La voce dell'agronomo

L’ABUSIVISMO EDILIZIO IN ITALIA RIGUARDA QUASI UNA COSTRUZIONE SU QUATTRO

I regolamenti edilizi sono spesso cervellotici ed ecco che affiora lo spirito italico del fai da te. Quello del semaforo “arancione”. Il percorso delle illegalità è piuttosto variegato, fra veri e propri abusivismi ed edilizia semilegale

24 marzo 2007 | Alberto Grimelli

Tra il 1983 ed il 1984 si è registrata la costruzione di 737mila nuovi edifici ed un’attività di ristrutturazione che interessa 113mila strutture, per un totale di 850mila edifici, di questi 225mila erano edifici abusivi. La percentuale di edilizia abusiva sul totale balza dal 15,8% nel 1982 al 25,3% nel 1983 per arrivare al 28,7% nel 1984.
Un analogo trend caratterizza il settore immobiliare a cavallo del 1994-1995 e del 2003-2004.
Cosa caratterizza tale trend? Quali stimoli spingono tale attività?
I condoni edilizi hanno sicuramente aiutato tanto che i picchi segnalati, come avranno certamente notato i lettori più attenti, riguarda proprio i periodi relativi a condoni edilizi.
Ma com’è andata l’ultima sanitaria, osteggiata in molte regioni del Centro Nord?
Dall’analisi del livello e delle tipologie delle richieste di sanatoria presentate agli uffici comunali competenti emerge una diminuzione generalizzata rispetto al secondo condono, pari ad un valore nazionale del 30,9%. Nonostante tutto, il maggior numero di domande presentate si concentra nel Nord (circa il 47% del totale del 2004), mentre i dati relativi ai sequestri e alle infrazioni registrate dalle Forze dell’ordine confermano che il fenomeno dell’abusivismo più preoccupante dilaga al Sud. Nel Centro-Nord prevale un abusivismo più “leggero”, prevalentemente di trasformazione (ristrutturazioni e manutenzioni straordinarie), mentre al Sud si concentra un abusivismo pesante da costruzione. Diminuiscono sensibilmente le richieste di sanatoria per abusivismo pesante al Nord (-33,1%) e al Centro (-10,6%), mentre queste aumentano lievemente al Sud (+0,3%), e, di contro, crescono notevolmente le richieste di condono per i fenomeni di abusivismo di trasformazione al Centro-Nord.

Qualcuno crede che dopo il 2003 l’abusivismo edilizio sia realmente diminuito? Non parliamo di azzeramento ovviamente, nessuno è così credulone.
Secondo le stime di Legambiente e del Cresme quasi un edificio su quattro, il 17% per la precisione, anche oggi, contiene comunque elementi di illegalità.
E’ quindi evidente che il malcostume continua, nonostante tutto.
In certi casi, occorre ammetterlo, a stimolare l’abusivismo sono le cervellotiche norme, i piani strutturali e i regolamenti edilizi che, a volerle interamente rispettare, non si potrebbe muovere mattone né costruire un innocuo barbecue nei pressi di casa.
In altre occasioni è invece puro spirito libertario, quello che fa intendere il sopraggiunto semaforo rosso come “arancione”. Un diritto di passaggio, acquisito per uso capione in certe aree d’Italia, frutto soprattutto della comprensione dei vigili urbani, venuto meno dopo l’installazione delle telecamere. Allo stesso modo si spera che i controllori girino al largo dalla propria proprietà e quando accade una verifica si cerca la condiscendenza dei geometri comunali.
Non c’è nulla da fare, nell’abusivismo edilizio emerge lo spirito italico del fai da te.
Una sorta di anarchia che ci fa considerare ciò che è bene pubblico, qual è il territorio e l’ambiente, come qualcosa che altri debbano tutelare, che non appartiene a noi ma che invece è dello Stato, entità fredda e distante, a cui rimaniamo troppo spesso indifferenti.

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