRIBUTIVE RESTANO INCERTE

A meno di un mese dalla chiusura dei termini, fissata per l’8 ottobre, si è ancora lontani dai 2 miliardi di euro pattuiti con le banche per la validità dell’operazione. I registri non aggiornati dell’ente di previdenza rischiano di far svanire il sogno di pagare solo il 22/39% di quanto dovuto


L’operazione di regolarizzazione degli arretrati Inps è ormai alle battute finali, ma ancora non è dato sapere se si riusciranno a raggiungere i 2 miliardi di euro di adesioni, soglia minima, concordata con le banche, per la validità dell’operazione.
L’intera procedura potrebbe risultare solo un bel sogno per le aziende agricole che hanno debiti con l’Inps se l’ente di previdenza non riuscirà a fornire dati precisi su molte posizioni contributive che restano incerte.

Le aziende richiesto all’Inps il codice di accesso alla ristrutturazione (Car), che consente di verificare a ogni imprenditore la sua posizione debitoria, potranno accedere al portale delle banche e quindi procedere all’adesione al processo di regolarizzazione.
Ma l’Inps come primo atto dovrebbe procedere alla sistemazione dell’estratto conto di ogni singolo utente per definire così le situazioni controverse. Negli ultimi anni, infatti, vi sono state varie modifiche dei carichi contributivi che hanno potuto essere determinare sgravi contributivi; esoneri previsti da calamità; versamenti; storni e condoni; rateizzazione in fase amministrativa.
Molte situazioni previdenziali aziendali sono quindi spesso tutt’altro che certe, e l’aggiornamento delle banche dati potrebbe richiedere più tempo di quello a disposizione per la regolarizzazione.

Sarebbe un vero peccato, una beffa, se l’intera operazione dovesse fallire perché è una delle più vantaggiose mai prospettate.
Il piano di rientro, infatti prevede il saldo, in un’unica soluzione o a rate.
Le agevolazioni naturalmente saranno maggiori se i conti previdenziali si chiudono in una sola tranche. In questo caso infatti l’impresa paga una quota che va dal 22 al 30% a secondo di quanto sarà il livello delle adesioni. Se invece si opterà per la dilazione in 10 anni (con 40 rate trimestrali) il pagamento sarà compreso in una forbice che va dal 29 al 39%.

Si ricorda che l'adesione alla ristrutturazione non assicura tuttavia effetti sulle prestazioni previdenziali che l'Inps erogherà.

di Alberto Grimelli