La voce dell'agronomo

BIODIVERSITA', UNA PAROLA D'ORDINE FORTE E CHIARA, RISOLUTIVA

Questa settimana ci si interroga su un tema portante della nuova agricoltura, non ancora acquisito e assimilato

27 settembre 2003 | Alberto Grimelli

Da quando l’uomo, durante l’epoca preistorica, da raccoglitore diventò coltivatore cominciò a scegliere le piante e gli animali più adatti alla sua alimentazione e più facilmente coltivabili ed allevabili. Questa ricerca e selezione continua ancora oggi.
Ricercatori pubblici e privati lavorano alacremente per fornire agli agricoltori varietà e razze con caratteri di pregio, che possano garantire soddisfacenti profitti.

Arricchimento o impoverimento?
Con le nuove varietà introdotte negli ultimi 50 anni la produttività di un campo di grano è triplicata. Possiamo mangiare pesche e albicocche per lunghi periodi non solo grazie all’importazione, ma anche perché l’epoca di fruttificazione si è allungata a dismisura.
Molte colture di scarso rilievo economico, come giuggiolo e carrubo, sono state solo marginalmente coinvolte nel processo di miglioramento genetico e oggi sono per lo più abbandonate perché non riescono a fornire un’accettabile redditività. Centinaia di varietà locali, alcune certamente non riproponibili, sono scomparse. In India delle oltre 200 varietà di riso ora ne resistono poche decine. Sapori e tradizioni dispersi se non perduti.

Germoplasma autoctono: un’alternativa possibile
Le collaudate varietà e razze, in molti casi diffuse a livello internazionale, sono una scelta sicura per l’agricoltore. Mezzi e tecniche di produzione sono ben noti e largamente divulgati, inoltre il prodotto è ben accetto in tutti i mercati, anche se i prezzi sono piuttosto bassi.
Tuttavia se qualche imprenditore volesse rischiare ora ha un’alternativa: scommettere sul germoplasma autoctono.
Qualche istituto di ricerca sta studiando e riproponendo cultivar locali, caratterizzate tanto da aromi peculiari quanto da caratteristiche agronomiche tutte da riscoprire. Inoltre campi e allevamenti collezione stanno nascendo in tutta Italia, i dati scientifici delle prime indagini aprono nuove prospettive.
L’azzardo di investire in varietà o razze in via di estinzione è giustificato da un marcato e significativo interesse dei consumatori per la tipicità, per la scoperta di un territorio non solo per le bellezze artistiche o paesaggistiche ma anche culinarie. Valorizzare il patrimonio genetico autoctono diventa quindi una ricchezza vendibile e spendibile per ottenere un giusto reddito. È una strada irta di ostacoli e difficoltà sia per la necessità di raccogliere informazioni ed esperienze volte all’adeguamento delle tecniche agronomiche sia perché una efficace comunicazione e qualche elemento di marketing sono indispensabili per illustrare prodotti che possono essere tanto lontani da quelli dell’epoca contemporanea per gusti, abitudini, stili di vita.

Su questo tema di frontiera per l’agricoltura di domani, così come su altri argomenti, l’impegno e l’attenzione di "Teatro Naturale" sarà sempre forte e partecipe, pubblicando dati e informazioni utili, ma anche dando voce ai contributi di chi volesse mettere a disposizione dei nostri lettori esperienze o impressioni.

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